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Compensatio lucri cum damno e onere della prova

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risarcimento danni richiesto da alcuni investitori nei confronti di un istituto di credito per l’acquisto di obbligazioni poi rivelatesi rischiose. La Corte ha confermato la decisione di merito che, in applicazione del principio di compensatio lucri cum damno, ha sottratto dal danno risarcibile tutti i vantaggi economici conseguiti dagli investitori, come le cedole incassate e il valore derivante dal concambio dei titoli. La sentenza chiarisce che tale principio, stabilito in una precedente pronuncia di cassazione, ha valore vincolante per tutte le parti nel giudizio di rinvio e che la valutazione dei fatti relativi ai benefici percepiti spetta al giudice di merito.

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Compensatio lucri cum damno: la Cassazione e il risarcimento negli investimenti

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sul calcolo del risarcimento danni in materia di intermediazione finanziaria, applicando rigorosamente il principio della compensatio lucri cum damno. La Corte di Cassazione chiarisce come, a fronte di un inadempimento informativo dell’intermediario, il danno subito dall’investitore debba essere calcolato al netto di ogni vantaggio economico ottenuto dall’operazione. Questa decisione consolida un orientamento fondamentale per la tutela degli investitori, ma anche per la corretta delimitazione delle responsabilità.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’azione legale avviata nel 2004 da un gruppo di risparmiatori contro un importante istituto di credito. Gli investitori lamentavano di aver acquistato obbligazioni di una nota società del settore alimentare, successivamente entrata in crisi, senza aver ricevuto adeguate informazioni sui rischi connessi. Chiedevano quindi la declaratoria di nullità o annullabilità dei contratti e la condanna della banca alla restituzione delle somme investite, oltre al risarcimento dei danni.

L’iter processuale è stato lungo e complesso:
1. Il Tribunale di primo grado aveva accolto le domande degli attori, salvo quella relativa ai danni.
2. La Corte d’Appello, in seguito, aveva riformato la decisione, respingendo quasi tutte le richieste.
3. La Corte di Cassazione, con una prima sentenza, aveva cassato la decisione d’appello, stabilendo due principi fondamentali: la sussistenza di una presunzione legale del nesso causale tra inadempimento informativo e danno; e la necessità di applicare la compensatio lucri cum damno, detraendo dal danno i vantaggi ottenuti dall’investitore (cedole, ricavato dalla vendita, valore del concambio dei titoli nella procedura concordataria).
4. Il caso era quindi tornato alla Corte d’Appello (in diversa composizione) per un nuovo giudizio, la quale, attenendosi ai principi della Cassazione, aveva liquidato le somme dovute ai risparmiatori, detraendo i benefici percepiti.

Contro quest’ultima sentenza, sia gli investitori sia la banca hanno proposto nuovamente ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con l’ordinanza in commento, la Suprema Corte ha rigettato entrambi i ricorsi, confermando in toto la sentenza emessa nel giudizio di rinvio. La Corte ha ritenuto infondate tutte le censure mosse dai risparmiatori, così come quelle avanzate dalla banca con il suo ricorso incidentale.

L’Applicazione del Principio di Compensatio Lucri Cum Damno

Il cuore della controversia verteva sull’applicazione del principio di compensatio lucri cum damno. I ricorrenti principali sostenevano che la Corte d’Appello avesse errato nell’estendere tale principio a tutte le posizioni, mentre a loro dire la prima sentenza di Cassazione lo aveva circoscritto solo ad alcuni degli investitori.

La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo che i principi di diritto enunciati in sede di legittimità, specialmente quelli relativi alla quantificazione del danno, hanno portata generale e vincolano il giudice del rinvio per tutte le parti in causa. Il principio della compensatio lucri cum damno era stato affermato come regola generale per la corretta determinazione del pregiudizio risarcibile, e non come un’eccezione per pochi.

L’Onere della Prova e la Valutazione del Giudice

Un altro punto contestato riguardava l’onere della prova relativo ai vantaggi da detrarre. Secondo i ricorrenti, la corte di merito avrebbe ingiustamente addossato a loro la prova di non essere rimasti inerti di fronte alla possibilità di recuperare parte del valore dei titoli attraverso la procedura concordataria.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato ragione alla Corte d’Appello, la quale, in base agli elementi disponibili (inclusi documenti prodotti dalla banca e la notorietà della procedura di concambio), aveva operato una valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità. La Corte ha ritenuto corretta la decisione di attribuire un peso e un significato alla possibilità di recupero del valore, anche a fronte di un’eventuale inerzia dell’investitore.

Il Rigetto del Ricorso Incidentale della Banca

La Corte ha infine respinto il ricorso incidentale della banca, la quale sosteneva che per alcuni investitori il danno non fosse provato, poiché avevano trasferito i titoli presso un altro intermediario prima del default dell’emittente. La Cassazione ha ribadito che il danno deriva dal fatto dell’acquisto di titoli rischiosi a causa dell’inadempimento informativo della banca. Il successivo trasferimento dei titoli è una circostanza neutra che non interrompe il nesso causale tra la condotta illecita dell’intermediario e la perdita di valore subita dall’investitore.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un pilastro fondamentale del nostro ordinamento processuale: il vincolo derivante dalla pronuncia della Corte di Cassazione per il giudice del rinvio. Quando la Cassazione cassa con rinvio, i principi di diritto affermati e le premesse logico-giuridiche che li sorreggono diventano un “giudicato implicito interno”, che non può essere più messo in discussione.

Nel caso specifico, la prima sentenza di Cassazione aveva stabilito che il risarcimento doveva essere determinato considerando l’esatta entità globale del danno. Ciò imponeva di tener conto non solo delle perdite, ma anche di tutti i vantaggi derivati al danneggiato, secondo la logica della compensatio lucri cum damno. Questa era un’eccezione in senso lato, rilevabile anche d’ufficio dal giudice, e la Corte d’Appello si è correttamente uniformata a tale direttiva.

Le censure dei ricorrenti, tentando di rimettere in discussione l’ambito di applicazione di tale principio o la ripartizione dell’onere probatorio, si scontravano inevitabilmente con questo vincolo, risultando quindi inammissibili.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce con forza alcuni punti cardine in materia di contenzioso bancario e finanziario:
1. Risarcimento integrale ma non oltre il danno: Il risarcimento del danno deve ripristinare il patrimonio del danneggiato, ma non può tradursi in un arricchimento. Il principio di compensatio lucri cum damno assicura questo equilibrio, imponendo di detrarre dal risarcimento ogni beneficio conseguito.
2. Vincolo del giudicato: Le decisioni della Corte di Cassazione hanno un effetto vincolante stringente nel giudizio di rinvio, precludendo il riesame di questioni già decise o che costituiscono il presupposto logico della decisione.
3. Responsabilità dell’intermediario: La responsabilità della banca per violazione degli obblighi informativi sorge al momento dell’investimento e non viene meno per eventi successivi, come il trasferimento dei titoli, che non incidono sul nesso di causalità originario.

Quando si calcola il risarcimento per un investimento dannoso, si devono sottrarre i benefici ottenuti?
Sì, in base al principio della compensatio lucri cum damno, dal danno risarcibile devono essere detratti tutti i vantaggi economici che l’investitore ha ottenuto dallo stesso fatto che ha causato il danno, come ad esempio le cedole incassate o il valore ricavato da un concambio dei titoli in una procedura di ristrutturazione.

Se la Corte di Cassazione stabilisce un principio di diritto, questo vale per tutte le parti in causa nel giudizio di rinvio?
Sì, la pronuncia della Corte di Cassazione vincola il giudice del rinvio ad attenersi al principio di diritto affermato e alle relative premesse logico-giuridiche. Tale principio si applica a tutte le parti del processo, costituendo un giudicato implicito interno che non può essere rimesso in discussione.

La responsabilità della banca per mancata informazione cessa se l’investitore trasferisce i titoli prima del default?
No, la Corte ha stabilito che il danno risarcibile deriva dall’acquisto dei titoli a seguito di informazioni inadeguate fornite dalla banca. Il fatto che i titoli siano stati successivamente trasferiti presso un altro intermediario prima del default dell’emittente non interrompe il nesso di causalità tra la condotta della banca e il pregiudizio subito dall’investitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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