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Comodato immobile: chi può chiedere la restituzione?

Una società di telecomunicazioni, che utilizzava una porzione di un hotel in base a un contratto di comodato immobile per una stazione radio, si è opposta alla richiesta di restituzione da parte dei proprietari. La società sosteneva che i proprietari non avessero più titolo per richiederlo, avendo locato l’intera struttura a una società di gestione alberghiera. La Corte d’Appello ha respinto questa tesi, chiarendo che i proprietari, in quanto parti originarie del contratto di comodato, mantengono pienamente il diritto di chiederne l’adempimento, inclusa la restituzione dell’area concessa, a prescindere da successivi contratti di locazione con terzi.

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Comodato d’Immobile e Restituzione: Chi Ha il Diritto di Chiederla?

Il contratto di comodato immobile rappresenta uno strumento giuridico molto diffuso, con cui il proprietario concede gratuitamente a un altro soggetto l’uso di un bene per un determinato scopo. Ma cosa succede quando il proprietario, dopo aver concesso il bene in comodato, lo loca a un terzo? Perde il diritto di chiedere la restituzione al comodatario? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Napoli fa luce su questo aspetto cruciale, distinguendo nettamente tra la legittimazione ad agire in giudizio e la titolarità effettiva del bene.

I Fatti del Caso: Una Stazione Radio in Hotel

Una società di telecomunicazioni aveva stipulato un contratto di comodato con i proprietari di una struttura alberghiera per installare una stazione radio base in una porzione dell’edificio. Successivamente, i proprietari hanno richiesto la restituzione dell’area e il ripristino dei luoghi alla scadenza del contratto. La società si è opposta, sostenendo che i proprietari non avessero più la legittimazione a richiederlo, poiché l’intera struttura era stata nel frattempo data in locazione a una società terza che gestiva l’hotel. Secondo la tesi della società di telecomunicazioni, solo la società di gestione alberghiera, avendo la disponibilità materiale dell’immobile, avrebbe potuto avanzare tale richiesta.

La Questione Legale: Legittimazione e Comodato Immobile

Il nodo centrale della controversia ruota attorno alla distinzione tra due concetti giuridici fondamentali:

1. Legittimazione ad causam (o attiva): È il diritto di avviare un’azione legale, che si basa sulla semplice affermazione di essere il titolare del diritto che si fa valere. Nel caso specifico, i proprietari, essendo le parti che hanno firmato il contratto di comodato, hanno affermato il loro diritto a chiederne l’adempimento.

2. Titolarità del rapporto: Riguarda la prova effettiva di essere il proprietario del diritto in questione. La società di telecomunicazioni confondeva i due piani, sostenendo che la successiva locazione avesse privato i proprietari della titolarità del diritto alla restituzione.

Inoltre, la società appellante ha cercato di dimostrare l’esistenza di un “collegamento negoziale” tra il contratto di comodato gratuito e un altro contratto oneroso, con l’intento di presentare la situazione come un unico rapporto complesso, ma senza fornire prove sufficienti a sostegno di tale tesi.

La Decisione sulla Richiesta di Ripristino

Un altro punto contestato riguardava lo stato in cui l’immobile doveva essere restituito. L’appellante sosteneva che il ripristino dovesse basarsi sullo stato dei luoghi al momento dell’ultimo rinnovo contrattuale (2008) e non su interventi precedenti. Tuttavia, la Corte ha dato peso a un “verbale di consistenza” redatto congiuntamente dalle parti nel 2017. Questo documento, descrivendo nel dettaglio i lavori di rimozione e ripristino necessari, è stato considerato un accordo vincolante tra le parti che definiva l’esatto perimetro degli obblighi del comodatario.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha respinto integralmente l’appello, confermando la decisione di primo grado. I giudici hanno chiarito che chi è parte di un contratto di comodato (il comodante) ha sempre la legittimazione a richiederne l’esecuzione, compresa la restituzione del bene. Il fatto che il bene sia stato successivamente locato a terzi è una circostanza irrilevante nel rapporto tra comodante e comodatario. Il comodatario, infatti, non può opporre una cosiddetta eccezione de iure-tertii, ovvero non può difendersi sostenendo che il diritto del comodante si sia trasferito a un’altra persona.

La Corte ha specificato che la legittimazione ad agire si valuta sulla base di quanto affermato nell’atto introduttivo del giudizio. I proprietari si erano presentati come comodanti e, su questa base, erano pienamente legittimati a chiedere la restituzione. La questione della disponibilità materiale del bene è un aspetto che attiene al merito della causa (la titolarità del rapporto), ma non inficia la possibilità di agire in giudizio.

Per quanto riguarda il collegamento negoziale, la Corte non ha ravvisato elementi sufficienti per considerarlo esistente, data la diversità dei soggetti e degli oggetti dei contratti in questione. Infine, il verbale di consistenza del 2017 è stato ritenuto un atto che cristallizzava gli obblighi di ripristino, superando ogni discussione sullo stato dei luoghi in date precedenti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di contratti e diritti reali: la legittimazione ad agire in giudizio per l’adempimento di un contratto spetta alle parti originarie dello stesso. Chi riceve un bene in comodato non può sottrarsi all’obbligo di restituzione mettendo in discussione i rapporti che il proprietario intrattiene con altri soggetti. La decisione sottolinea l’importanza di formalizzare chiaramente gli obblighi di ripristino, ad esempio tramite verbali congiunti, per evitare future contestazioni. Per i proprietari di immobili, ciò rafforza la sicurezza giuridica del contratto di comodato, confermando che i loro diritti contrattuali restano validi anche se la gestione o la disponibilità del bene viene trasferita a terzi.

Chi ha il diritto di chiedere la restituzione di un bene concesso in comodato immobile, anche se l’immobile è stato poi affittato a un’altra società?
I soggetti che hanno stipulato il contratto di comodato in qualità di comodanti (in questo caso, i proprietari) hanno sempre il diritto di chiedere la restituzione del bene. La successiva stipula di un contratto di locazione con terzi non fa venir meno la loro legittimazione ad agire nei confronti del comodatario.

È possibile per il comodatario contestare la richiesta di restituzione del comodante sostenendo che quest’ultimo non ha più la disponibilità del bene?
No. Secondo la Corte, il comodatario non può avvalersi di un’eccezione basata sul diritto di un terzo (in questo caso, la società locataria) per contestare la legittimazione del comodante. Il rapporto contrattuale del comodato vincola le parti originarie, e il comodatario è tenuto a restituire il bene a chi glielo ha concesso.

Come viene determinato lo stato in cui un immobile deve essere restituito alla fine di un contratto di comodato se ci sono stati più rinnovi?
In questo caso, la Corte ha stabilito che un verbale di consistenza, redatto e accettato da entrambe le parti dopo la comunicazione del recesso, diventa il documento di riferimento che definisce in modo vincolante le opere di ripristino necessarie. Tale accordo prevale su eventuali discussioni relative allo stato del bene in momenti precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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