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Colpa grave consumatore: accesso negato alla crisi

La Corte di Cassazione ha confermato la revoca di un piano di ristrutturazione del debito, stabilendo che la colpa grave del consumatore, manifestata attraverso una reiterata e avventata richiesta di credito, è un ostacolo all’accesso alla procedura. La Corte ha precisato che la potenziale negligenza del finanziatore nel valutare il merito creditizio non esclude né attenua la responsabilità del debitore, confermando la distinzione tra i due profili di colpa.

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Colpa Grave del Consumatore: Quando l’Accesso alla Crisi è Sbarrato

L’accesso alle procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento rappresenta un’ancora di salvezza per molti consumatori, ma non è un diritto incondizionato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la colpa grave del consumatore nel determinare la propria situazione debitoria preclude l’accesso al piano di ristrutturazione. Questa decisione chiarisce in modo netto la relazione tra la responsabilità del debitore e quella del creditore che ha concesso il finanziamento.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di una consumatrice di omologare un piano di ristrutturazione dei debiti ai sensi del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Nonostante l’opposizione di una società creditrice, il Tribunale in prima istanza aveva accolto la richiesta e omologato il piano.

La società creditrice, tuttavia, ha presentato reclamo alla Corte d’Appello, sostenendo che la debitrice non meritasse l’accesso alla procedura. Secondo il creditore, la situazione di sovraindebitamento era stata causata direttamente dalla consumatrice con colpa grave, attraverso una condotta di “ostinata ed avventata reiterazione del ricorso al credito”.

La Corte d’Appello ha accolto il reclamo, revocando l’omologazione del piano e aprendo la procedura di liquidazione controllata. Contro questa decisione, la consumatrice ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e la Colpa Grave del Consumatore

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della consumatrice, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione e applicazione dell’art. 69 del Codice della crisi, che esclude dalla procedura il consumatore che “ha determinato la situazione di sovraindebitamento con colpa grave, malafede o frode”.

La ricorrente aveva tentato di difendersi sostenendo, tra le altre cose, che anche l’istituto finanziatore avesse agito con negligenza, non valutando adeguatamente il suo “merito creditizio” prima di erogare i prestiti. Secondo la sua tesi, la colpa del creditore avrebbe dovuto “elidere” o quantomeno attenuare la gravità della sua stessa colpa.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha smontato questa linea difensiva con argomentazioni chiare e distinte.

### La Distinzione tra Colpa del Debitore e Colpa del Creditore

Il punto centrale della motivazione è che la colpa del finanziatore e la colpa grave del consumatore sono due profili distinti e possono coesistere. Il fatto che una banca non abbia valutato adeguatamente il merito creditizio di un cliente non toglie nulla alla possibilità che quest’ultimo abbia, a sua volta, agito con grave imprudenza.

La legge, in particolare l’art. 69 c.c.i.i., tiene ben separati gli effetti delle due condotte. La colpa grave del consumatore è un requisito ostativo all’accesso stesso alla procedura di ristrutturazione. La colpa del creditore, invece, ha conseguenze diverse: gli impedisce di opporsi o reclamare per ragioni di mera “convenienza della proposta”, ma non gli toglie il diritto di contestare la mancanza dei presupposti legali per l’ammissione del debitore alla procedura, come appunto l’assenza di colpa grave.

### L’Accertamento della Condotta del Consumatore

La Cassazione ha sottolineato che la valutazione sulla sussistenza della colpa grave è un accertamento di fatto, riservato al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva concluso, sulla base dei fatti, che la ricorrente aveva tenuto un “comportamento connotato da colpa grave”, concretizzatosi in una continua e sconsiderata ricerca di nuovo credito. Tale valutazione è stata ritenuta corretta e sufficiente a giustificare l’esclusione dalla procedura.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti implicazioni pratiche. Essa rafforza il principio secondo cui le procedure di sovraindebitamento non sono un rimedio automatico per chiunque si trovi in difficoltà economica, ma uno strumento destinato a debitori meritevoli. La colpa grave del consumatore funge da filtro all’ingresso, sottolineando la responsabilità individuale nelle scelte di indebitamento. La decisione chiarisce inequivocabilmente che non è possibile scaricare interamente sul sistema finanziario le conseguenze di una gestione palesemente imprudente delle proprie finanze, anche qualora gli istituti di credito abbiano delle responsabilità nella concessione del credito.

Cosa intende la legge per colpa grave del consumatore nel sovraindebitamento?
Secondo la sentenza, la colpa grave si configura quando il consumatore ha determinato la propria situazione di indebitamento con un comportamento di “ostinata ed avventata reiterazione del ricorso al credito”, dimostrando una negligenza particolarmente seria e sconsiderata.

La negligenza di una banca nel concedere un prestito può giustificare la colpa grave del consumatore?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che i due profili di colpa sono distinti e possono coesistere. La negligenza del finanziatore nel valutare il merito creditizio non esclude né attenua la colpa grave del consumatore, la quale rimane un motivo autonomo per negare l’accesso alla ristrutturazione del debito.

Un creditore che ha concesso un prestito con negligenza può comunque opporsi al piano del debitore?
Sì, ma con dei limiti. Il creditore “colpevole” non può opporsi al piano per contestare la convenienza economica della proposta. Tuttavia, può sempre opporsi per motivi di legittimità, ossia per contestare la mancanza dei requisiti di legge per l’accesso alla procedura, come l’assenza di colpa grave, malafede o frode da parte del debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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