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Codatorialità: la guida completa della Cassazione

Un dirigente, formalmente assunto da una società ma di fatto operante per l’intero gruppo aziendale, ha visto riconosciuta la situazione di codatorialità. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha chiarito che la codatorialità implica un unico rapporto di lavoro con una pluralità di datori, i quali sono responsabili in solido per le obbligazioni. Tuttavia, ciò non dà diritto al lavoratore di ricevere più retribuzioni. Inoltre, il licenziamento intimato dal solo datore di lavoro formale è stato ritenuto efficace per l’intero rapporto, in assenza di un’impugnazione rivolta a tutti i co-datori. La Corte ha quindi respinto le richieste del lavoratore di una retribuzione aggiuntiva e di prosecuzione del rapporto con le altre società del gruppo.

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Codatorialità: La Cassazione Definisce i Confini del Rapporto di Lavoro Unico nei Gruppi di Imprese

Il concetto di codatorialità nei gruppi di imprese rappresenta uno degli snodi più complessi e affascinanti del diritto del lavoro moderno. Si verifica quando un lavoratore, pur avendo un contratto con una singola società, presta la sua attività in modo indistinto per diverse aziende collegate, le quali condividono di fatto i poteri datoriali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali su questo istituto, delineando con precisione i diritti e i doveri che ne derivano sia per il lavoratore che per le imprese coinvolte.

I Fatti di Causa: Un Dirigente al Servizio di un Intero Gruppo

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un dirigente formalmente assunto da una società ma la cui prestazione lavorativa era di fatto inserita nell’organizzazione economica complessiva di un gruppo di imprese. Le sue mansioni venivano svolte in modo indifferenziato a beneficio di tutte le società collegate, evidenziando una stretta integrazione delle attività e un coordinamento finalizzato al perseguimento di un interesse comune. Questo utilizzo promiscuo del dipendente ha portato i giudici di merito a riconoscere l’esistenza di un unico centro di imputazione degli interessi e, di conseguenza, una situazione di codatorialità.

Il Percorso Giudiziario e l’Accertamento della Codatorialità

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno confermato la sussistenza della codatorialità, riconoscendo che il rapporto di lavoro del dirigente non era limitato al suo datore di lavoro formale, ma si estendeva a tutte le società del gruppo che beneficiavano della sua prestazione. Tuttavia, le corti di merito sono giunte a conclusioni diverse riguardo alle conseguenze pratiche. Il lavoratore, dopo essere stato licenziato dalla società che lo aveva formalmente assunto, chiedeva non solo il riconoscimento del rapporto con le altre società, ma anche una retribuzione aggiuntiva e la prosecuzione del lavoro con un’altra delle imprese del gruppo. La Corte d’Appello ha respinto tali richieste, affermando che il rapporto di lavoro, seppur plurisoggettivo dal lato datoriale, rimane unico, e il recesso formalizzato dal datore di lavoro formale interrompe tale rapporto nella sua interezza.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla Natura della Codatorialità

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha colto l’occasione per consolidare e precisare i principi giuridici che governano la codatorialità. I giudici hanno stabilito che l’accertamento di un unico centro di imputazione del rapporto di lavoro non crea rapporti di lavoro multipli, bensì un unico rapporto con una parte datoriale complessa, composta da più soggetti giuridici.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su argomentazioni logico-giuridiche precise. In primo luogo, la codatorialità genera una responsabilità solidale tra tutti i co-datori, ai sensi dell’art. 1294 c.c. Questo significa che il lavoratore può rivolgersi a una qualsiasi delle società del gruppo per ottenere il pagamento dell’intera retribuzione o il risarcimento del danno. Tuttavia, questa solidarietà è una forma di garanzia per l’adempimento di un’unica obbligazione, non un titolo per duplicare o moltiplicare le prestazioni. Il credito del lavoratore rimane unitario, commisurato alla qualità e quantità del lavoro prestato, e non può essere richiesto più volte a ciascun co-datore.

In secondo luogo, la Corte ha affrontato il tema del licenziamento. Se il rapporto di lavoro è unico, anche il recesso deve essere considerato unitariamente. Di conseguenza, il licenziamento intimato da uno dei co-datori (in questo caso, il datore formale) è idoneo a estinguere l’intero rapporto, a meno che il lavoratore non lo impugni specificamente nei confronti di tutti i soggetti identificati come co-datori. L’assenza di tale impugnazione generalizzata rende il recesso definitivo. Lo schema plurisoggettivo, quindi, estende la tutela del lavoratore in termini di garanzia del credito, ma non trasforma la natura delle obbligazioni né crea tutele cumulative o sostitutive in caso di licenziamento.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre una lezione chiara: la codatorialità è uno strumento di tutela che riconosce la realtà sostanziale dei rapporti di lavoro nei gruppi di imprese, ma non può essere interpretata come una fonte di duplicazione di diritti. Per il lavoratore, ciò significa avere una platea più ampia di soggetti a cui richiedere l’adempimento delle obbligazioni, ma sempre nell’ambito di un singolo rapporto di lavoro. Per le imprese, implica la consapevolezza di una responsabilità condivisa per i dipendenti utilizzati in modo promiscuo. In definitiva, la solidarietà rafforza la garanzia del credito del lavoratore, ma non ne moltiplica l’entità, e per contestare efficacemente un licenziamento è necessario agire nei confronti di tutta la parte datoriale plurisoggettiva.

In caso di codatorialità, un lavoratore ha diritto a una retribuzione da ogni società del gruppo?
No. La codatorialità determina un unico rapporto di lavoro con una pluralità di datori. Il lavoratore ha diritto a un’unica retribuzione, conforme alla qualità e quantità del lavoro prestato, per la quale tutti i co-datori sono responsabili in solido, ma non può pretendere una retribuzione distinta da ciascuna società.

Cosa significa che i datori di lavoro sono responsabili in solido?
Significa che il lavoratore-creditore può richiedere l’adempimento dell’intera obbligazione (ad esempio, il pagamento dello stipendio) a uno qualsiasi dei co-datori. Il pagamento effettuato da uno libera anche gli altri. È una forma di garanzia per il lavoratore, non un modo per moltiplicare il suo credito.

Il licenziamento comunicato solo dal datore di lavoro formale è valido per l’intero gruppo di imprese?
Sì, secondo la Corte. Poiché il rapporto di lavoro è unico, il recesso intimato da uno dei co-datori è efficace per estinguere l’intero rapporto, a condizione che il lavoratore non lo impugni nei confronti di tutti i soggetti identificati come co-datori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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