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Coassicurazione e accise: limiti del risarcimento

Una distilleria subisce un furto di alcol e, dopo aver ricevuto l’indennizzo base, si trova a dover pagare le accise sulla merce sottratta. La società cita in giudizio le compagnie di coassicurazione per ottenere il rimborso di tali imposte, comprensive di interessi e sanzioni. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20935/2024, stabilisce che la polizza di coassicurazione copre il solo importo dell’accisa, escludendo sanzioni e interessi di mora. Viene inoltre riaffermato il principio della responsabilità parziaria dei coassicuratori, che rispondono ciascuno solo per la propria quota.

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Coassicurazione e accise: limiti del risarcimento

La stipula di un contratto di assicurazione, in particolare una coassicurazione, mira a proteggere il patrimonio da eventi dannosi. Ma cosa succede quando il danno diretto, come un furto, genera ulteriori conseguenze di natura fiscale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 20935 del 26 luglio 2024) fa luce sui confini dell’indennizzo dovuto dalle compagnie, chiarendo quali costi accessori, come sanzioni e interessi, restano a carico dell’assicurato. Esaminiamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Nel 1997, una distilleria subisce un ingente furto di alcol. La società, protetta da una polizza in coassicurazione, riceve un indennizzo di oltre 524.000 euro per la merce rubata. Poco dopo, l’autorità fiscale notifica alla distilleria una richiesta di pagamento per le accise non versate sull’alcol sottratto, per un importo identico a quello dell’indennizzo.

La distilleria contesta la richiesta, ma dopo un lungo iter giudiziario, la sua domanda viene definitivamente respinta. Di conseguenza, è costretta a versare all’erario una somma totale di circa 756.000 euro, comprensiva dell’imposta originaria, interessi e sanzioni. A questo punto, nel 2008, la società cita in giudizio le compagnie di coassicurazione per essere manlevata anche da questo esborso, ritenendolo un danno diretto e consequenziale al furto.

Mentre il Tribunale di primo grado respinge la domanda, la Corte d’Appello accoglie le ragioni della distilleria, condannando gli assicuratori al pagamento dell’intera somma. Le compagnie assicurative, insoddisfatte, ricorrono per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla coassicurazione

La Suprema Corte ha esaminato gli otto motivi di ricorso presentati dalle compagnie, accogliendone due di fondamentale importanza che hanno portato alla cassazione con rinvio della sentenza d’appello. I due punti chiave riguardano la natura dell’obbligazione dei coassicuratori e l’estensione della copertura assicurativa agli oneri accessori.

Responsabilità Parziaria e non Solidale nella coassicurazione

Il primo punto cruciale riguarda la natura della responsabilità in un contratto di coassicurazione. La Corte d’Appello aveva condannato le compagnie “in solido”, obbligandole potenzialmente a rispondere per l’intero debito. La Cassazione ha censurato questa decisione, ribadendo un principio cardine sancito dall’art. 1911 del Codice Civile: nella coassicurazione, l’obbligazione degli assicuratori è parziaria, non solidale.

Ciò significa che ogni compagnia è tenuta a rispondere esclusivamente per la quota di rischio che ha assunto contrattualmente. L’assicurato, pertanto, non può richiedere l’intero indennizzo a una sola compagnia, ma deve agire pro-quota nei confronti di ciascuna.

I Limiti dell’Indennizzo: Esclusione di Sanzioni e Interessi

Il secondo motivo di ricorso accolto è ancora più rilevante per la determinazione del quantum risarcibile. La Corte d’Appello aveva riconosciuto alla distilleria il diritto a ricevere l’intera somma versata all’erario, inclusi circa 230.000 euro di “accessori”, ovvero sanzioni e interessi di mora.

La Cassazione ha ritenuto questa interpretazione errata. La copertura assicurativa per il pagamento delle accise può estendersi all’imposta in sé, ma non agli oneri aggiuntivi. La Corte ha fornito due motivazioni distinte:

1. Inassicurabilità delle sanzioni: L’articolo 12 del Codice delle Assicurazioni Private esclude espressamente la possibilità di assicurare il rischio di dover pagare sanzioni amministrative. Tale norma mira a prevenire che l’assicurazione vanifichi la funzione deterrente e punitiva della sanzione stessa.
2. Natura degli interessi: Gli interessi di mora non derivano direttamente dal sinistro (il furto), ma dall’inadempimento o dal ritardato adempimento dell’obbligazione tributaria da parte del contribuente. Pertanto, non rientrano nel rischio assicurato, che è legato all’evento dannoso e alle sue conseguenze dirette, non alle vicende successive del rapporto tra l’assicurato e il fisco.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la propria decisione su una chiara interpretazione delle norme che regolano il contratto di coassicurazione e i limiti generali dell’assicurazione contro i danni. Per quanto riguarda la responsabilità parziaria, il riferimento normativo è l’articolo 1911 del Codice Civile, che stabilisce in modo inequivocabile la suddivisione pro-quota dell’obbligo di indennizzo tra i coassicuratori. Qualsiasi decisione contraria, come quella della Corte d’Appello che aveva imposto una condanna solidale, è considerata una violazione di legge.

Per l’esclusione di sanzioni e interessi, il ragionamento della Corte si basa su due pilastri. Il primo è il divieto normativo, contenuto nell’art. 12 del Codice delle Assicurazioni, di assicurare sanzioni di qualsiasi tipo, la cui nullità è prevista a pena di legge. Il secondo pilastro è di natura logico-giuridica: il rischio assicurato era il pagamento dell’accisa come conseguenza del furto, non le conseguenze del ritardo nel pagamento di tale imposta. Gli interessi di mora non sono una conseguenza diretta del furto, ma della condotta successiva dell’assicurato nel suo rapporto con l’erario, e come tali non possono essere coperti dalla polizza.

Le conclusioni

Questa ordinanza fornisce due importanti principi guida per assicurati e compagnie di assicurazione. In primo luogo, riafferma con forza che in un regime di coassicurazione, ogni assicuratore risponde solo per la propria quota. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, stabilisce che anche quando una polizza copre i danni consequenziali di natura fiscale, l’indennizzo è limitato all’imposta capitale. Sanzioni e interessi, derivanti da normative pubblicistiche o da un ritardo nel pagamento, restano al di fuori del perimetro del rischio assicurato e, quindi, a carico dell’assicurato. La decisione impone una maggiore attenzione nella gestione dei rapporti con l’erario post-sinistro, poiché le conseguenze di eventuali ritardi non potranno essere trasferite agli assicuratori.

In un contratto di coassicurazione, gli assicuratori sono responsabili in solido?
No, la Cassazione ha ribadito che, secondo l’art. 1911 c.c., l’obbligazione dei coassicuratori è parziaria. Ciascuno risponde solo in proporzione alla propria quota del rischio assicurato, non per l’intero.

L’assicurazione contro i danni copre anche le sanzioni e gli interessi pagati su un’imposta dovuta a seguito del sinistro?
No. La polizza può coprire il pagamento dell’imposta (in questo caso, l’accisa), ma non gli “accessori”. Le sanzioni sono inassicurabili per legge (art. 12 Codice delle Assicurazioni), e gli interessi non derivano dal rischio assicurato (il furto), ma dall’inadempimento dell’obbligazione tributaria.

È ammissibile un’impugnazione incidentale presentata fuori termine da un coassicuratore?
Sì, in questo caso è stata ritenuta ammissibile. Sebbene l’obbligazione sia parziaria, la Corte d’appello aveva erroneamente condannato i coassicuratori “in solido”. Questa statuizione errata ha creato un interesse comune che ha legittimato l’impugnazione incidentale tardiva, adesiva a quella principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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