LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Clausole vessatorie atto pubblico: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di tre acquirenti in una disputa sulla risoluzione di un contratto di vendita. La Corte chiarisce che le regole sulle clausole vessatorie in un atto pubblico (art. 1341 c.c.) non si applicano ai contratti stipulati davanti a un notaio, poiché si presume che le parti abbiano piena conoscenza e abbiano concordato ogni clausola. L’eccezione sull’incompetenza territoriale è stata inoltre dichiarata tardiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Clausole Vessatorie e Atto Pubblico: La Cassazione Fa Chiarezza

La stipula di un contratto di compravendita immobiliare rappresenta un momento cruciale, spesso formalizzato attraverso un atto notarile per garantirne la validità e la sicurezza giuridica. Ma cosa succede se una delle parti, in un secondo momento, contesta una clausola sostenendo che sia vessatoria? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio il tema delle clausole vessatorie in un atto pubblico, offrendo importanti chiarimenti sulla non applicabilità dell’articolo 1341 del Codice Civile in questo contesto.

I Fatti di Causa: Un Contratto di Vendita e il Mancato Pagamento

La vicenda ha origine da un’azione legale intentata da un ente pubblico contro tre sorelle acquirenti di un immobile. L’ente chiedeva la risoluzione di un contratto di vendita, stipulato a Matera nell’ottobre del 2000, a causa del mancato pagamento di alcune rate del prezzo pattuito. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, pronunciando la risoluzione del contratto.

Le tre sorelle decidevano di impugnare la decisione dinanzi alla Corte d’Appello, sollevando diverse eccezioni, tra cui l’incompetenza territoriale del giudice e la natura vessatoria di alcune clausole contrattuali. Tuttavia, la Corte d’Appello rigettava il gravame, sostenendo che l’eccezione di incompetenza era stata proposta tardivamente e che le clausole inserite in un atto pubblico non potessero considerarsi ‘predisposte’ da una parte, escludendo così l’applicazione della disciplina sulle clausole vessatorie che ne richiede la specifica approvazione per iscritto.

L’Analisi della Corte: Perché le Clausole Vessatorie in un Atto Pubblico non Necessitano di Doppia Firma?

Il cuore della controversia portata dinanzi alla Corte di Cassazione riguardava la presunta violazione dell’art. 1341 c.c. Le ricorrenti sostenevano che, nonostante la forma dell’atto pubblico, il notaio avesse di fatto utilizzato uno schema negoziale preesistente, imposto dall’ente venditore. Di conseguenza, la clausola che stabiliva la competenza esclusiva del foro di Roma avrebbe dovuto essere considerata vessatoria e, quindi, specificamente approvata per iscritto.

La Suprema Corte ha respinto questa tesi, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza. I giudici hanno chiarito che la stipula di un contratto mediante atto pubblico esclude in radice l’applicazione della tutela prevista per le clausole vessatorie ai sensi dell’art. 1341 c.c. La funzione stessa del notaio, come pubblico ufficiale, è quella di accertare e indagare la volontà delle parti, garantendo che esse comprendano appieno il contenuto e gli effetti delle clausole che sottoscrivono. Pertanto, si presume che ogni clausola sia il frutto di una negoziazione individuale e non di una mera predisposizione unilaterale. La Corte ha ribadito che, quando i contraenti fanno riferimento a una specifica disciplina nell’atto pubblico, questa si intende conosciuta e approvata, assumendo il valore di clausola concordata.

Altri Motivi di Ricorso: Onerosità Sopravvenuta e Responsabilità Precontrattuale

Le ricorrenti avevano sollevato anche altre questioni, come la violazione delle norme sull’eccessiva onerosità sopravvenuta (art. 1467 c.c.), sostenendo che la prestazione fosse diventata temporaneamente impossibile a causa delle variazioni dei prezzi dei prodotti agricoli. Anche questo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ricordato che la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti sono di competenza esclusiva dei giudici di merito. Il sindacato di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per riesaminare le prove, ma si limita a verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione, che nel caso di specie è stata ritenuta adeguata.

Infine, è stata respinta anche la censura relativa all’omesso esame della presunta responsabilità precontrattuale dell’ente. La Corte ha applicato il principio della ‘doppia conforme’, secondo cui, quando le decisioni di primo e secondo grado sono concordi, il ricorso per omesso esame di un fatto decisivo è inammissibile.

Le motivazioni della decisione

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su principi procedurali e sostanziali chiari. Dal punto di vista procedurale, l’eccezione di incompetenza territoriale è stata rigettata perché sollevata oltre i termini previsti dalla legge, a dimostrazione dell’importanza della tempestività degli atti difensivi. Sul piano sostanziale, la Corte ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: la forma dell’atto pubblico garantisce un elevato livello di consapevolezza e accordo tra le parti. La presenza e il ruolo del notaio escludono la presunzione di predisposizione unilaterale che sta alla base della tutela contro le clausole vessatorie ex art. 1341 c.c. La motivazione della sentenza impugnata è stata giudicata sufficiente e coerente, al di sopra del ‘minimo costituzionale’ richiesto, precludendo ogni ulteriore esame nel merito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, sottolinea l’importanza di agire con tempestività nel processo civile: le eccezioni procedurali, come quella di incompetenza, devono essere sollevate alla prima occasione utile, pena la loro inammissibilità. In secondo luogo, e più significativamente, chiarisce che la firma di un contratto davanti a un notaio comporta una presunzione di piena conoscenza e accettazione di tutte le sue clausole. Non sarà possibile, in un secondo momento, invocare la disciplina delle clausole vessatorie tipica dei contratti standardizzati o per adesione. Ciò rafforza il valore dell’atto pubblico come strumento di certezza del diritto e richiama le parti a una maggiore attenzione e diligenza durante la fase di stipula.

Una clausola che stabilisce il foro competente in un contratto stipulato tramite atto pubblico è considerata vessatoria ai sensi dell’art. 1341 c.c.?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che le clausole inserite in un contratto stipulato per atto pubblico, anche se si conformano a condizioni poste da uno dei contraenti, non si considerano ‘predisposte’ e quindi non necessitano di specifica approvazione scritta, in quanto la funzione del notaio garantisce che la volontà delle parti sia stata indagata e accertata.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito, come la mancanza di prova per l’eccessiva onerosità sopravvenuta?
No, la valutazione delle prove è un’attività riservata esclusivamente al giudice di merito. Il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per ottenere una nuova valutazione dei fatti, ma solo per censurare la violazione di norme di diritto o un vizio di motivazione che la renda meramente apparente o incomprensibile.

Quando deve essere sollevata l’eccezione di incompetenza territoriale per essere valida?
L’eccezione di incompetenza per territorio derogabile deve essere sollevata tempestivamente nella comparsa di costituzione e risposta, depositata prima dell’udienza di trattazione. Se, come nel caso di specie, viene proposta tardivamente, è considerata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati