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Clausola visto e piaciuto: non vale con vizi occulti

La Corte di Cassazione ha stabilito che la clausola ‘visto e piaciuto’ non esonera il venditore dalla garanzia per i vizi della cosa venduta se questi sono stati occultati in mala fede. Nel caso specifico, l’acquisto di un autocarro usato con difetti strutturali nascosti da una riverniciatura ha portato alla risoluzione del contratto. La Corte ha ritenuto che la deliberata dissimulazione dei vizi rende inefficace la clausola, confermando la condanna del venditore alla restituzione del prezzo.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Clausola Visto e Piaciuto: Quando il Venditore non Può Nascondersi Dietro la Forma

L’acquisto di un bene usato, specialmente un veicolo, è spesso accompagnato dalla cosiddetta clausola ‘visto e piaciuto’. Questa formula contrattuale è comunemente intesa come una tutela per il venditore contro future lamentele dell’acquirente. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che tale clausola non è uno scudo invalicabile, soprattutto quando entra in gioco la mala fede del venditore. Analizziamo insieme questo interessante caso che definisce i confini tra un acquisto consapevole e un raggiro ben congegnato.

I Fatti di Causa: L’Acquisto dell’Autocarro Difettoso

Un acquirente comprava da una società un autocarro usato, accettando la condizione ‘visto e piaciuto’. Già durante il viaggio di ritorno, si accorgeva di gravi problemi di marcia. Successive ispezioni rivelavano la cruda realtà: il veicolo presentava danni strutturali significativi, abilmente mascherati da una recente riverniciatura. A fronte del diniego della venditrice, l’acquirente si rivolgeva al Tribunale per chiedere la risoluzione del contratto. Se in primo grado la sua domanda veniva respinta, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo le ragioni del compratore e condannando la società a restituire il prezzo pagato oltre alle spese.

La Difesa del Venditore e l’Intervento della Cassazione

La società venditrice non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, basando la sua difesa su due punti principali:
1. Il valore del certificato di revisione: Il veicolo aveva superato la revisione il giorno prima della vendita. Secondo il venditore, questo documento, in quanto atto pubblico, avrebbe dovuto prevalere su qualsiasi altra prova, come le testimonianze.
2. L’efficacia della clausola ‘visto e piaciuto’: Il venditore sosteneva che la clausola avrebbe dovuto esonerarlo da ogni garanzia, dato che, a suo dire, i vizi erano riconoscibili e non vi era prova della sua mala fede.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali sull’interpretazione della legge.

L’irrilevanza del certificato di revisione

La Cassazione ha precisato che il certificato di revisione ha un’efficacia probatoria limitata. Esso attesta la conformità del veicolo alle prescrizioni tecniche e funzionali per la circolazione al momento del controllo, ma non certifica l’assenza assoluta di vizi, specialmente se occulti. L’oggetto della prova fornita dal certificato (idoneità alla circolazione) è diverso dall’oggetto delle altre prove (sussistenza di vizi strutturali occulti), che hanno correttamente formato il convincimento dei giudici di merito sull’inadempimento del venditore.

La mala fede del venditore annulla la clausola visto e piaciuto

Questo è il cuore della decisione. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la clausola ‘visto e piaciuto’ non opera se il venditore ha taciuto in mala fede i vizi della cosa. La Corte d’Appello aveva accertato che la riverniciatura non era una semplice manutenzione estetica, ma un’opera finalizzata a occultare deliberatamente i gravi danni strutturali. Questo comportamento integra la ‘mala fede’ richiesta dalla legge (art. 1490 c.c.) per rendere inefficace la clausola. La valutazione del giudice di merito, essendo logica e ben motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame è un importante monito per venditori e acquirenti nel mercato dell’usato. Per i venditori, essa chiarisce che la trasparenza è fondamentale e che tentare di nascondere i difetti di un bene può portare a conseguenze legali ed economiche severe, come la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni. Per gli acquirenti, la decisione rappresenta una tutela significativa, confermando che la clausola ‘visto e piaciuto’ non li lascia senza protezione di fronte a un comportamento doloso del venditore. In sintesi, la buona fede contrattuale prevale sempre sulle formule di stile.

La clausola ‘visto e piaciuto’ esonera sempre il venditore dalla garanzia per i vizi?
No, la clausola non è efficace se il venditore ha nascosto in mala fede i vizi del bene. Come stabilito dalla Corte, l’occultamento volontario dei difetti, ad esempio tramite una riverniciatura, annulla la protezione offerta da tale clausola.

Un certificato di revisione con esito positivo dimostra che un veicolo è privo di difetti?
No. Il certificato di revisione attesta la conformità del veicolo alle normative sulla circolazione stradale al momento del controllo, ma non ha la funzione di certificare l’assenza assoluta di vizi, in particolare quelli occulti o strutturali che possono emergere successivamente.

Cosa si intende per ‘mala fede’ del venditore nell’occultamento dei vizi?
Per ‘mala fede’ si intende la consapevolezza del venditore dell’esistenza di vizi rilevanti e la loro volontaria dissimulazione per ingannare l’acquirente. Nel caso di specie, la riverniciatura della carrozzeria è stata considerata un’azione finalizzata a nascondere i danni strutturali, integrando così la mala fede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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