LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Clausola vessatoria: quando la trattativa non basta

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4140/2024, ha cassato la decisione di una Corte d’Appello che aveva ritenuto valida una clausola penale in un contratto tra un consumatore e un’impresa edile. L’ordinanza chiarisce che per escludere la natura di clausola vessatoria non è sufficiente la mera presenza di avvocati, ma il professionista deve provare l’esistenza di una trattativa specifica, individuale ed effettiva sulla singola clausola, che abbia dato al consumatore la concreta possibilità di incidere sul suo contenuto. La valutazione generica e apodittica della Corte territoriale è stata ritenuta insufficiente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Clausola Vessatoria: Anche con gli Avvocati, la Trattativa va Dimostrata

L’assistenza di un legale durante la stipula di un contratto tra un’impresa e un consumatore non è sufficiente a escludere la presenza di una clausola vessatoria. Per essere valida, la clausola deve essere stata oggetto di una trattativa reale, individuale e specifica, la cui prova spetta interamente al professionista. Questo è il principio fondamentale ribadito dalla Corte di Cassazione con la recente ordinanza n. 4140 del 14 febbraio 2024, che interviene a gamba tesa su un tema cruciale per la tutela dei consumatori.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce da un accordo transattivo tra un’acquirente di un immobile e la società costruttrice. L’accordo, stipulato per risolvere precedenti controversie, conteneva una clausola di riservatezza e una clausola penale: in caso di violazione dell’obbligo di segretezza, l’acquirente avrebbe dovuto pagare una somma di denaro a titolo di penale.

Successivamente, ritenendo che la consumatrice avesse violato l’accordo di riservatezza, la società costruttrice agiva in giudizio per ottenere il pagamento della penale pattuita. La consumatrice si difendeva sostenendo la nullità di tali clausole, in quanto vessatorie ai sensi del Codice del Consumo, poiché determinavano un eccessivo squilibrio a suo danno e non erano state oggetto di una specifica negoziazione individuale.

Il Percorso Giudiziario

Il Tribunale di primo grado accoglieva la tesi della consumatrice, dichiarando la nullità delle clausole. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il fatto che l’accordo fosse una transazione e che le parti fossero assistite dai rispettivi legali era sufficiente a dimostrare che le clausole erano state “discusse approfonditamente” e, quindi, non potevano considerarsi vessatorie.

Insoddisfatta, la consumatrice proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una violazione e falsa applicazione delle norme del Codice del Consumo (artt. 33 e 34, D.Lgs. 206/2005).

La Decisione della Cassazione sulla clausola vessatoria

La Suprema Corte ha accolto i motivi del ricorso, cassando con rinvio la sentenza della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno censurato la decisione di secondo grado, definendola “del tutto apodittica e generica”. La Corte ha riaffermato i principi cardine che governano la disciplina della clausola vessatoria nei contratti con i consumatori, principi che la Corte d’Appello aveva disatteso.

Le Motivazioni: Cosa Rende una Trattativa “Specifica”?

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella precisa definizione dei requisiti che una trattativa deve possedere per poter “salvare” una clausola potenzialmente vessatoria. Non basta una discussione generica o la semplice presenza di figure professionali.

1. Onere della Prova sul Professionista: È il professionista (l’impresa, in questo caso) che ha l’onere di provare che la clausola, presunta vessatoria, sia stata oggetto di una trattativa specifica. Non è il consumatore a dover dimostrare l’assenza di negoziazione.
2. Requisiti della Trattativa: La trattativa deve essere individuale, seria ed effettiva. Questo significa che deve riguardare la singola clausola contestata e non il contratto nel suo complesso. Il consumatore deve aver avuto la concreta possibilità di incidere sul contenuto della clausola, modificandola o integrandola.
3. Irrilevanza della Mera Assistenza Legale: La Corte ha chiarito che la presenza degli avvocati non è, di per sé, una prova sufficiente dell’avvenuta trattativa specifica. La Corte d’Appello avrebbe dovuto indagare e motivare su come e in che termini l’intervento dei legali avesse effettivamente garantito un negoziato reale ed equilibrato sulla specifica clausola penale e di riservatezza, e non limitarsi a darlo per scontato.
4. Valutazione Non Apodittica: La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata insufficiente perché si è limitata ad affermare che le clausole erano state “discusse” senza spiegare le ragioni di tale convincimento, senza analizzare le prove e senza verificare se i requisiti di individualità, serietà ed effettività della negoziazione fossero stati rispettati.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Consumatori e Professionisti

L’ordinanza della Cassazione rafforza in modo significativo la tutela del consumatore. Il messaggio è chiaro: la protezione contro le clausole abusive non può essere aggirata da formalismi. Per i professionisti e le imprese, ciò si traduce nella necessità di un approccio più rigoroso e documentato. Non è sufficiente inserire clausole standard e farle firmare in presenza di un avvocato; è indispensabile, in caso di clausole che possano creare uno squilibrio, essere in grado di dimostrare con prove concrete di averle negoziate singolarmente con il cliente, dandogli la possibilità reale di rifiutarle o modificarle. Per i consumatori, questa sentenza rappresenta una garanzia in più del fatto che la loro posizione di contraente debole è tutelata dalla legge in modo sostanziale e non solo formale.

La presenza degli avvocati durante la stipula di un contratto esclude in automatico che una clausola sia vessatoria?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la mera presenza di legali non è di per sé sufficiente. Il professionista deve comunque fornire la prova positiva che si sia svolta una trattativa specifica, individuale ed effettiva sulla singola clausola, che abbia dato al consumatore la concreta possibilità di incidere sul suo contenuto.

Su chi ricade l’onere di provare che una clausola è stata oggetto di trattativa specifica?
L’onere della prova ricade interamente sul professionista (l’impresa o il venditore). Secondo la normativa a tutela del consumatore, è il professionista che deve dimostrare attivamente l’esistenza della trattativa specifica per superare la presunzione di vessatorietà, non il consumatore a doverne provare l’assenza.

Una trattativa generica sull’intero contratto è sufficiente per ‘salvare’ una singola clausola potenzialmente vessatoria?
No. La Corte ha ribadito che la negoziazione deve essere specifica e individuale per ogni singola clausola presunta vessatoria. Una discussione generale sulle condizioni complessive del contratto non è sufficiente a escludere l’abusività di una clausola specifica che determina un significativo squilibrio a danno del consumatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati