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Clausola vessatoria: quando è valida senza firma?

Una piccola azienda contesta una clausola vessatoria (foro competente) in un contratto con una multinazionale, sostenendo fosse imposta. La Cassazione rigetta il ricorso, affermando che la presenza di trattative individuali, anche se su altre parti del contratto, esclude l’applicazione dell’art. 1341 c.c. e rende valida la clausola vessatoria.

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Clausola Vessatoria: Quando la Trattativa Salva il Contratto

Quando si firma un contratto, specialmente con una grande azienda, la preoccupazione principale è spesso legata alle clausole scritte in piccolo. La legge italiana tutela la parte ‘debole’ del rapporto attraverso l’articolo 1341 del Codice Civile, che richiede una specifica approvazione scritta (la famosa ‘doppia firma’) per la validità di una clausola vessatoria. Ma cosa succede se, pur in presenza di uno squilibrio di potere contrattuale, vi è stata una trattativa tra le parti? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto cruciale, stabilendo che la prova di una negoziazione, anche parziale, può rendere valida la clausola anche senza la doppia firma.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata operante a livello locale aveva stipulato nel 2009 un contratto di promozione di prodotti farmaceutici con una multinazionale del settore. Anni dopo, la società locale ha citato in giudizio la multinazionale presso il Tribunale della propria città, chiedendo di dichiarare nulla una clausola di recesso contenuta nell’accordo. La sua tesi era che il contratto fosse stato predisposto unilateralmente dalla grande azienda e che la clausola, essendo onerosa, non era stata specificamente approvata per iscritto come richiesto dalla legge.

La multinazionale farmaceutica si è difesa eccependo, in via preliminare, l’incompetenza territoriale del Tribunale adito. Nel contratto, infatti, era presente una clausola di ‘foro convenzionale’ che designava come unico tribunale competente quello di un’altra città.

Il Tribunale di primo grado ha dato ragione alla multinazionale, dichiarando la propria incompetenza. La motivazione si basava sul fatto che la società locale non era riuscita a provare la predisposizione unilaterale del contratto. Anzi, le testimonianze raccolte durante il processo avevano dimostrato l’esistenza di trattative tra le parti, culminate persino nella stesura di un ‘addendum’ al testo originale per modificare alcune condizioni su richiesta della stessa società locale. Di conseguenza, il contratto non poteva essere considerato ‘per adesione’ e la clausola sul foro competente era pienamente valida.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Clausola Vessatoria

La società locale ha impugnato la decisione proponendo un regolamento di competenza direttamente in Corte di Cassazione. Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la competenza del foro indicato nel contratto e fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione della disciplina relativa alla clausola vessatoria.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito i principi consolidati della sua giurisprudenza in materia. L’obbligo della specifica approvazione per iscritto previsto dall’art. 1341, comma 2, c.c. non scatta semplicemente perché un contratto è stato scritto da una delle due parti. Devono sussistere due condizioni precise:
1. Predisposizione Unilaterale: il contenuto deve essere stato interamente preparato da un contraente.
2. Destinazione a una Pluralità di Rapporti: lo schema contrattuale deve essere stato creato per essere usato in serie, per una serie indefinita di rapporti (i cosiddetti ‘moduli’ o ‘formulari’).

Se queste condizioni non sono presenti, il contratto non è ‘per adesione’ e non si applica la tutela della doppia firma. In particolare, la Corte ha sottolineato che non è necessaria una specifica approvazione scritta quando le clausole sono state elaborate in previsione di un singolo e specifico negozio.

Nel caso di specie, è stato provato che il contratto è stato preceduto da ‘incontri, telefonate e scambi di corrispondenza’. Queste trattative, che hanno portato a una modifica delle condizioni contrattuali (in particolare sui minimi di vendita) tramite un apposito addendum, sono state ritenute sufficienti per escludere la natura di contratto per adesione.

La Corte ha inoltre precisato alcuni aspetti importanti:
* Squilibrio Economico: La disparità di forza contrattuale tra una multinazionale e una piccola impresa non implica automaticamente l’imposizione del contenuto del contratto.
* Lingua del Contratto: Il fatto che il testo fosse redatto in lingua inglese non è di per sé un indice di predisposizione unilaterale, ma può rappresentare una prassi commerciale comune in contesti internazionali.
* Oggetto della Trattativa: È irrilevante che la trattativa non abbia riguardato specificamente la clausola vessatoria del foro competente. L’esistenza di una negoziazione su qualsiasi parte significativa del contratto è sufficiente a dimostrare che la parte ‘debole’ non è stata relegata a un ruolo di mera accettazione passiva.

Le Conclusioni

Questa pronuncia offre una lezione fondamentale per le imprese: la presenza di una trattativa individuale, anche se limitata ad alcuni aspetti del contratto, è l’elemento chiave per escludere l’applicazione della disciplina di tutela prevista per i contratti standard. Per la parte che predispone il contratto, è cruciale poter dimostrare, in caso di contenzioso, che c’è stata un’interlocuzione e una possibilità di modifica da parte della controparte. Per la parte che aderisce, invece, è importante sapere che se ha negoziato e ottenuto modifiche su alcuni punti, difficilmente potrà poi contestare altre clausole (come quella sul foro competente) come se fossero state imposte unilateralmente. La negoziazione, anche la più piccola, trasforma il rapporto e rende l’accordo il frutto della volontà di entrambe le parti.

Una clausola che stabilisce il foro competente è sempre una clausola vessatoria?
Sì, la clausola che deroga alla competenza territoriale è inclusa nell’elenco delle clausole considerate onerose (o vessatorie) dall’articolo 1341 del Codice Civile. Tuttavia, la sua validità dipende dalla natura del contratto.

Se un contratto è predisposto da una grande azienda, si presume automaticamente che sia un contratto per adesione?
No. Secondo la Corte, la disparità di forza economica e la predisposizione del testo da parte del contraente più forte non sono sufficienti a qualificare il contratto come ‘per adesione’. È necessario dimostrare che l’altra parte non ha avuto alcuna possibilità di negoziare e ha dovuto accettare o rifiutare il contratto in blocco.

Per rendere valida una clausola vessatoria senza doppia firma, la trattativa deve aver riguardato specificamente quella clausola?
No. La Corte ha chiarito che l’esistenza di una trattativa effettiva tra le parti, che porti a modifiche anche su altre clausole del contratto (come nel caso di specie, con un addendum sui minimi di vendita), è sufficiente a escludere la natura di contratto per adesione e a rendere valide tutte le clausole, comprese quelle vessatorie, anche senza specifica approvazione scritta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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