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Clausola solve et repete: pagare prima di contestare

Una società ha citato in giudizio il suo fornitore di energia per fatturazione illegittima. Tuttavia, il contratto conteneva una clausola solve et repete, che obbliga a pagare prima di poter sollevare contestazioni. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8713/2024, ha confermato che, in virtù di tale clausola, l’azione legale della società era improcedibile perché non aveva saldato le fatture contestate prima di avviare la causa. La Corte ha ribadito che il pagamento è un prerequisito per l’esame nel merito delle eccezioni relative all’inadempimento del creditore.

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Clausola solve et repete: quando il pagamento precede la ragione

L’ordinanza n. 8713/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nei contratti commerciali: la validità e l’efficacia della clausola solve et repete. Questa clausola, disciplinata dall’art. 1462 del codice civile, stabilisce che una parte non può opporre eccezioni per evitare o ritardare il pagamento dovuto, se non dopo aver adempiuto. Analizziamo come questo principio sia stato applicato in un caso di fornitura energetica.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore dei laterizi conveniva in giudizio il proprio fornitore di energia, contestando la legittimità delle fatture per i consumi di elettricità e gas relative a un periodo di circa tre anni. L’obiettivo era ottenere un accertamento giudiziale sulla presunta scorretta fatturazione.

Il fornitore di energia, a sua volta, si è difeso presentando una domanda riconvenzionale. In via preliminare, ha eccepito l’inammissibilità dell’azione della società cliente, basandosi proprio sulla clausola solve et repete presente nei contratti di fornitura. Nel merito, ha richiesto la condanna della società al pagamento di una somma considerevole per le forniture non saldate.

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente la domanda del fornitore, condannando la società cliente a pagare una somma ridotta. La Corte d’Appello, tuttavia, ha riformato la decisione. Accogliendo l’appello incidentale del fornitore, ha dichiarato l’improcedibilità dell’azione originaria della società cliente, proprio perché non aveva adempiuto al pagamento richiesto prima di avviare la contestazione, come imposto dalla clausola contrattuale. Di conseguenza, ha condannato la società al pagamento dell’intero importo richiesto dal fornitore.

L’Ordinanza della Cassazione e l’efficacia della clausola solve et repete

La società cliente ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 1462 c.c. Sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel dichiarare improcedibile la sua azione a causa della clausola.

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato e chiarendo la portata e la funzione della clausola solve et repete. La sua finalità è quella di garantire al creditore il soddisfacimento del proprio diritto senza i ritardi derivanti dall’esame delle eccezioni del debitore. In pratica, si crea una regola chiara: prima si paga (solve), e solo dopo si può chiedere indietro quanto versato (repete), se si dimostra che non era dovuto.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la clausola solve et repete ha una natura prevalentemente sostanziale e non meramente processuale. Essa mira a tutelare l’interesse del creditore a ricevere la prestazione. L’adempimento, anche se avviene nel corso del giudizio, è un presupposto necessario perché il giudice possa esaminare nel merito le contestazioni del debitore relative all’inadempimento della controparte.

È importante notare, però, che questa clausola non è senza limiti. L’art. 1462 c.c. stesso prevede che essa non abbia effetto per le eccezioni di nullità, annullabilità e rescissione del contratto. La giurisprudenza ha inoltre chiarito che la clausola non può paralizzare eccezioni che dimostrano l’avvenuta estinzione del credito (come il pagamento, la compensazione, la novazione, ecc.) o che si fondano su fatti estintivi non dipendenti dal comportamento della controparte (come la prescrizione).

Il suo campo di applicazione principale è impedire al debitore di sottrarsi al pagamento opponendo eccezioni basate su un presunto inadempimento del creditore (es. ‘non ti pago perché la fornitura non era corretta’). In questi casi, il debitore deve prima pagare e poi, in un separato momento o giudizio, può far valere le sue ragioni.

Nel caso specifico, la società cliente non aveva mai provato di aver pagato quanto dovuto, né in primo grado né in appello. Di conseguenza, la sua azione volta ad accertare l’inesatto adempimento del fornitore era correttamente stata dichiarata improcedibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro sull’efficacia della clausola solve et repete. Per le imprese, questo ha due implicazioni pratiche fondamentali:
1. In fase di negoziazione contrattuale: È essenziale prestare la massima attenzione alla presenza di tale clausola. Accettarla significa rinunciare alla possibilità di sospendere i pagamenti in caso di contestazioni sulla prestazione ricevuta.
2. In fase di contenzioso: Se un contratto contiene questa clausola, prima di avviare un’azione legale per contestare l’adempimento della controparte, è necessario saldare il proprio debito. In caso contrario, si rischia una declaratoria di improcedibilità dell’azione, con conseguente condanna al pagamento e alle spese legali.

Qual è l’effetto principale della clausola ‘solve et repete’ in un contratto?
L’effetto principale è quello di obbligare una parte a eseguire la propria prestazione, solitamente un pagamento, prima di poter sollevare contestazioni sull’adempimento della controparte. In sostanza, impedisce di ritardare o evitare il pagamento opponendo eccezioni relative all’inadempimento del creditore.

La clausola ‘solve et repete’ è sempre valida e senza eccezioni?
No, non è senza limiti. La clausola non ha effetto per le eccezioni di nullità, annullabilità e rescissione del contratto. Inoltre, non può impedire al debitore di provare l’estinzione del debito per cause come l’avvenuto pagamento, la compensazione, la prescrizione o altre cause estintive che non dipendono da un presunto inadempimento del creditore.

Perché l’azione legale della società è stata dichiarata improcedibile in questo caso?
L’azione è stata dichiarata improcedibile perché la società non ha rispettato l’obbligo imposto dalla clausola ‘solve et repete’ presente nel contratto di fornitura. Non avendo pagato le fatture contestate prima o durante il giudizio, non ha soddisfatto il prerequisito necessario affinché il giudice potesse esaminare nel merito le sue contestazioni sulla correttezza della fatturazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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