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Clausola risolutiva espressa: Guida alla sentenza

Una sentenza del Tribunale di Pescara ha dichiarato la risoluzione di un contratto di locazione a causa dell’attivazione di una clausola risolutiva espressa. Il conduttore, che si era impegnato a partecipare all’asta per l’acquisto dell’immobile locato, non ha presentato l’offerta. Il giudice ha accolto la domanda della parte locatrice (una curatela fallimentare), condannando il conduttore al pagamento di una penale di 260.000 euro, pari alla differenza tra il prezzo d’asta minimo pattuito e quello di successiva aggiudicazione, oltre a un ulteriore risarcimento per la ritardata riconsegna dell’immobile.

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Clausola Risolutiva Espressa: Come un Impegno Mancato in un Contratto di Locazione Porta alla Condanna

Un contratto non è solo un accordo, ma un insieme di obblighi precisi. Cosa accade quando uno di questi, considerato fondamentale, viene disatteso? Una recente sentenza del Tribunale di Pescara illumina la potenza della clausola risolutiva espressa, uno strumento legale che può determinare la fine automatica di un rapporto contrattuale. Il caso analizzato riguarda un contratto di locazione legato a una procedura fallimentare, in cui l’impegno del conduttore ad acquistare l’immobile all’asta era un elemento essenziale dell’accordo. La sua violazione ha innescato conseguenze economiche significative.

I Fatti del Caso: Un Contratto di Locazione con un Impegno Cruciale

Una curatela fallimentare concedeva in locazione un immobile a uso alberghiero a una società. Il contratto, stipulato nel 2018, non era una locazione ordinaria: la sua durata era esplicitamente collegata alla vendita giudiziaria del bene. L’accordo conteneva due clausole di fondamentale importanza:

1. Art. 10 (Impegno all’acquisto): Il conduttore si impegnava a partecipare all’asta pubblica per l’immobile, presentando un’offerta non inferiore a 1.000.000 di euro.
2. Clausola Risolutiva Espressa: La stessa clausola prevedeva che, in caso di violazione di tale impegno, il contratto si sarebbe risolto di diritto, con l’obbligo per il conduttore di rilasciare immediatamente l’immobile e di rimborsare alla curatela la differenza tra il milione di euro promesso e l’eventuale minor prezzo di aggiudicazione.

Al momento dell’asta, fissata per il 18 dicembre 2019, la società conduttrice non presentava alcuna offerta, adducendo criticità relative agli impianti dell’immobile. L’immobile veniva infine aggiudicato solo nel 2021, al nono esperimento d’asta, per un prezzo di 740.000 euro.

La Decisione del Tribunale e la Clausola Risolutiva Espressa

Il Tribunale ha accolto integralmente le richieste della curatela fallimentare. La decisione si fonda sull’efficacia e validità della clausola risolutiva espressa contenuta nell’articolo 10 del contratto. Secondo il giudice, questa clausola era sufficientemente specifica e determinata, essendo collegata a un’obbligazione chiara (la partecipazione all’asta) che costituiva la ragione stessa della stipulazione del contratto di locazione transitoria.

La mancata presentazione dell’offerta da parte del conduttore ha quindi causato l’automatica risoluzione del contratto alla data del 18 dicembre 2019, giorno in cui l’inadempimento si è concretizzato.

La Condanna al Risarcimento del Danno

Le conseguenze per la società inadempiente sono state duplici:

1. Pagamento della Penale: È stata condannata a versare la somma di 260.000 euro. Tale importo, previsto come penale nella stessa clausola, corrisponde esattamente alla differenza tra l’impegno di acquisto (1.000.000 €) e il prezzo effettivo di aggiudicazione (740.000 €).
2. Danno da Ritardata Restituzione: È stata inoltre condannata a pagare 42.500 euro ai sensi dell’art. 1591 c.c. Questo importo copre il danno subito dalla curatela per la mancata disponibilità dell’immobile dal momento della risoluzione fino alla sua effettiva riconsegna, calcolato sulla base dei canoni di locazione pattuiti per un periodo di 17 mesi.

Le Motivazioni della Sentenza

Il giudice ha ritenuto che l’obbligo di partecipazione all’asta fosse la “ragione determinante” del contratto. La locazione era stata concessa proprio per preservare il bene in vista della liquidazione, e l’impegno del conduttore era parte integrante di questa strategia. Le giustificazioni addotte dal conduttore riguardo a presunti vizi dell’immobile sono state respinte, in quanto generiche e in contrasto con quanto dichiarato nel contratto al momento della firma, ovvero di aver trovato l’immobile in buono stato e adatto all’uso.

Il Tribunale ha chiarito che la penale di 260.000 euro costituisce un “debito di valuta”, cioè un importo predeterminato non soggetto a rivalutazione, che serve a liquidare preventivamente il danno derivante da quello specifico inadempimento. Ha inoltre riconosciuto il diritto della curatela a ottenere un risarcimento ulteriore per il danno da ritardata restituzione, poiché si tratta di un pregiudizio distinto e successivo alla risoluzione del contratto.

Conclusioni

Questa sentenza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, sottolinea l’enorme efficacia di una clausola risolutiva espressa ben formulata, che permette di risolvere un contratto automaticamente al verificarsi di un inadempimento specifico, senza necessità di una valutazione giudiziale sulla sua gravità. In secondo luogo, dimostra come gli impegni accessori a un contratto principale, se determinanti per la volontà delle parti, possano avere conseguenze economiche rilevanti in caso di violazione. Infine, ribadisce un principio fondamentale: chi non rispetta un patto non solo può perdere il diritto acquisito, ma è tenuto a risarcire tutti i danni, sia quelli predeterminati da una penale sia quelli ulteriori derivanti dalla sua condotta.

Quando una clausola risolutiva espressa è considerata valida ed efficace?
Secondo la sentenza, una clausola risolutiva espressa è valida ed efficace quando presenta un contenuto sufficientemente specifico e determinato, riferendosi a un’unica e chiara obbligazione la cui violazione è stata considerata dalle parti come ragione sufficiente per la risoluzione automatica del contratto.

Cosa succede se un conduttore non rispetta l’obbligo di partecipare a un’asta previsto nel contratto di locazione?
Se il contratto contiene una clausola risolutiva espressa legata a tale obbligo, l’inadempimento provoca la risoluzione di diritto del contratto. Il conduttore può essere condannato a pagare una penale, se prevista, e a risarcire eventuali ulteriori danni, come quello derivante dalla ritardata restituzione dell’immobile.

Il risarcimento per la mancata restituzione dell’immobile può cumularsi con la penale per un’altra violazione contrattuale?
Sì. La sentenza ha stabilito che il diritto a ricevere la penale pattuita per la mancata partecipazione all’asta non esclude il diritto a ottenere il risarcimento per il danno da ritardata restituzione (ex art. 1591 c.c.), poiché si tratta di due pregiudizi distinti derivanti da condotte diverse e temporalmente successive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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