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Clausola rischio cambio: quando è valida nel leasing?

La Corte di Cassazione interviene su un caso di leasing immobiliare con una clausola rischio cambio legata al franco svizzero. I giudici di merito avevano dichiarato la nullità della clausola per indeterminatezza e per ‘immeritevolezza’, ritenendola troppo speculativa e sbilanciata. La Cassazione, pur confermando la nullità per indeterminatezza in altri casi, ha accolto il ricorso sul punto della meritevolezza. Ha stabilito che il giudizio di ‘immeritevolezza’ non deve basarsi sulla convenienza economica o sulla rischiosità della clausola, ma esclusivamente sullo scopo perseguito dalle parti, che è illecito solo se contrario ai principi fondamentali dell’ordinamento. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.

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La Clausola Rischio Cambio nel Leasing: Nuovi Criteri dalla Cassazione

L’inserimento di una clausola rischio cambio nei contratti di leasing finanziario è una prassi comune, ma la sua validità è spesso oggetto di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: il giudizio di “meritevolezza” di tali pattuizioni. La Corte ha chiarito che la valutazione non deve basarsi sulla convenienza o sull’equilibrio economico, ma sullo scopo concreto perseguito dalle parti.

Il Caso: Un Leasing Immobiliare e la Contestazione delle Clausole

La vicenda trae origine da un contratto di leasing immobiliare stipulato nel 2003. Inizialmente, il canone era indicizzato al tasso Euribor 3M. Successivamente, su richiesta dell’utilizzatore, il contratto veniva modificato per adottare come parametro il tasso Libor 3M, introducendo contestualmente una clausola che legava l’importo del canone alle fluttuazioni del tasso di cambio tra Euro e Franco Svizzero (CHF).

L’utilizzatore, ritenendo di aver subito un danno economico a causa di queste clausole, ha agito in giudizio per chiederne la declaratoria di nullità e la restituzione delle somme indebitamente versate.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’utilizzatore. I giudici hanno dichiarato la nullità delle clausole di indicizzazione per indeterminatezza dell’oggetto, poiché il contratto non specificava la base temporale di calcolo del tasso (es. 360 o 365 giorni), lasciando un margine di incertezza.

Inoltre, la Corte d’Appello ha ravvisato un ulteriore e autonomo motivo di nullità per la clausola rischio cambio, ritenendola “immeritevole di tutela” ai sensi dell’art. 1322, comma 2, del codice civile. Secondo la corte territoriale, la clausola aveva un carattere eminentemente aleatorio e speculativo, creando uno squilibrio sistematico a favore dell’istituto finanziario.

L’Analisi della Cassazione sulla clausola rischio cambio

La società di leasing ha presentato ricorso in Cassazione, contestando diversi aspetti della decisione d’appello. La Suprema Corte ha rigettato i motivi relativi all’indeterminatezza, ma ha accolto quello fondamentale riguardante il giudizio di meritevolezza.

La Questione della Determinabilità dell’Oggetto

La Corte ha confermato l’orientamento secondo cui, per essere valido, un tasso di interesse variabile deve essere determinabile sulla base di criteri chiari e univoci contenuti nel contratto. La mancanza di un elemento, come la base di calcolo temporale, rende l’oggetto indeterminato e la relativa clausola nulla, in quanto non permette una quantificazione certa senza margini di discrezionalità per il creditore.

Il Principio di Diritto sulla “Meritevolezza”

Il punto centrale della pronuncia riguarda la corretta interpretazione del giudizio di “immeritevolezza”. La Cassazione, richiamando un precedente delle Sezioni Unite (n. 5657/2023), ha stabilito un principio di diritto fondamentale: il giudizio di meritevolezza non coincide con quello sulla convenienza, la chiarezza o l’equilibrio delle prestazioni. Un contratto non è “immeritevole” solo perché è rischioso o svantaggioso per una delle parti.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha spiegato che il sindacato sulla meritevolezza degli interessi perseguiti dalle parti deve essere condotto verificando se lo scopo pratico del contratto (la cosiddetta causa concreta) si ponga in contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico, come l’ordine pubblico, il buon costume, la coscienza civile o l’economia.

La Corte d’Appello, invece, aveva commesso un errore nel fondare il proprio giudizio su elementi come l’aleatorietà, la speculatività e lo squilibrio delle prestazioni. Questi aspetti rientrano nella libera autonomia contrattuale delle parti, le quali possono decidere di assumersi dei rischi e di allocarli come meglio credono. L’intervento del giudice non può spingersi fino a correggere un “cattivo affare” o a imporre un equilibrio economico che le parti non hanno voluto.

Le conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello nella parte in cui dichiarava la clausola rischio cambio nulla per immeritevolezza. Ha rinviato la causa alla stessa Corte d’Appello, in diversa composizione, affinché proceda a un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà valutare la clausola non in astratto, sulla base della sua rischiosità, ma in concreto, analizzando lo scopo pratico perseguito dalle parti e verificando se tale scopo sia o meno contrario ai principi cardine del nostro sistema giuridico.

Questa decisione rafforza il principio dell’autonomia contrattuale, chiarendo che i patti atipici, anche se complessi e aleatori, sono legittimi, a meno che non mirino a realizzare risultati socialmente dannosi o riprovevoli. Per le imprese e i consumatori, ciò significa che la sottoscrizione di contratti con clausole finanziarie complesse richiede la massima attenzione, poiché non sarà facile ottenerne l’annullamento solo sulla base di un presunto squilibrio economico.

Una clausola “rischio cambio” è sempre valida in un contratto di leasing?
Non necessariamente. La sua validità dipende da due fattori principali: 1) l’oggetto deve essere determinato o determinabile, cioè tutti i criteri per calcolare il canone devono essere specificati chiaramente nel contratto; 2) lo scopo perseguito dalle parti non deve essere “immeritevole di tutela”, cioè contrario ai principi fondamentali dell’ordinamento giuridico.

Cosa significa che una clausola è “immeritevole di tutela” secondo la Cassazione?
Significa che lo scopo pratico che le parti vogliono raggiungere con quella clausola è contrario a principi cardine come l’ordine pubblico, il buon costume o la coscienza civile. La sentenza chiarisce che una clausola non è immeritevole solo perché è rischiosa, speculativa, poco chiara o economicamente svantaggiosa per una delle parti. Questi aspetti rientrano nella libertà contrattuale.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello in questo caso?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché la Corte d’Appello ha erroneamente basato il suo giudizio di immeritevolezza della clausola sulla sua natura aleatoria e sullo squilibrio delle prestazioni. Secondo la Suprema Corte, questo è un criterio sbagliato. Il giudice del rinvio dovrà ora riesaminare il caso applicando il principio corretto, ovvero valutando se lo scopo concreto perseguito dalle parti con la clausola fosse contrario ai valori fondamentali dell’ordinamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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