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Clausola penale: limita il risarcimento del danno?

Una società fornitrice ritarda la consegna di materiali, causando un danno a un’impresa immobiliare. Le parti avevano pattuito una clausola penale in un accordo transattivo. La Corte di Cassazione stabilisce che l’effetto limitativo del risarcimento derivante dalla clausola penale non costituisce un’eccezione nuova inammissibile in appello, ma una mera difesa. La sua esistenza, una volta provata, impone al giudice di valutarne gli effetti limitativi sul danno risarcibile, anche d’ufficio.

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Clausola Penale e Risarcimento: La Cassazione Chiarisce i Limiti

L’inserimento di una clausola penale in un contratto è una pratica comune per predeterminare il risarcimento in caso di ritardo o inadempimento. Ma cosa succede se il danno effettivo è superiore all’importo della penale? E soprattutto, fino a che punto del processo si può far valere l’effetto limitativo di tale clausola? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto processuale cruciale, distinguendo tra ‘eccezione in senso stretto’ e ‘mera difesa’.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare commissionava a un’azienda fornitrice la progettazione e realizzazione ‘chiavi in mano’ di un soppalco all’interno di un capannone. A causa di ritardi nella consegna, le parti stipulavano un accordo transattivo che fissava un nuovo termine essenziale e prevedeva una penale di 750,00 Euro per ogni giorno di ritardo.

Nonostante ciò, il fornitore consegnava solo una parte del materiale e con ulteriore ritardo. La società immobiliare, che nel frattempo aveva locato il capannone a terzi, si vedeva costretta a reperire altrove il materiale mancante per completare i lavori.

Il fornitore otteneva un decreto ingiuntivo per il pagamento del materiale fornito. La società immobiliare si opponeva, chiedendo non solo la revoca del decreto, ma anche un cospicuo risarcimento danni per il ritardo, comprensivo della penale pattuita e della perdita di due mesi di canone di locazione.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo il ritardo, condannava il fornitore a risarcire un danno quantificato in due mensilità di canone di locazione, revocando il decreto ingiuntivo e operando una compensazione. La Corte d’Appello confermava questa decisione, rigettando il gravame del fornitore.

Il punto cruciale della decisione d’appello è stato ritenere inammissibile, perché tardivo, l’argomento del fornitore secondo cui la clausola penale pattuita nell’accordo transattivo avrebbe dovuto limitare il risarcimento del danno. Secondo la Corte territoriale, questa era una questione nuova, mai sollevata in primo grado, e quindi non poteva essere esaminata in appello.

Le Motivazioni della Cassazione: La Funzione della Clausola Penale

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione d’appello, accogliendo il ricorso del fornitore. Il ragionamento dei giudici supremi si fonda sulla natura giuridica dell’effetto limitativo della clausola penale, come disciplinato dall’art. 1382 del Codice Civile.

La norma stabilisce che la penale ha l’effetto di limitare il risarcimento alla prestazione promessa, a meno che non sia stata convenuta la risarcibilità del danno ulteriore. Questa funzione limitativa non è un’eccezione che deve essere sollevata dalla parte entro termini perentori. Al contrario, essa costituisce l’effetto legale naturale della clausola stessa.

Di conseguenza, una volta che l’esistenza della clausola è stata provata e introdotta nel processo (come era avvenuto sin dal primo grado), il giudice ha il dovere di valutarne gli effetti giuridici, compreso quello limitativo del risarcimento. Sollecitare il giudice a interpretare la clausola in questo senso non è una nuova eccezione, ma una ‘mera difesa’, un’argomentazione che può essere svolta in ogni fase del giudizio.

La Corte di Cassazione ha specificato che questi fatti, definiti come modificativi, impeditivi o estintivi (in questo caso, l’effetto limitativo della penale impedisce una richiesta di danno maggiore), sono rilevabili d’ufficio dal giudice, purché risultino dagli atti di causa. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel dichiarare inammissibile il motivo di gravame del fornitore.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre un’importante lezione sia per le imprese che per i loro legali.

1. Redazione dei Contratti: È fondamentale essere estremamente chiari nel redigere la clausola penale. Se si intende riservarsi il diritto di chiedere un danno superiore a quello predeterminato, occorre specificarlo espressamente con una dicitura come ‘salva la risarcibilità del danno ulteriore’. In assenza, la penale fisserà un tetto massimo al risarcimento.

2. Strategia Processuale: La distinzione tra ‘eccezione’ e ‘mera difesa’ è fondamentale. L’effetto legale di un fatto già provato in giudizio (come l’esistenza di una clausola contrattuale) può essere argomentato anche in fasi avanzate del processo, poiché il giudice è tenuto a conoscerne e applicarne le conseguenze giuridiche. La parte si limita a ‘sollecitare’ una corretta applicazione della legge, non a introdurre un fatto nuovo.

Qual è la funzione principale di una clausola penale in un contratto?
Secondo l’art. 1382 c.c., citato nell’ordinanza, la clausola penale ha l’effetto di limitare il risarcimento del danno alla prestazione promessa, predeterminando in via forfettaria l’entità del pregiudizio derivante da inadempimento o ritardo.

È possibile chiedere un risarcimento superiore all’importo fissato nella clausola penale?
Sì, ma solo se nel contratto è stata espressamente pattuita la ‘risarcibilità del danno ulteriore’. In caso contrario, la penale rappresenta il limite massimo del risarcimento dovuto, indipendentemente dall’entità del danno effettivamente subito.

Sostenere in appello che la clausola penale limita il danno è considerata un’eccezione nuova e quindi inammissibile?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, una volta provata l’esistenza della clausola nel processo, il suo effetto legale limitativo del risarcimento costituisce una ‘mera difesa’, non un’eccezione nuova. Pertanto, può essere fatta valere anche in appello e deve essere considerata dal giudice, anche d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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