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Clausola penale abusiva: rinvio alla Corte di Giustizia

In una controversia su un contratto preliminare immobiliare, la Corte di Cassazione affronta la questione di una clausola penale ritenuta eccessiva. Dopo un lungo iter giudiziario focalizzato sulla riduzione della penale, i promissari acquirenti ne hanno eccepito la nullità come clausola abusiva solo nel ricorso finale. Rilevando un conflitto tra le norme processuali nazionali sul giudicato e i principi di tutela del consumatore del diritto europeo, la Corte ha sospeso il giudizio e ha sottoposto una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per chiarire se la nullità possa essere rilevata anche in questa fase avanzata del processo.

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Clausola Penale Abusiva: La Cassazione Interpella l’Europa

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione riaccende i riflettori sul delicato equilibrio tra le norme procedurali nazionali e la tutela dei consumatori imposta dal diritto europeo. Il caso riguarda una clausola penale abusiva in un contratto di compravendita immobiliare e solleva un dubbio fondamentale: fino a che punto un consumatore può far valere i propri diritti, anche a processo avanzato? La Suprema Corte ha scelto di non decidere autonomamente, passando la parola alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine nel lontano 1998, con la stipula di un contratto preliminare di vendita per un immobile. I promissari acquirenti, una coppia di consumatori, non adempiono all’obbligo di stipulare il contratto definitivo, dando il via a una lunga e complessa battaglia legale.

Il contenzioso inizia con un lodo arbitrale nel 2002, che risolve il contratto per inadempimento degli acquirenti. Segue un’impugnazione in Corte d’Appello che, nel 2009, dichiara nullo il lodo e riduce la penale prevista dal contratto. La questione arriva per la prima volta in Cassazione, che nel 2015 cassa la sentenza d’appello, ritenendo inadeguata la motivazione sulla riduzione della penale, e rinvia il caso a una diversa sezione della Corte d’Appello.

Nel 2018, la Corte d’Appello in sede di rinvio ricalcola e riduce nuovamente la penale. È contro questa decisione che i consumatori propongono un nuovo ricorso in Cassazione, sollevando per la prima volta una questione radicalmente diversa: la nullità totale della clausola penale in quanto vessatoria ai sensi della normativa a tutela del consumatore.

La Questione sulla Clausola Penale Abusiva

Il cuore del problema è procedurale e sostanziale. Per anni, il dibattito si è concentrato esclusivamente sul quantum, ovvero sull’ammontare della riduzione della penale, che veniva data per valida nella sua esistenza. La richiesta di ridurla presuppone, logicamente, che la clausola sia efficace. Ora, invece, i consumatori ne chiedono la cancellazione totale, definendola una clausola penale abusiva e quindi nulla fin dall’origine.

Può la Corte di Cassazione, in questa fase così avanzata e dopo un precedente giudizio di rinvio, esaminare una questione (la nullità) mai sollevata prima? Secondo le rigide regole processuali italiane, la risposta sarebbe probabilmente negativa. Si sarebbe formato un cosiddetto ‘giudicato implicito’ sulla validità della clausola, che non potrebbe più essere messo in discussione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Di fronte a questo dilemma, la Suprema Corte ha emesso un’ordinanza interlocutoria, con cui ha sospeso il processo e ha formulato un quesito pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
La Corte chiede, in sostanza, se i principi del diritto dell’Unione Europea, in particolare la Direttiva 93/13/CEE sulle clausole abusive e il diritto a una tutela giurisdizionale effettiva, ostino all’applicazione di norme processuali nazionali che impedirebbero di esaminare la nullità di una clausola, anche in un giudizio di rinvio e nonostante la passività pregressa dei consumatori.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione motiva la sua scelta evidenziando un insanabile conflitto tra due principi fondamentali. Da un lato, il principio nazionale della stabilità e intangibilità delle decisioni giudiziarie (il ‘giudicato’), che garantisce la certezza del diritto. Dall’altro, il principio cardine del diritto UE della tutela rafforzata del consumatore, considerato parte debole del rapporto contrattuale. La giurisprudenza della Corte di Giustizia europea ha più volte affermato che i giudici nazionali hanno il dovere di esaminare d’ufficio la natura abusiva delle clausole, disapplicando qualsiasi norma interna che ostacoli tale controllo. Queste sentenze europee costituiscono uno ‘ius superveniens’, un nuovo diritto che i giudici nazionali sono tenuti ad applicare. La Cassazione, pertanto, si trova a dover bilanciare la propria funzione di garante della stabilità processuale con l’obbligo di assicurare la piena efficacia del diritto europeo. Da qui la necessità di chiedere un chiarimento all’unica autorità che può fornire un’interpretazione vincolante del diritto UE.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è di estrema importanza perché mette in discussione i limiti procedurali nazionali di fronte alla tutela consumeristica di matrice europea. La futura sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea avrà un impatto significativo, non solo per il caso specifico, ma per innumerevoli altre controversie. Se la Corte UE dovesse affermare la prevalenza della tutela del consumatore sul giudicato nazionale, si aprirebbe la possibilità per i consumatori di far valere la nullità di clausole abusive anche in fasi molto avanzate del contenzioso. Per ora, il processo italiano è sospeso, in attesa che la voce dell’Europa indichi la via da seguire.

È possibile contestare una clausola penale come abusiva per la prima volta in Cassazione, dopo un giudizio di rinvio?
La Corte di Cassazione ha ritenuto la questione così complessa da non poterla decidere autonomamente. Secondo il diritto processuale nazionale, ciò sarebbe impedito dal formarsi di un ‘giudicato implicito’ sulla validità della clausola. Tuttavia, i principi del diritto dell’Unione Europea sulla tutela dei consumatori potrebbero imporre una soluzione diversa. Per questo motivo, la Corte ha chiesto un chiarimento alla Corte di Giustizia dell’UE.

Perché la Corte di Cassazione ha rinviato la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea?
La Corte ha riscontrato un potenziale conflitto tra un principio fondamentale del diritto processuale italiano (la stabilità delle decisioni passate in giudicato) e un principio cardine del diritto dell’Unione Europea (la tutela effettiva dei consumatori contro le clausole abusive). Poiché il diritto UE prevale su quello nazionale, la Corte ha chiesto all’organo giurisdizionale europeo di interpretare le proprie norme per risolvere questo conflitto.

Cosa succede ora al processo in Italia?
Il processo davanti alla Corte di Cassazione è sospeso. Le parti e la stessa Corte devono attendere la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. La decisione che verrà emessa dalla Corte UE sarà vincolante per la Cassazione, la quale dovrà poi risolvere il caso concreto applicando il principio di diritto stabilito a livello europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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