LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Clausola limitativa responsabilità: quando è nulla?

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla responsabilità di una società di vigilanza per un furto subito da un’azienda cliente. La Corte ha confermato la nullità della clausola limitativa della responsabilità presente nel contratto, poiché prevedeva un risarcimento irrisorio (pari a una mensilità del canone) in caso di inadempimento. Tale clausola è stata considerata un tentativo di eludere il divieto di limitare la responsabilità per dolo o colpa grave. La sentenza è stata però cassata con rinvio per una nuova quantificazione del danno, che la Corte d’Appello aveva liquidato senza un’adeguata base probatoria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Clausola Limiativa della Responsabilità: Quando è Niente più che Carta Straccia?

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre spunti cruciali sulla validità della clausola limitativa della responsabilità nei contratti, specialmente in settori critici come la vigilanza privata. La decisione analizza il caso di un furto in un’azienda e stabilisce che una clausola che limita il risarcimento a una somma irrisoria è nulla, in quanto elude il divieto di escludere la responsabilità per colpa grave.

I Fatti di Causa

Una società siderurgica stipulava un contratto con un’azienda di sicurezza per un servizio di allarme e pronto intervento ispettivo presso il proprio capannone. A seguito di un ingente furto, l’azienda cliente citava in giudizio la società di vigilanza, accusandola di inadempimento contrattuale. Durante il furto, infatti, l’allarme era scattato più volte, ma la guardia intervenuta si era limitata a controllare solo la parte anteriore dell’edificio, senza ispezionare il retro, da cui i ladri erano entrati e usciti indisturbati.

La società di vigilanza si difendeva sostenendo che le modalità di ispezione erano state modificate da un accordo verbale tra una propria guardia giurata e il coniuge della legale rappresentante dell’azienda cliente. Inoltre, invocava una clausola contrattuale che limitava il risarcimento a un importo pari a una singola mensilità del canone di servizio.

La Decisione nei Gradi di Merito

La Corte d’Appello, riformando la sentenza di primo grado, accoglieva la domanda dell’azienda siderurgica. I giudici ritenevano la società di vigilanza responsabile, affermando che l’accordo verbale non fosse valido né efficace. Questo perché il contratto richiedeva la forma scritta per qualsiasi modifica e, in ogni caso, l’accordo era stato stretto tra soggetti non legittimati a modificare il rapporto contrattuale.

Inoltre, la Corte dichiarava nulla la clausola limitativa della responsabilità ai sensi dell’art. 1229 c.c., giudicando l’importo pattuito (una mensilità del canone) del tutto irrisorio e sintomatico di un tentativo di aggirare il divieto di escludere la responsabilità per inadempimenti dovuti a colpa grave.

Il Giudizio della Cassazione sulla clausola limitativa della responsabilità

La società di vigilanza e la sua compagnia assicurativa ricorrevano in Cassazione. La Suprema Corte ha rigettato gran parte dei motivi del ricorso principale, confermando i principi espressi dalla Corte d’Appello, ma ha accolto i motivi relativi alla quantificazione del danno.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondate le censure relative alla validità dell’accordo verbale. Ha confermato che un patto informale non poteva derogare a quanto stabilito per iscritto, soprattutto quando il contratto stesso prevedeva la necessità della forma scritta per ogni pattuizione successiva. L’accordo, inoltre, era intervenuto tra soggetti estranei al contratto (il coniuge della legale rappresentante e una guardia giurata), rendendolo inefficace.

Di fondamentale importanza è stata la conferma della nullità della clausola limitativa della responsabilità. I giudici hanno ribadito che, sebbene le parti possano limitare la responsabilità, non possono farlo per dolo o colpa grave. Una clausola che fissa un risarcimento preventivo (penale) di importo manifestamente irrisorio rispetto al danno prevedibile si traduce, di fatto, in un’esclusione della responsabilità, ed è quindi nulla. Il giudice non può, in questo caso, aumentare l’importo della penale, ma deve semplicemente dichiararne la nullità.

Tuttavia, la Cassazione ha accolto i motivi di ricorso relativi alla liquidazione del danno. La Corte d’Appello aveva erroneamente ritenuto non contestate le voci di danno richieste dall’azienda cliente, liquidando somme (in particolare per l’interruzione dell’attività produttiva) senza alcun supporto probatorio. La Cassazione ha ricordato che il principio di non contestazione va applicato con prudenza e che, in presenza di contestazioni da parte della convenuta, il giudice ha il dovere di valutare nel merito le prove prodotte.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza è stata cassata limitatamente alla quantificazione del danno, con rinvio alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata su un’attenta analisi delle prove. Questa ordinanza rafforza un principio cardine del nostro ordinamento: i patti contrattuali devono essere rispettati e le modifiche, se richieste in forma scritta, non possono avvenire verbalmente. Soprattutto, insegna che le clausole che limitano la responsabilità non possono essere uno strumento per svuotare di contenuto l’obbligazione principale. Un risarcimento simbolico o irrisorio non è una limitazione, ma un’esclusione di responsabilità, e come tale è radicalmente nullo quando l’inadempimento deriva da colpa grave.

Un accordo verbale può modificare un contratto di vigilanza che richiede la forma scritta per ogni modifica?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che l’accordo verbale era inefficace, sia perché il contratto originale prevedeva espressamente la forma scritta per qualsiasi modifica, sia perché tale accordo era stato stipulato tra soggetti non legittimati a rappresentare le parti contrattuali.

Una clausola che limita il risarcimento a un importo irrisorio, come una mensilità del canone, è valida?
No. La Corte ha stabilito che una clausola di questo tipo è nulla ai sensi dell’art. 1229 c.c. perché l’irrisorietà dell’importo pattuito costituisce un elemento che dimostra l’aggiramento del divieto di limitare la responsabilità per dolo o colpa grave.

Se una parte non contesta specificamente le voci di danno, il giudice può considerarle automaticamente provate?
Non sempre. La Suprema Corte ha chiarito che il principio di non contestazione va ponderato attentamente. Nel caso specifico, la società convenuta aveva sollevato contestazioni. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel liquidare i danni senza un adeguato esame delle prove, basandosi sull’errato presupposto che le voci di danno non fossero state contestate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati