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Clausola foro convenzionale: Cassazione sulla validità

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’impresa immobiliare contro una società di leasing, confermando la validità di una clausola sul foro convenzionale che stabiliva fori diversi per le parti. L’ordinanza chiarisce che tali clausole asimmetriche sono lecite nei rapporti tra imprese se specificamente approvate. Inoltre, la Corte ha stabilito che la valutazione sull’equità di una clausola penale in un contratto di leasing risolto può avvenire solo dopo la restituzione del bene da parte dell’utilizzatore.

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Clausola sul foro convenzionale: la Cassazione ne conferma la validità nei contratti tra imprese

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata sulla validità di una clausola sul foro convenzionale asimmetrica inserita in un contratto di leasing tra due società. La decisione offre importanti chiarimenti sulla libertà contrattuale delle parti in ambito commerciale e stabilisce un principio procedurale fondamentale per la valutazione delle penali in caso di risoluzione del contratto.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore leasing citava in giudizio un’impresa immobiliare per l’inadempimento di tre contratti. La società concedente chiedeva la risoluzione dei contratti, il pagamento dei canoni scaduti e un’indennità per l’occupazione dei beni fino al loro rilascio. L’impresa utilizzatrice si difendeva eccependo, in primo luogo, l’incompetenza territoriale del tribunale adito, sostenendo la nullità della clausola che stabiliva il foro competente.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano l’eccezione, confermando la competenza del tribunale scelto dalla società di leasing e condannando l’utilizzatrice al pagamento dei canoni scaduti. L’impresa immobiliare decideva quindi di ricorrere in Cassazione, basando il proprio appello su due motivi principali: la presunta nullità della clausola sul foro per indeterminatezza e squilibrio, e l’invalidità della clausola penale prevista in caso di risoluzione del contratto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo entrambi i motivi infondati. La decisione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello, solidificando importanti principi sia in materia processuale che sostanziale riguardo ai contratti di leasing.

Le Motivazioni

La Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, fornendo una chiara motivazione per il rigetto di entrambi.

Validità della clausola sul foro convenzionale asimmetrica

Il primo motivo di ricorso contestava la validità della clausola che stabiliva fori diversi per le due parti contrattuali. Per le cause intentate dall’utilizzatore, era previsto come foro esclusivo quello di Milano. Per le cause intentate dalla società concedente, invece, erano indicati quattro fori alternativi, coincidenti con le sedi di alcune sue filiali.

La Cassazione ha ritenuto questa clausola perfettamente legittima per le seguenti ragioni:

1. Liceità delle clausole asimmetriche: La giurisprudenza consolidata ammette la validità di clausole che regolano diversamente la competenza territoriale per le due parti, specialmente in contesti B2B (tra imprese), dove non si applica la tutela consumeristica.
2. Mancanza di indeterminatezza: La clausola era chiara e non generica. Indicava specificamente un foro esclusivo per una parte e fori alternativi determinati per l’altra, collegati a luoghi operativi della società (le filiali).
3. Approvazione specifica: La clausola era stata oggetto di specifica approvazione per iscritto, come richiesto dalla legge per le clausole potenzialmente onerose, e il richiamo numerico nel documento contrattuale era stato ritenuto sufficiente.

La Corte ha quindi escluso qualsiasi invalidità per indeterminatezza o sproporzione, riconoscendo la piena validità della scelta contrattuale operata dalle parti.

La valutazione sulla clausola penale e la restituzione del bene

Il secondo motivo di ricorso sosteneva che la clausola penale, che prevedeva la ritenzione dei canoni pagati e il diritto a quelli futuri in caso di risoluzione (la cosiddetta clausola di confisca), fosse nulla in quanto avrebbe generato un’ingiusta locupletazione a favore della società concedente.

Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto la censura, introducendo un principio procedurale di fondamentale importanza. Richiamando una precedente decisione delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che la legittimità di tali clausole nei contratti di leasing traslativo è subordinata alla previsione di un meccanismo di riequilibrio: il concedente deve defalcare dal proprio credito il valore ricavato dalla vendita o riallocazione del bene restituito.

Tuttavia, il punto cruciale della motivazione è che qualsiasi valutazione sull’eventuale eccessività della penale può essere effettuata dal giudice solo dopo che l’utilizzatore ha restituito il bene. Nel caso di specie, la restituzione non era ancora avvenuta. Di conseguenza, era impossibile determinare il valore residuo del bene e, quindi, verificare se la penale producesse un arricchimento ingiustificato. Fino a quel momento, la richiesta di riduzione della penale è da considerarsi infondata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi di notevole impatto pratico. In primo luogo, riafferma la legittimità delle clausole sulla competenza territoriale asimmetriche nei contratti commerciali, a condizione che siano formulate con chiarezza e specificamente approvate per iscritto. In secondo luogo, e con maggiore rilevanza, stabilisce una condizione imprescindibile per la contestazione delle clausole penali nei contratti di leasing: l’utilizzatore che lamenta l’eccessività della penale deve prima adempiere al proprio obbligo di restituzione del bene. Solo dopo la riconsegna, il giudice potrà disporre degli elementi necessari per valutare il corretto equilibrio contrattuale e, se del caso, ridurre la penale per evitare ingiusti arricchimenti.

Una clausola contrattuale che stabilisce fori diversi per le due parti (clausola asimmetrica) è valida?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, nei contratti tra imprese (B2B) una clausola che stabilisce fori convenzionali diversi per le due parti è pienamente valida, a condizione che non sia indeterminata e sia stata oggetto di specifica approvazione scritta.

Quando è legittima una clausola di confisca in un contratto di leasing traslativo?
Una clausola che, in caso di risoluzione per inadempimento, consente al concedente di trattenere i canoni versati e pretendere quelli futuri è legittima solo se prevede un meccanismo per evitare un ingiusto arricchimento. Tale meccanismo consiste nel detrarre dall’importo totale dovuto il valore del bene, una volta che questo è rientrato nella disponibilità del concedente.

È possibile chiedere al giudice di ridurre una penale prevista in un contratto di leasing prima di aver restituito il bene?
No. La Corte ha chiarito che la valutazione sull’eventuale eccessività della penale e la sua possibile riduzione possono avvenire solo dopo la restituzione del bene. Senza la riconsegna, non è possibile determinare il valore residuo dell’asset e, di conseguenza, accertare se vi sia un ingiusto arricchimento per il concedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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