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Clausola foro competente: quando non è esclusiva?

La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola foro competente generica, senza un’espressa dichiarazione di esclusività, non deroga alla competenza territoriale ordinaria. Il caso riguarda l’opposizione a un decreto ingiuntivo in un contratto di subappalto, dove la società committente invocava una clausola per spostare il giudizio. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che per rendere un foro convenzionale esclusivo, la volontà delle parti di escludere altri fori legali deve essere inequivocabile.

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Clausola Foro Competente: Quando un Accordo non Basta a Scegliere il Giudice

Nell’ambito dei contratti commerciali, la clausola foro competente è uno strumento fondamentale per stabilire in anticipo quale tribunale sarà incaricato di risolvere eventuali controversie. Tuttavia, la sua formulazione deve essere precisa e inequivocabile per essere efficace. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come una clausola generica possa rivelarsi inefficace, non riuscendo a derogare alle regole ordinarie sulla competenza territoriale. Analizziamo insieme questo caso per capire quali lezioni pratiche possiamo trarne.

I fatti di causa

Una società subappaltante, che aveva commissionato dei lavori, si opponeva a un decreto ingiuntivo per il pagamento di circa 8.780 euro richiesto dalla ditta subappaltatrice. La società committente sosteneva, in via preliminare, che il Tribunale adito non fosse competente, in virtù di una clausola presente negli ordini di acquisto che indicava il Tribunale di Roma come foro competente per ogni controversia. Nel merito, contestava il debito, asserendo di averlo in parte già saldato e che i lavori non erano stati eseguiti a regola d’arte.

Il Tribunale di primo grado accoglieva solo parzialmente le ragioni della committente, condannandola comunque al pagamento di una somma ridotta. La Corte d’Appello, successivamente, confermava la decisione, rigettando l’appello principale della committente. Quest’ultima decideva quindi di ricorrere in Cassazione, basando il proprio ricorso su tre motivi principali, il più importante dei quali riguardava proprio l’interpretazione della clausola foro competente.

La questione della clausola foro competente

Il cuore della controversia giuridica risiedeva nella validità e nell’efficacia della seguente clausola: «Per qualsiasi controversia sarà competente il Tribunale di Roma». Secondo la società ricorrente, questa clausola avrebbe dovuto radicare la competenza esclusivamente presso il foro di Roma, rendendo incompetente il tribunale che aveva emesso il decreto ingiuntivo.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha sposato la tesi della Corte d’Appello, rigettando il motivo. Gli Ermellini hanno chiarito un principio di diritto fondamentale: per essere considerato ‘esclusivo’, un foro convenzionale deve essere designato attraverso una dichiarazione espressa e univoca. La volontà delle parti di derogare alla competenza ordinaria e, soprattutto, di escludere la concorrenza degli altri fori previsti dalla legge (come quello del luogo di adempimento dell’obbligazione) deve risultare in modo inequivocabile dal testo contrattuale. Una formulazione generica come quella in esame non è sufficiente a creare un foro esclusivo, ma si limita ad aggiungere un’opzione in più a quelle già previste dal codice di procedura civile.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha rigettato tutti e tre i motivi di ricorso. Sul primo e principale motivo, ha affermato che la formulazione «Per qualsiasi controversia sarà competente il Tribunale di X» non individua un foro convenzionale esclusivo. Per ottenere tale effetto, è necessaria una dichiarazione espressa e inequivocabile che escluda la concorrenza dei fori alternativi previsti dalla legge. In assenza di termini come ‘esclusivamente’ o ‘unicamente’, la clausola si interpreta come un’aggiunta e non come una sostituzione dei fori legali.

Anche il secondo motivo, relativo alla presunta violazione delle norme sull’accettazione dei lavori, è stato respinto. La Corte ha ritenuto che la contestazione dei vizi, avvenuta a dicembre 2005, fosse tardiva rispetto all’emissione della fattura (fine luglio 2005) e alla notifica del decreto ingiuntivo. La giustificazione basata sull’arrivo della stagione fredda è stata giudicata ‘poco verosimile’. Infine, la clausola che subordinava l’emissione della fattura a un ‘nulla osta’ è stata considerata inefficace perché non specificamente approvata per iscritto dalla subappaltatrice, come richiesto dagli articoli 1341 e 1342 del codice civile per le clausole vessatorie.

Il terzo motivo, che criticava la sentenza d’appello per aver di fatto confermato il decreto ingiuntivo pur avendolo formalmente revocato, è stato ugualmente giudicato infondato. La Corte ha ricordato che il giudizio di opposizione ha un duplice oggetto: la validità del decreto e l’accertamento del credito. La revoca del decreto può coesistere con una condanna al pagamento di una somma, anche identica, se il credito viene accertato nel corso del giudizio di merito.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per chi redige contratti: la precisione è tutto. Per assicurarsi che una controversia venga decisa da un tribunale specifico ed escludere ogni altra possibilità, la clausola foro competente deve contenere una dicitura esplicita, come ‘il foro competente in via esclusiva’ o ‘escludendo ogni altro foro concorrente’. In caso contrario, la clausola avrà solo l’effetto di aggiungere un foro facoltativo a quelli già previsti dalla legge, lasciando alla controparte la possibilità di scegliere un tribunale diverso e potenzialmente più scomodo. Le aziende devono quindi prestare la massima attenzione nella stesura di queste clausole per evitare sorprese procedurali e garantire la certezza del diritto nei loro rapporti commerciali.

Quando una clausola che indica un foro competente è considerata ‘esclusiva’?
Una clausola sul foro competente è considerata esclusiva solo quando contiene una dichiarazione espressa e univoca da cui risulta la concorde volontà delle parti non solo di derogare alla competenza ordinaria, ma anche di escludere la concorrenza dei fori designati dalla legge.

Una clausola che richiede un’autorizzazione per emettere una fattura è sempre valida?
No. Secondo la decisione in esame, una clausola che stabilisce che una fattura può essere emessa solo previo nulla osta specifico del responsabile della commessa è inefficace se non è stata sottoscritta espressamente dal subappaltatore, in quanto può rientrare tra le clausole che richiedono specifica approvazione scritta ai sensi degli artt. 1341 e 1342 c.c.

Se un decreto ingiuntivo viene revocato nel giudizio di opposizione, il debito viene annullato?
Non necessariamente. Il giudizio di opposizione accerta il credito nel merito. Pertanto, la revoca del decreto ingiuntivo può coesistere con una condanna al pagamento di una somma (anche di importo identico a quello ingiunto) se, nel corso della causa, il credito viene provato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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