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Clausola di gradimento: come interpretarla in appalto

Una committente si rifiuta di approvare i disegni esecutivi per una casa in legno, invocando una clausola di gradimento. I tribunali le danno torto, stabilendo che la clausola serve a verificare la conformità tecnica, non a consentire un rifiuto arbitrario. La Cassazione conferma questa interpretazione, chiarendo i limiti dell’interpretazione della clausola di gradimento e l’impossibilità di rivalutare i fatti in sede di legittimità.

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Clausola di gradimento: il limite tra approvazione e abuso del diritto

Quando si stipula un contratto di appalto, specialmente per opere complesse come la costruzione di un immobile, è comune inserire clausole che tutelino il committente. Tra queste, la clausola di gradimento è spesso fonte di contenzioso. Questa clausola dà davvero al cliente un potere assoluto di veto? Un’ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti di tale potere, distinguendo tra una legittima verifica e un rifiuto arbitrario. Il caso riguarda la costruzione di una casa in legno e il rifiuto della committente di approvare i disegni esecutivi.

I Fatti del Caso: Dalla Progettazione alla Causa Legale

Una società costruttrice specializzata in architettura lamellare viene incaricata da una cliente di realizzare una casa in legno a due piani. La particolarità del progetto risiede nel fatto che l’opera deve adattare un progetto architettonico originariamente concepito per una casa in cemento armato. Il contratto prevede quindi sia l’elaborazione di un progetto esecutivo dettagliato, con soluzioni tecniche specifiche per il legno, sia la successiva costruzione.

Il contratto contiene una clausola che subordina l’avvio dei lavori alla firma per approvazione, da parte della committente, dei disegni esecutivi. Dopo aver ricevuto i progetti, la cliente si rifiuta di firmarli, sostenendo che le soluzioni tecniche proposte, in particolare per la copertura, stravolgerebbero l’impianto originario. Forte di quella che interpreta come una clausola di gradimento, comunica di non accettare l’opera.

La società costruttrice, ritenendo il rifiuto ingiustificato e pretestuoso, cita in giudizio la cliente chiedendo la risoluzione del contratto per suo inadempimento, il pagamento della prima quota di lavori già fatturata e il risarcimento dei danni.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello danno ragione alla società costruttrice. Attraverso una Consulenza Tecnica d’Ufficio (C.T.U.), emerge che i disegni esecutivi, pur con gli adattamenti tecnici necessari per la costruzione in legno, erano conformi al progetto architettonico iniziale.

I giudici interpretano la clausola controversa non come una clausola di gradimento che conferisce un potere discrezionale e insindacabile alla committente, ma come una clausola di verifica tecnica. Il suo scopo era permettere alla cliente di controllare la corrispondenza tra il progetto esecutivo e quello architettonico, non di rifiutare l’opera per un mero ripensamento. Di conseguenza, il rifiuto della committente viene giudicato illegittimo e costituisce un grave inadempimento contrattuale.

La Clausola di Gradimento secondo la Cassazione

La committente non si arrende e ricorre in Cassazione, basando il suo appello su tre motivi principali: l’errata interpretazione della clausola contrattuale, l’omessa valutazione delle risultanze della C.T.U. e la violazione delle norme sulla risoluzione per inadempimento.

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione d’appello e fornendo importanti chiarimenti sull’interpretazione contrattuale.

Le motivazioni

La Corte spiega dettagliatamente perché ogni motivo di ricorso sia inammissibile:

1. Sull’interpretazione della clausola: La Cassazione ribadisce un principio consolidato: l’interpretazione di un contratto è compito del giudice di merito. In sede di legittimità, non si può contestare tale interpretazione semplicemente proponendone una diversa. La censura è ammissibile solo se si dimostra che il giudice ha violato i canoni legali di interpretazione (artt. 1362 e ss. c.c.). Nel caso specifico, l’interpretazione della Corte d’Appello – che ha considerato la natura tecnica dell’opera e lo scopo della clausola – era logica e plausibile. Non era l’unica possibile, ma una delle possibili, e tanto basta per renderla incensurabile.

2. Sulla valutazione delle prove (C.T.U.): La ricorrente lamentava che i giudici avessero acriticamente aderito alle conclusioni del C.T.U. senza considerare le sue obiezioni. La Cassazione chiarisce che la violazione delle norme sulla valutazione delle prove (art. 115 c.p.c.) si verifica solo quando un giudice fonda la sua decisione su prove inesistenti, non quando valuta liberamente le prove acquisite, attribuendo a una (la C.T.U.) maggior peso rispetto ad altre. Criticare il merito della consulenza tecnica equivale a chiedere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

3. Sull’inadempimento: La questione se la società fosse o meno inadempiente per aver fornito progetti non conformi è una valutazione di fatto. L’apprezzamento sulla sussistenza e sulla gravità dell’inadempimento spetta al giudice di merito ed è insindacabile in Cassazione se, come in questo caso, è esente da vizi logici o giuridici.

Le conclusioni

Questa ordinanza è un importante monito per le parti contrattuali. Una clausola di gradimento non è un assegno in bianco. Il suo significato e la sua portata devono essere desunti dal contesto generale del contratto, dalla sua finalità e dalla natura della prestazione. In contratti tecnici e complessi, è più probabile che tale clausola sia intesa come uno strumento di verifica della conformità e della corretta esecuzione, piuttosto che come una licenza per un recesso arbitrario. La decisione rafforza inoltre il principio della sovranità del giudice di merito nella valutazione dei fatti e delle prove, circoscrivendo il ruolo della Cassazione al solo controllo della corretta applicazione del diritto.

Una ‘clausola di gradimento’ in un contratto di appalto dà al committente il potere di rifiutare l’opera a sua totale discrezione?
No. Secondo la Corte, la clausola deve essere interpretata nel contesto specifico del contratto. In questo caso, essa serviva a verificare la conformità tecnica del progetto esecutivo a quello architettonico, non a consentire un rifiuto arbitrario basato su un mero ripensamento.

È possibile contestare in Cassazione l’interpretazione di una clausola contrattuale data da un giudice d’appello?
È possibile solo se si dimostra che il giudice ha violato le regole legali di interpretazione (ad esempio, il criterio letterale o quello del comportamento delle parti), non semplicemente proponendo un’interpretazione alternativa. Se l’interpretazione del giudice è logica e plausibile, non può essere censurata in sede di legittimità.

Perché il ricorso della committente è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi sollevati non denunciavano veri e propri errori di diritto, ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove (come l’interpretazione della clausola e le conclusioni della perizia tecnica), attività che è preclusa alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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