LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Clausola di deroga e fideiussione: i limiti in appello

Un fideiussore si opponeva a un decreto ingiuntivo, eccependo la nullità della fideiussione a causa di una clausola di deroga basata su uno schema ABI anticoncorrenziale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi inferiori. La Corte ha stabilito che l’eccezione di nullità era stata sollevata tardivamente e senza prove adeguate, e che il ricorrente non aveva contestato le specifiche ragioni giuridiche della sentenza d’appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Clausola di deroga e fideiussione: i limiti in appello

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito importanti principi procedurali in materia di fideiussioni bancarie, in particolare riguardo all’eccezione di nullità della clausola di deroga all’art. 1957 c.c. per violazione della normativa antitrust. La pronuncia sottolinea come la tardiva e generica contestazione delle motivazioni della sentenza d’appello conduca inesorabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso.

I Fatti di Causa

Un privato cittadino, in qualità di fideiussore di una società a responsabilità limitata, si era opposto a un decreto ingiuntivo emesso da un istituto di credito per il pagamento di un debito derivante da uno scoperto di conto corrente. La società garantita era stata successivamente dichiarata fallita.
A fondamento della sua opposizione, il fideiussore lamentava principalmente due violazioni da parte della banca:
1. La violazione dell’art. 1956 c.c., per aver continuato a erogare credito alla società debitrice nonostante il palese peggioramento delle sue condizioni economiche, senza informare il garante.
2. La nullità dell’intera fideiussione, eccepita nel corso del primo grado, perché il contratto conteneva clausole conformi allo schema ABI, tra cui la clausola di deroga all’art. 1957 c.c., già dichiarate nulle dalla giurisprudenza di legittimità per violazione della normativa antitrust.

L’Esito nei Giudizi di Merito

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello rigettavano le doglianze del fideiussore. In particolare, la Corte territoriale riteneva inammissibile l’eccezione di nullità per contrasto con lo schema ABI, in quanto sollevata tardivamente (solo nella comparsa conclusionale) e senza fornire la prova della coincidenza tra il testo contrattuale e quello frutto dell’intesa restrittiva. Inoltre, i giudici d’appello interpretavano la clausola contrattuale in questione non come una rinuncia ai termini dell’art. 1957 c.c., bensì come un collegamento della garanzia all’integrale soddisfacimento del debito, rendendo così irrilevante la questione della decadenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del fideiussore inammissibile, non entrando nel merito delle questioni ma soffermandosi su aspetti puramente procedurali.

Inammissibilità della contestazione sulla clausola di deroga

Il motivo centrale del ricorso, relativo alla nullità della clausola di deroga, è stato ritenuto inammissibile perché non contestava in modo specifico le due autonome rationes decidendi su cui si fondava la decisione della Corte d’Appello. Il ricorrente, infatti, avrebbe dovuto:
1. Contestare la valutazione sulla tardività e la mancata prova dell’eccezione di nullità, dimostrando di averla sollevata tempestivamente e con adeguato supporto probatorio sin dal primo grado.
2. Censurare l’interpretazione della clausola fornita dalla Corte d’Appello, argomentando, sulla base delle regole di ermeneutica contrattuale (art. 1362 c.c. e ss.), perché tale interpretazione fosse errata.

La mancata impugnazione di anche solo una di queste due ragioni, ciascuna di per sé sufficiente a sorreggere la decisione, ha reso il motivo inattaccabile in sede di legittimità.

Il difetto di specificità degli altri motivi

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili per difetto di specificità. La Corte ha osservato che il ricorrente si era limitato a riprodurre le argomentazioni già svolte in appello e a lamentare un generico mancato esame della documentazione, senza però confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata. Un simile approccio si traduce in una richiesta di nuova valutazione del merito dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Infine, la Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui, nell’ipotesi in cui la durata di una fideiussione sia correlata non alla scadenza dell’obbligazione principale ma al suo integrale adempimento, l’azione del creditore nei confronti del fideiussore non è soggetta al termine di decadenza previsto dall’art. 1957 c.c.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che le eccezioni di nullità, anche se rilevabili d’ufficio, devono essere supportate da allegazioni fattuali e prove tempestive, entro i termini di preclusione del primo grado. In secondo luogo, evidenzia un errore comune nei ricorsi per cassazione: la mancata censura di tutte le rationes decidendi della sentenza impugnata. Se una decisione si basa su più argomenti autonomi, è necessario contestarli tutti, pena l’inammissibilità del motivo. Infine, la pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale che distingue tra la deroga ai termini di decadenza e la clausola che lega l’efficacia della garanzia all’estinzione totale del debito.

È possibile sollevare per la prima volta in appello la nullità di una fideiussione per contrasto con la normativa antitrust?
No. Sebbene la nullità sia rilevabile d’ufficio, la sua allegazione deve essere tempestiva, ovvero avvenire entro i termini di preclusione del primo grado, e deve essere supportata dagli elementi di fatto e di prova necessari a sostenerla. Secondo la sentenza, non è possibile introdurre nuove prove in appello per dimostrare una nullità non adeguatamente allegata e provata in precedenza.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione non contesta specificamente la motivazione della sentenza d’appello?
Il motivo di ricorso viene dichiarato inammissibile. Il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, il ricorrente ha l’onere di criticare in modo puntuale le specifiche ragioni giuridiche (rationes decidendi) su cui si fonda la decisione impugnata, non potendosi limitare a riproporre le proprie tesi.

La clausola che lega la durata della fideiussione all’integrale pagamento del debito è soggetta al termine di decadenza dell’art. 1957 c.c.?
No. Secondo il principio consolidato richiamato dalla Corte, quando una fideiussione è strutturata per durare fino all’integrale adempimento del debito principale (e non fino alla sua scadenza), l’azione del creditore contro il fideiussore non è soggetta al termine di decadenza semestrale previsto dall’art. 1957 c.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati