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Clausola compromissoria e responsabilità precontrattuale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2145/2025, ha stabilito un importante principio in materia di clausola compromissoria. Il caso riguardava la vendita di un’azienda farmaceutica, in cui l’acquirente aveva successivamente scoperto che uno dei beni ceduti era oggetto di un procedimento amministrativo non dichiarato dalla venditrice. Dopo un primo lodo arbitrale che aveva ridotto il prezzo, l’acquirente agiva in tribunale per ottenere il risarcimento del danno da responsabilità precontrattuale. La Suprema Corte ha chiarito che una clausola compromissoria generica, che devolve agli arbitri le controversie su interpretazione ed esecuzione del contratto, non si estende alle pretese di natura precontrattuale. Queste ultime, infatti, non trovano la loro fonte (causa petendi) nel contratto, ma nella violazione del dovere di buona fede durante le trattative, un obbligo imposto dalla legge. Pertanto, in assenza di un’esplicita volontà delle parti, la competenza per tali controversie rimane del giudice ordinario.

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Clausola Compromissoria e Danni Precontrattuali: La Cassazione Fissa i Limiti

L’inserimento di una clausola compromissoria in un contratto è una prassi comune, specialmente nelle transazioni commerciali complesse, per garantire una risoluzione delle liti più rapida e specializzata. Tuttavia, quali sono i reali confini della sua operatività? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento cruciale, stabilendo che, in assenza di un’esplicita pattuizione, le richieste di risarcimento per responsabilità precontrattuale esulano dalla competenza arbitrale. Analizziamo insieme la vicenda e la decisione della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Cessione di un’Azienda e l’Insidia Nascosta

La controversia nasce dalla compravendita di un’azienda farmaceutica. Una società acquirente stipulava un contratto per l’acquisto di una farmacia e dei relativi dispensari da una venditrice privata. Il contratto conteneva una clausola compromissoria che devolveva a un arbitrato irrituale le liti relative all'”interpretazione, esecuzione o risoluzione” del contratto stesso.

Successivamente alla vendita, l’acquirente scopriva che uno dei dispensari farmaceutici oggetto della cessione era, già prima della stipula, al centro di un procedimento amministrativo avviato da un terzo farmacista per ottenerne l’assegnazione. Questa circostanza, taciuta dalla venditrice durante le trattative, comprometteva di fatto la piena disponibilità del bene ceduto.

In un primo momento, la questione veniva affrontata in sede arbitrale su iniziativa della venditrice per ottenere il saldo del prezzo. Gli arbitri, riconoscendo la scorrettezza della venditrice, riducevano il prezzo ancora dovuto. Tuttavia, non soddisfatta, la società acquirente decideva di adire il tribunale ordinario per chiedere non solo la nullità parziale del contratto, ma anche il risarcimento dei danni derivanti dalla responsabilità precontrattuale della venditrice per aver violato i doveri di buona fede e corretta informazione.

Il Percorso Giudiziario e l’ambito della clausola compromissoria

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello dichiaravano la domanda inammissibile, ritenendo che l’intera controversia, inclusa quella sulla responsabilità precontrattuale, rientrasse nella competenza degli arbitri stabilita dalla clausola compromissoria. Secondo i giudici di merito, le condotte illecite contestate erano comunque strettamente collegate al contratto di compravendita e quindi dovevano essere decise in sede arbitrale.

La società acquirente, ritenendo errata questa interpretazione estensiva, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che la responsabilità precontrattuale ha una natura autonoma e non deriva dal contratto, bensì dalla legge.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla responsabilità precontrattuale, cassando con rinvio la sentenza d’appello. Il ragionamento dei giudici si fonda su una distinzione netta e fondamentale: quella tra la fonte dell’obbligazione contrattuale e quella precontrattuale.

Il principio di diritto affermato è il seguente: una clausola compromissoria che deferisce agli arbitri le controversie nascenti dal contratto (relative a interpretazione, esecuzione, risoluzione) copre unicamente le pretese che hanno la loro causa petendi (cioè il loro fondamento giuridico) nel contratto stesso. La richiesta di risarcimento del danno per responsabilità precontrattuale, invece, non si fonda sul contratto (che potrebbe anche non essere mai stato concluso), ma sulla violazione di un obbligo di condotta imposto direttamente dalla legge (artt. 1337 e 1338 c.c.), ovvero il dovere di comportarsi secondo buona fede durante le trattative.

In questo scenario, il contratto di compravendita non è la fonte della pretesa risarcitoria, ma ne costituisce solo un “presupposto di fatto” o un “presupposto storico”. La responsabilità deriva da un comportamento illecito che si colloca prima e al di fuori del vincolo contrattuale. Di conseguenza, per deferire agli arbitri anche le controversie di natura precontrattuale, è necessaria un’espressa e inequivocabile volontà delle parti in tal senso, che non può essere presunta da una clausola generica.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione rafforza un principio di rigore interpretativo fondamentale nella redazione dei contratti. Chi intende devolvere all’arbitrato tutte le possibili controversie connesse a un’operazione negoziale, comprese quelle derivanti da comportamenti scorretti durante le trattative, deve specificarlo chiaramente nella clausola compromissoria. In caso contrario, le porte del tribunale ordinario rimangono aperte per far valere la responsabilità precontrattuale. Questa pronuncia serve da monito per le parti e i loro legali: la chiarezza e la specificità nella redazione delle clausole contrattuali sono essenziali per evitare incertezze e lunghi contenziosi sulla giurisdizione.

Una clausola compromissoria generica copre anche le richieste di risarcimento per responsabilità precontrattuale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una clausola che si riferisce genericamente a controversie su interpretazione, esecuzione e risoluzione del contratto non include le pretese di responsabilità precontrattuale, a meno che non sia espressamente previsto dalle parti.

Qual è la differenza tra la fonte di una pretesa contrattuale e una precontrattuale secondo la Corte?
La pretesa contrattuale ha la sua fonte (causa petendi) direttamente nel contratto stipulato tra le parti. La pretesa per responsabilità precontrattuale, invece, trova la sua fonte nella legge (artt. 1337 e 1338 c.c.), che impone il dovere di buona fede durante le trattative. Il contratto, in questo secondo caso, è solo un presupposto di fatto.

Cosa ha deciso la Corte riguardo alla competenza a giudicare la domanda di risarcimento per responsabilità precontrattuale?
La Corte ha stabilito che tale domanda non rientrava nella competenza degli arbitri, ma in quella del giudice ordinario. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per la decisione nel merito su tale specifica domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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