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Clausola competenza territoriale: notaio sanzionato

La Corte di Cassazione conferma la sanzione disciplinare a un notaio per aver autenticato un contratto di locazione contenente una clausola competenza territoriale nulla. La sentenza ribadisce che la competenza per le liti su immobili urbani è inderogabile e spetta al giudice del luogo dove si trova l’immobile. L’illecito del notaio si perfeziona con la semplice autenticazione di un atto contenente clausole vietate dalla legge, a prescindere da successive sanatorie.

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Clausola competenza territoriale: quando è nulla e quali sono le responsabilità del notaio?

La stipula di un contratto di locazione è un’operazione comune, ma nasconde insidie legali che possono avere conseguenze serie, non solo per le parti ma anche per i professionisti coinvolti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la nullità della clausola competenza territoriale nei contratti di locazione di immobili urbani e le conseguenti responsabilità disciplinari per il notaio che la autentica. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere i limiti dell’autonomia contrattuale e i doveri del pubblico ufficiale.

I Fatti di Causa

Un notaio veniva sanzionato disciplinarmente per aver autenticato una scrittura privata relativa a una locazione ultranovennale di un immobile. Il problema risiedeva in una specifica clausola del contratto: le parti avevano stabilito che qualsiasi controversia futura sarebbe stata di competenza esclusiva del foro di un’altra città, diversa da quella in cui si trovava l’immobile.
La Commissione Regionale di Disciplina prima, e la Corte d’Appello poi, confermavano la sanzione, ritenendo la clausola palesemente nulla in quanto contraria a norme imperative del codice di procedura civile. Il notaio, ritenendo ingiusta la sanzione, ricorreva in Cassazione, sostenendo diverse tesi, tra cui la mancanza di motivazione della decisione e un’errata qualificazione giuridica del contratto e della natura della nullità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso del notaio, confermando la sanzione disciplinare. Gli Ermellini hanno smontato uno per uno i motivi di ricorso, riaffermando con chiarezza i principi che regolano la competenza territoriale in materia di locazioni e i doveri professionali del notaio.

Le Motivazioni: la natura inderogabile della competenza territoriale

Il cuore della decisione risiede nell’analisi della clausola competenza territoriale inserita nel contratto. La Corte ha spiegato che l’articolo 447 bis del codice di procedura civile stabilisce espressamente la nullità di qualsiasi patto contrario alle disposizioni sulla competenza in materia di locazione di immobili urbani. Questa norma, a sua volta, rinvia all’articolo 21 dello stesso codice, che individua come foro competente e inderogabile quello del luogo in cui si trova l’immobile.

Le norme sulla competenza territoriale in questo specifico settore non sono a disposizione delle parti. Esse sono considerate norme imperative, poste a tutela di un interesse generale che trascende quello dei singoli contraenti: l’esigenza di radicare la controversia presso il giudice più vicino al bene oggetto del contendere, facilitando così l’istruttoria e la gestione del processo.

Di conseguenza, la nullità che colpisce la clausola è assoluta e non relativa. Ciò significa che può essere rilevata d’ufficio dal giudice in qualsiasi momento, senza necessità di un’eccezione di parte. Proprio per questa sua gravità, l’articolo 28 della Legge Notarile fa divieto espresso al notaio di ricevere o autenticare atti che contengano clausole contrarie a norme imperative. L’illecito disciplinare del notaio, ha chiarito la Corte, si consuma nel momento stesso in cui egli appone la sua firma, rendendo irrilevante ogni eventuale meccanismo di ‘sostituzione automatica’ della clausola nulla con la norma di legge.

Conclusioni: Implicazioni per Notai e Parti Contrattuali

La sentenza rappresenta un monito importante. Per i notai, sottolinea la necessità di un controllo di legalità sostanziale sugli atti che ricevono, che non può limitarsi a un mero riscontro formale. L’autenticazione di una clausola palesemente nulla espone il professionista a sicure responsabilità disciplinari.
Per le parti di un contratto di locazione, la decisione ribadisce che non è possibile ‘scegliere’ il giudice a cui rivolgersi in caso di lite. La competenza è fissata dalla legge ed è funzionale a una corretta amministrazione della giustizia. Qualsiasi patto contrario è come se non fosse mai stato scritto, con il rischio di invalidare parzialmente il contratto e generare inutili complicazioni legali.

È possibile inserire in un contratto di locazione di un immobile urbano una clausola che sceglie un tribunale diverso da quello dove si trova l’immobile?
No. La legge stabilisce che la competenza territoriale per le controversie relative a locazioni di immobili urbani è inderogabile e spetta esclusivamente al giudice del luogo in cui si trova l’immobile. Qualsiasi patto contrario è nullo.

Cosa rischia un notaio che autentica un atto contenente una clausola di deroga alla competenza territoriale nulla?
Il notaio commette un illecito disciplinare ed è soggetto a sanzioni. L’articolo 28 della legge notarile vieta espressamente di ricevere o autenticare atti che contengano clausole contrarie a norme imperative, come quella sulla competenza territoriale nelle locazioni.

La nullità della clausola che deroga la competenza è ‘assoluta’ o ‘relativa’?
La Corte di Cassazione ha confermato che si tratta di una nullità assoluta. Essendo fondata su una norma imperativa posta a tutela di interessi generali, la sua invalidità può essere rilevata d’ufficio dal giudice e non solo su richiesta della parte interessata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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