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Clausola arbitrale e litisconsorzio necessario

La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza del giudice ordinario prevale su una clausola arbitrale quando si crea un litisconsorzio necessario a seguito di una domanda di regresso. La competenza si determina al momento della proposizione della domanda, e la successiva estromissione della parte che ha generato il litisconsorzio non è rilevante per modificare la giurisdizione già radicata.

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Clausola Arbitrale e Litisconsorzio: Quando il Giudice Ordinario Prevale

Una clausola arbitrale, inserita con cura in un contratto, rappresenta la volontà delle parti di devolvere eventuali liti a un giudizio privato, più rapido e specialistico. Ma cosa accade quando una disputa coinvolge più soggetti, non tutti vincolati da tale patto, e le loro posizioni si intrecciano in modo inestricabile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio questo scenario, delineando i confini tra autonomia privata e le esigenze del processo, in particolare in presenza di un litisconsorzio necessario.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contratto di appalto per importanti lavori di riqualificazione di un palazzo di pregio, commissionati da una Fondazione. A seguito di presunte difformità contabili, la Fondazione citava in giudizio l’impresa appaltatrice e diverse figure professionali coinvolte, tra cui il progettista e direttore dei lavori (i cui eredi sono subentrati nel processo), il suo successore, il collaudatore e il responsabile unico del procedimento.

Gli eredi del progettista originario, forti di una clausola arbitrale presente nel contratto d’incarico stipulato tra il loro dante causa e la Fondazione, sollevavano un’eccezione di incompetenza del Tribunale ordinario, chiedendo che la controversia fosse decisa da un collegio arbitrale.

La situazione si complicava quando l’impresa appaltatrice, costituitasi in giudizio, non solo si difendeva, ma proponeva una domanda riconvenzionale di regresso contro gli altri professionisti convenuti. Con la stessa sentenza, tuttavia, il Tribunale rigettava la domanda principale contro l’impresa e la estrometteva dal giudizio. Ciononostante, il Tribunale respingeva l’eccezione di arbitrato sollevata dagli eredi, ritenendo che la domanda di regresso avesse creato una situazione di litisconsorzio necessario processuale, rendendo la causa inscindibile e quindi di competenza del giudice statale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione tramite un regolamento di competenza, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli eredi del progettista e ha dichiarato la competenza del Tribunale di Chieti. La Corte ha confermato la validità del ragionamento del giudice di merito, stabilendo che la presenza di una domanda di regresso tra co-obbligati solidali può effettivamente generare un vincolo di inscindibilità tra le cause, tale da neutralizzare l’efficacia di una clausola arbitrale.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Clausola Arbitrale

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione di un principio cardine del diritto processuale: la perpetuatio iurisdictionis, codificato all’art. 5 c.p.c. Secondo tale principio, la giurisdizione e la competenza si determinano con riguardo allo stato di fatto e di diritto esistente al momento della proposizione della domanda.

La Corte spiega che nel momento in cui l’impresa appaltatrice ha proposto la sua domanda di regresso, si è creato un cumulo di cause oggettivamente e soggettivamente connesse. Questa connessione, data dalla necessità di accertare le rispettive responsabilità dei vari professionisti per ripartire l’eventuale condanna, ha dato vita a una situazione di litisconsorzio processuale necessario. In altre parole, le diverse posizioni dei convenuti sono diventate così interdipendenti da non poter essere decise separatamente.

L’argomento principale dei ricorrenti, basato sulla successiva estromissione dell’impresa dal giudizio, viene smontato dalla Cassazione. Il fatto che la parte che ha ‘innescato’ il litisconsorzio sia stata poi esclusa dal processo è irrilevante. La ‘fotografia’ della competenza viene scattata al momento della proposizione della domanda riconvenzionale di regresso. Da quel momento, il vincolo di inscindibilità si è consolidato, radicando la competenza del giudice ordinario per l’intera controversia. Non è possibile, quindi, ‘tornare indietro’ e separare le cause, destinandone una all’arbitrato, solo perché uno dei protagonisti è uscito di scena.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per tutti gli operatori del diritto e le parti contrattuali. L’inserimento di una clausola arbitrale in un contratto è uno strumento prezioso, ma la sua efficacia non è assoluta. In contesti complessi come gli appalti, dove la responsabilità è spesso condivisa tra più soggetti (progettista, direttore lavori, appaltatore), le dinamiche processuali possono prevalere sull’accordo arbitrale. La proposizione di una domanda di regresso da parte di un convenuto contro un altro può creare un legame giuridico talmente forte da attrarre l’intera disputa davanti al giudice ordinario, vanificando la volontà delle parti originarie di ricorrere all’arbitrato. La competenza, una volta stabilita, rimane ferma, indipendentemente dagli sviluppi successivi del processo, come l’estromissione di una parte.

Una clausola arbitrale in un contratto è sempre vincolante per le parti?
No. Come dimostra questo caso, la sua efficacia può essere superata se nel processo si verifica una situazione di connessione inscindibile tra cause (litisconsorzio necessario), ad esempio a seguito di una domanda di regresso proposta da un co-convenuto. In tal caso, l’esigenza di un giudizio unitario prevale sull’accordo arbitrale.

Cosa succede se la parte che ha causato il litisconsorzio viene poi esclusa dal processo?
Secondo la Corte, la successiva esclusione (estromissione) della parte è irrilevante ai fini della competenza. La competenza si determina in base alla situazione esistente al momento in cui è stata proposta la domanda che ha generato il litisconsorzio, e non viene modificata dagli eventi successivi del processo.

In che momento si decide la competenza del giudice in una causa con più parti e domande incrociate?
La competenza si determina con riferimento allo stato di fatto e di diritto esistente al momento della proposizione delle domande. Nel caso specifico, il momento cruciale è stato quello in cui l’impresa convenuta ha presentato la sua domanda riconvenzionale di regresso, creando un vincolo di connessione tra tutte le posizioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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