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Cessione non autorizzata del contratto e risoluzione

Il Tribunale di Torino ha dichiarato la risoluzione di un contratto di locazione commerciale a causa di una cessione non autorizzata del contratto e della conseguente morosità del conduttore. La sentenza ha stabilito la responsabilità solidale tra il conduttore originario e quello subentrato, condannandoli al pagamento dei canoni arretrati e al rilascio dell’immobile. È stata inoltre respinta la domanda riconvenzionale del conduttore per mancata prova della richiesta formale di manutenzione.

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Cessione non autorizzata del contratto: quando il locatore può chiedere la risoluzione

Una recente sentenza del Tribunale di Torino affronta un caso emblematico nelle locazioni commerciali: le conseguenze di una cessione non autorizzata del contratto. La decisione chiarisce i rischi per i conduttori e i diritti del locatore, sottolineando l’importanza delle clausole contrattuali e della comunicazione formale. Il caso riguardava una società locatrice che, scoperta una cessione del contratto avvenuta senza il suo consenso scritto e accumulatasi una significativa morosità, ha agito in giudizio per ottenere la risoluzione del contratto, il pagamento dei canoni arretrati e il rilascio dell’immobile.

I Fatti di Causa

La controversia nasce da un contratto di locazione per un immobile commerciale. La società locatrice citava in giudizio sia la conduttrice originaria sia la società a cui quest’ultima aveva ceduto il contratto, sostenendo che tale operazione fosse avvenuta in violazione di una specifica clausola contrattuale. Tale clausola subordinava la cessione a un esplicito assenso scritto del locatore, assenso mai richiesto né concesso. Per mascherare la cessione, le parti avevano redatto una scrittura privata che la presentava come una semplice ‘variazione della ragione sociale’, un tentativo di ingenerare nel locatore la falsa convinzione di una continuità aziendale. A questo inadempimento contrattuale si aggiungeva una cospicua morosità nei pagamenti dei canoni.

I conduttori si sono difesi negando la morosità e presentando una domanda riconvenzionale per presunti danni dovuti alla mancata riparazione di sanitari e del tetto da parte del locatore.

La Cessione Non Autorizzata del Contratto e la Decisione del Tribunale

Il cuore della decisione del Tribunale risiede nell’analisi della cessione non autorizzata del contratto. Il giudice ha ritenuto che la scrittura privata tra i due conduttori non fosse una mera modifica della ragione sociale, ma una vera e propria cessione del contratto, posta in essere in violazione dell’art. 4 del contratto di locazione.

Il Tribunale ha specificato che, non trattandosi di cessione d’azienda (regolata dall’art. 36 della L. 392/78), trova applicazione la disciplina generale del codice civile. La clausola contrattuale che richiedeva l’assenso scritto del locatore derogava all’art. 1408 c.c., il quale prevede la liberazione del cedente. Di conseguenza, la mancanza di autorizzazione ha impedito la liberazione del conduttore originario, rendendolo responsabile in solido con il nuovo conduttore per tutte le obbligazioni derivanti dal contratto, inclusa la morosità.

La Morosità e la Risoluzione del Contratto

Il secondo pilastro della sentenza è la valutazione della morosità. Il giudice ha quantificato il debito in oltre 124.000 euro. Ha ritenuto che l’inadempimento non potesse essere considerato di ‘scarsa importanza’ ai sensi dell’art. 1455 c.c., data l’entità della somma, la sua estensione temporale e il suo notevole impatto rispetto al valore del singolo canone. Questo grave inadempimento ha giustificato pienamente l’accoglimento della domanda di risoluzione del contratto, con la conseguente condanna al rilascio dell’immobile.

Il Rigetto della Domanda Riconvenzionale

Il Tribunale ha respinto la domanda riconvenzionale dei conduttori per il risarcimento dei danni. La motivazione è stata netta: i conduttori non hanno fornito alcuna prova di aver mai richiesto formalmente per iscritto le riparazioni, come invece prescrive l’art. 1577 c.c. Le richieste verbali, generiche e non provate, sono state ritenute inammissibili. Il giudice ha inoltre osservato che, non appena il locatore è venuto a conoscenza delle problematiche attraverso gli atti di causa, ha provveduto tempestivamente alle riparazioni. La domanda riconvenzionale è stata quindi interpretata come una mossa tattica, infondata e strumentale a contrastare la pretesa creditoria del locatore.

Le Motivazioni

La sentenza si fonda su principi giuridici chiari e consolidati. In primo luogo, il principio della forza di legge del contratto tra le parti: la clausola che richiedeva il consenso scritto per la cessione era vincolante e la sua violazione ha costituito un grave inadempimento. In secondo luogo, la mancata autorizzazione alla cessione comporta, in deroga alla norma generale, la responsabilità solidale del cedente e del cessionario. Infine, la valutazione della gravità dell’inadempimento non si limita al mero dato economico, ma considera l’impatto complessivo sull’equilibrio del rapporto contrattuale. Per quanto riguarda le richieste di manutenzione, la decisione ribadisce l’onere per il conduttore di comunicare formalmente e per iscritto la necessità di interventi, non potendo giustificare la propria morosità con un presunto inadempimento del locatore non provato.

Le Conclusioni

Questa pronuncia offre importanti lezioni pratiche. Per i locatori, evidenzia l’utilità di inserire clausole contrattuali precise che regolino la cessione del contratto. Per i conduttori, chiarisce i gravi rischi di una cessione non autorizzata del contratto: non solo la risoluzione del rapporto, ma anche la permanenza di una responsabilità solidale per il conduttore originario. La sentenza, inoltre, serve da monito sull’importanza della comunicazione formale e scritta in ogni fase del rapporto di locazione, specialmente per le richieste di manutenzione, unica via per poter poi far valere le proprie ragioni in un eventuale contenzioso.

È possibile cedere un contratto di locazione commerciale senza il consenso del locatore?
No, se il contratto lo vieta espressamente. La sentenza chiarisce che una clausola che richiede l’assenso scritto del locatore è pienamente valida e la sua violazione costituisce un grave inadempimento che può portare alla risoluzione del contratto.

In caso di cessione non autorizzata, chi è responsabile per i canoni non pagati?
Sono responsabili in solido sia il conduttore originario (cedente) sia il nuovo conduttore (cessionario). Come stabilito dal giudice, la mancata autorizzazione alla cessione, quando prevista dal contratto, impedisce la liberazione del cedente dai suoi obblighi originari.

Il conduttore può smettere di pagare l’affitto se il locatore non esegue le riparazioni necessarie?
No. La sentenza ha rigettato la richiesta di risarcimento danni del conduttore proprio perché non aveva provato di aver formalmente richiesto per iscritto le riparazioni, come prescritto dall’art. 1577 del Codice Civile. Un presunto inadempimento del locatore non può giustificare l’auto-riduzione o la sospensione del canone se non si seguono le corrette procedure di comunicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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