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Cessione in blocco: onere della prova del cessionario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23852/2025, ha rigettato il ricorso di una società di gestione crediti, confermando che in una cessione in blocco, l’onere della prova sull’inclusione di un credito specifico nel perimetro della cessione grava sul cessionario. La mera pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a dimostrare la titolarità del diritto, specialmente se il debitore contesta l’esistenza del contratto o l’appartenenza del credito all’operazione. La Corte ha ribadito che spetta a chi agisce in giudizio, affermandosi successore a titolo particolare, fornire la prova documentale della propria legittimazione sostanziale.

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Cessione in Blocco: la Cassazione ribadisce l’onere della prova a carico del Cessionario

L’operazione di cessione in blocco di crediti è uno strumento fondamentale nel mercato finanziario, ma solleva questioni cruciali in sede processuale, soprattutto riguardo alla prova della titolarità del credito. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, chiarendo in modo inequivocabile su chi gravi l’onere di dimostrare che un determinato credito sia effettivamente parte del pacchetto ceduto. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Una società veicolo, attiva nella gestione di crediti deteriorati, aveva proposto un’azione per l’ammissione al passivo di un fallimento. La società si qualificava come cessionaria di una serie di crediti originariamente detenuti da un istituto bancario e successivamente trasferiti attraverso una catena di cessioni. Il Tribunale di primo grado aveva respinto la richiesta, rilevando una carenza di legittimazione attiva: la società non aveva fornito una prova sufficiente che i crediti specifici vantati fossero inclusi nelle operazioni di cessione, in particolare nella seconda e terza cessione della catena.

Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nell’applicazione delle regole sull’onere probatorio. Secondo la ricorrente, una volta provata l’esistenza della cessione in blocco tramite la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, sarebbe spettato al fallimento (il debitore) dimostrare che i crediti in questione fossero tra quelli esclusi dalla cessione, trattandosi di una prova di un fatto negativo difficilmente assolvibile dal cessionario.

La Decisione della Corte e la questione sulla cessione in blocco

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando integralmente la decisione del Tribunale. I giudici hanno stabilito che la parte che agisce in giudizio affermandosi successore a titolo particolare di un credito, a seguito di un’operazione di cessione in blocco, ha il preciso onere di dimostrare l’inclusione di quel credito specifico nell’operazione. Questo onere non può essere invertito e non viene meno neanche a fronte della pubblicazione della cessione in Gazzetta Ufficiale.

Le Motivazioni della Decisione

La sentenza si fonda su principi consolidati in materia di onere della prova e sulla specificità delle operazioni di cessione dei crediti.

L’Onere della Prova grava sempre sul Cessionario

Il principio cardine, richiamato dalla Corte, è quello sancito dall’art. 2697 del Codice Civile: chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel caso di specie, il fondamento del diritto della società cessionaria è proprio l’essere diventata titolare del credito attraverso l’operazione di cessione in blocco. Pertanto, spetta a lei fornire la prova documentale che quel determinato rapporto obbligatorio sia ricompreso nel contratto di cessione. Non si tratta di fornire una prova negativa, ma di dimostrare il fatto positivo e costitutivo della propria pretesa.

L’Inefficacia probatoria della Gazzetta Ufficiale

La Corte ha ribadito un orientamento giurisprudenziale ormai pacifico: la pubblicazione dell’avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale, prevista dall’art. 58 del Testo Unico Bancario, ha la funzione di rendere la cessione opponibile ai debitori ceduti e di adempiere a oneri di pubblicità notizia. Tuttavia, non costituisce prova sufficiente dell’inclusione di un singolo credito nel perimetro della cessione, specialmente quando il debitore contesta tale circostanza. La pubblicazione può assumere, al più, un valore indiziario, ma il giudice deve comunque procedere a un accertamento complessivo basato sulle prove documentali prodotte, ovvero il contratto di cessione e gli eventuali allegati che identificano i crediti trasferiti.

Il Principio di Vicinanza della Prova

La decisione della Cassazione è coerente anche con il principio di vicinanza della prova. È la società cessionaria, in quanto parte del contratto di cessione, ad avere la disponibilità materiale e giuridica della documentazione che attesta il contenuto dell’operazione. Pretendere che sia il debitore ceduto (estraneo a tale contratto) a dimostrare l’esclusione del proprio debito significherebbe imporgli un onere probatorio eccessivamente gravoso, se non impossibile da assolvere.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per gli operatori del settore del credito. Le società che acquistano crediti attraverso operazioni di cessione in blocco devono dotarsi di una documentazione contrattuale chiara e completa, idonea a identificare senza incertezze ogni singolo credito trasferito. In caso di contenzioso, non è sufficiente invocare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: è necessario produrre in giudizio il contratto di cessione e ogni allegato rilevante per dimostrare la propria legittimazione sostanziale. Una gestione documentale precisa e diligente si rivela, quindi, un presupposto indispensabile per la tutela efficace dei crediti acquisiti.

In una cessione in blocco, chi deve provare che un credito specifico è stato trasferito?
L’onere della prova grava interamente sul cessionario, ovvero sulla società che ha acquistato il credito. È quest’ultima che, agendo in giudizio, deve dimostrare con prove documentali (come il contratto di cessione) che il credito specifico oggetto della causa è effettivamente compreso nell’operazione di trasferimento.

La pubblicazione della cessione sulla Gazzetta Ufficiale è una prova sufficiente per dimostrare la titolarità del credito?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale non è una prova sufficiente a dimostrare l’inclusione di un singolo credito nella cessione, specialmente se il debitore la contesta. Ha la funzione di rendere la cessione efficace nei confronti dei debitori, ma non sostituisce la prova contrattuale della titolarità del diritto.

Cosa succede se un contratto di cessione in blocco esclude alcune categorie di crediti?
Se il contratto di cessione prevede l’esclusione di determinate tipologie di crediti, spetta al cessionario dimostrare non solo che il proprio credito rientra nella categoria generale di quelli ceduti, ma anche che non appartiene a nessuna delle categorie espressamente escluse. L’onere probatorio rimane a suo carico per tutti gli elementi che fondano la sua pretesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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