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Cessione del credito: quando è valida nonostante i divieti

Un’azienda si oppone a un decreto ingiuntivo eccependo un divieto di cessione del credito. Il Tribunale di Roma rigetta l’opposizione, affermando che il conferimento del credito a una società controllata quasi al 100% non viola la ratio del divieto, poiché il controllo economico resta invariato. La sentenza analizza la validità della cessione del credito infragruppo.

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Cessione del Credito: Valida Anche con Divieto Contrattuale se Infragruppo

Una recente sentenza del Tribunale di Roma affronta un tema cruciale per le aziende: la validità della cessione del credito a una società controllata, anche quando il contratto originale la vieta espressamente. La decisione chiarisce come l’interpretazione secondo buona fede e la sostanza economica dell’operazione possano prevalere sulla forma contrattuale, specialmente all’interno di un gruppo societario.

I Fatti di Causa: Un Credito Conteso

Una società creditrice otteneva un decreto ingiuntivo per oltre 125.000 euro nei confronti di una società debitrice, a fronte di fatture non pagate per servizi di consulenza informatica. Il credito in questione aveva una storia complessa: originariamente vantato da un’altra azienda, era stato prima trasferito a una società controllante a seguito di una fusione e, successivamente, conferito dalla controllante alla società figlia (creditrice nel procedimento) come aumento di capitale.

La società debitrice, tuttavia, si opponeva al pagamento, sollevando una serie di eccezioni legali per invalidare la pretesa.

Le Eccezioni del Debitore e la questione della cessione del credito

La difesa della società debitrice si basava su più argomenti, tra cui spiccava la presunta violazione del divieto di cessione del credito.
Nello specifico, le eccezioni sollevate erano:
1. Difetto di rappresentanza: La persona che aveva avviato la procedura monitoria non avrebbe avuto i poteri per farlo.
2. Violazione del divieto di cessione: Il contratto originario vietava esplicitamente la cessione a terzi dei crediti derivanti dal rapporto, rendendo inefficace il conferimento alla società controllata.
3. Carenza di legittimazione ad agire: In palese contraddizione con il punto precedente, si sosteneva che la società creditrice avesse a sua volta ceduto il credito a un terzo soggetto, perdendo così il diritto di agire.
4. Inesigibilità del credito: Le fatture non erano mai state formalmente approvate dal debitore.
5. Non applicabilità degli interessi di mora: Mancava un atto formale di costituzione in mora.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Il Tribunale di Roma ha rigettato integralmente l’opposizione, confermando il decreto ingiuntivo. Le motivazioni del Giudice offrono spunti di grande interesse pratico.

Il punto centrale della sentenza riguarda l’interpretazione del divieto di cessione del credito. Il Giudice ha osservato che una clausola di incedibilità, interpretata secondo buona fede, mira a proteggere il debitore dal dover interfacciarsi con un soggetto terzo non gradito per l’esecuzione delle prestazioni contrattuali (similmente a un divieto di subappalto). Tale ratio, tuttavia, non si applica alle obbligazioni puramente pecuniarie, come il pagamento di un corrispettivo, dove l’identità del creditore è sostanzialmente irrilevante per il debitore.

Ancora più importante, il Tribunale ha specificato che il conferimento di un credito a una società partecipata in misura quasi totalitaria (99,5% in questo caso) non può essere considerato una vera e propria cessione a un “terzo” estraneo. Anche se formalmente i soggetti giuridici sono diversi, il controllo sostanziale sulla riscossione del credito rimane affidato allo stesso soggetto economico. Pertanto, l’operazione è stata ritenuta pienamente rispettosa dello spirito del divieto contrattuale.

Il Giudice ha inoltre smontato le altre eccezioni:
– Il difetto di rappresentanza è stato ritenuto superato dalla successiva produzione di una procura valida, che ha sanato retroattivamente gli atti compiuti.
– Non è stata fornita alcuna prova della presunta ulteriore cessione a terzi.
– Infine, una precedente azione giudiziaria, sebbene avviata dinanzi a un tribunale territorialmente incompetente, è stata considerata un atto idoneo a costituire in mora il debitore e a interrompere la prescrizione, rendendo dovuti anche gli interessi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa decisione del Tribunale di Roma stabilisce principi importanti per la gestione dei crediti commerciali all’interno dei gruppi societari. Le conclusioni principali sono due:
1. La sostanza prevale sulla forma: Un divieto contrattuale di cessione del credito può non essere opponibile se il trasferimento avviene all’interno dello stesso gruppo economico, ad esempio verso una controllata. Ciò che conta è che il controllo effettivo del credito rimanga invariato, salvaguardando così la ratio della clausola.
2. L’importanza degli atti interruttivi: Anche un’azione legale avviata davanti a un giudice incompetente può produrre effetti sostanziali, come la costituzione in mora del debitore. Questo conferma che qualsiasi iniziativa giudiziale volta al recupero del credito deve essere presa seriamente dal debitore, indipendentemente da eventuali vizi procedurali.

Un divieto contrattuale di cessione del credito è sempre valido?
No. Secondo la sentenza, se la cessione avviene tramite conferimento a una società quasi totalmente controllata, il divieto può essere superato. Il giudice ha ritenuto che il controllo sostanziale del credito resti allo stesso soggetto economico, rispettando la finalità del divieto.

Una causa iniziata davanti a un giudice incompetente ha qualche valore legale?
Sì. Anche se il giudice si dichiara incompetente, la notifica dell’atto di citazione è sufficiente a costituire in mora il debitore e a interrompere la prescrizione del credito, producendo quindi effetti sostanziali.

Cosa succede se chi avvia la causa non ha pieni poteri al momento del deposito dell’atto?
La mancanza di poteri può essere sanata. In questo caso, la produzione in giudizio di una nuova procura rilasciata dal nuovo legale rappresentante ha superato e ratificato l’operato precedente, rendendo l’atto valido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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