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Cessione del credito: prova e oneri per il creditore

Una società di factoring ha citato in giudizio un’azienda sanitaria pubblica per ottenere il pagamento di crediti ceduti. Il Tribunale di Torino ha accolto la domanda solo in minima parte, sottolineando che l’onere della prova principale per la cessione del credito e per il credito sottostante grava sul cessionario. Il tribunale ha stabilito che la produzione dei contratti di cessione, delle fatture e delle prove di consegna è fondamentale per dimostrare il diritto al pagamento.

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Cessione del Credito: L’Onere della Prova è del Cessionario

Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre importanti chiarimenti sulla cessione del credito, in particolare sugli oneri probatori che gravano sulla società cessionaria che agisce in giudizio per il recupero del credito. Il caso vedeva contrapposte una società specializzata nell’acquisto di crediti commerciali e un’azienda sanitaria pubblica, debitrice originaria. La decisione sottolinea un principio fondamentale: chi acquista un credito deve essere in grado di provare non solo l’avvenuta cessione, ma anche l’esistenza e la consistenza del credito stesso.

I Fatti di Causa: Una Richiesta di Pagamento per Crediti Ceduti

Una società finanziaria aveva acquistato, tramite contratti di cessione, una serie di crediti vantati da diverse aziende farmaceutiche nei confronti di un’azienda sanitaria. A fronte del mancato pagamento delle relative fatture, la società cessionaria ha citato in giudizio l’azienda sanitaria, chiedendo il pagamento di un importo iniziale di oltre 92.000 euro, poi ridotto in corso di causa.

L’azienda sanitaria si è difesa sollevando diverse eccezioni, tra cui la carenza di legittimazione ad agire della società attrice per alcuni crediti, la prescrizione degli interessi e, soprattutto, la mancanza di prova della titolarità dei crediti azionati.

La Cessione del Credito e l’Onere della Prova

Il cuore della controversia ruota attorno all’onere della prova. Il Tribunale ha esaminato singolarmente ogni posizione creditoria, giungendo a una conclusione drastica: la maggior parte delle pretese della società attrice è stata respinta per carenza di prova.

La Prova della Titolarità del Credito

Il giudice ha ribadito che non è sufficiente depositare il solo contratto di cessione del credito. Il cessionario, per dimostrare la propria legittimazione a pretendere il pagamento, deve fornire la prova completa della fonte e della consistenza del credito originario. Questo significa produrre non solo le fatture, ma anche i documenti di trasporto, gli ordini sottoscritti dal debitore o qualsiasi altro elemento idoneo a dimostrare che la prestazione (in questo caso, la fornitura di prodotti farmaceutici) è stata effettivamente eseguita e ricevuta dal debitore.

L’Importanza della Documentazione Completa

Nel caso di specie, per la maggior parte dei crediti, la società attrice non è stata in grado di fornire tale documentazione. Per alcuni crediti mancava il contratto di cessione, per altri le fatture non erano supportate da documenti di trasporto o ordini firmati. Di conseguenza, il Tribunale ha concluso che per tali posizioni non era stata raggiunta la prova della titolarità del diritto, respingendo le relative domande.

Questioni Accessorie: Interessi e Prescrizione nella cessione del credito

La sentenza affronta anche due importanti questioni accessorie: la prescrizione degli interessi moratori e il risarcimento per il ritardo nel pagamento.

La Prescrizione degli Interessi Moratori

L’azienda sanitaria aveva eccepito la prescrizione quinquennale degli interessi moratori. Il Tribunale ha respinto questa eccezione, richiamando un orientamento della Corte di Cassazione (sent. 11125/2024). Gli interessi moratori previsti dal D.Lgs. 231/2002 non hanno carattere periodico, ma una funzione risarcitoria che sorge a causa del ritardo nel pagamento. Pertanto, non sono soggetti alla prescrizione breve di cinque anni prevista dall’art. 2948 c.c., ma al termine di prescrizione ordinario.

Le Motivazioni della Decisione del Tribunale

Le motivazioni del Tribunale si fondano sul principio cardine dell’onere della prova (art. 2697 c.c.). La parte che agisce in giudizio per far valere un diritto deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel contesto di una cessione del credito, questo onere si sdoppia: il cessionario deve provare sia il proprio acquisto (il contratto di cessione) sia il diritto del suo dante causa (il credito originario). La sentenza ha accolto la domanda solo per un importo residuo di 328,90 euro, relativo a fatture per le quali, nonostante la mancanza di documenti formali, lo scambio di comunicazioni tra le parti dimostrava l’avvenuta ricezione della merce da parte dell’azienda sanitaria. Su questa somma, il Tribunale ha riconosciuto gli interessi moratori, gli interessi anatocistici e un risarcimento forfettario di 140,00 euro per i costi di recupero, come previsto dall’art. 6 del D.Lgs. 231/2002.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Sentenza

Questa pronuncia rappresenta un monito per le società che operano nel settore del factoring e della cessione del credito. L’acquisto di un credito deve essere supportato da una due diligence documentale rigorosa. Per poter agire efficacemente in giudizio contro il debitore ceduto, è indispensabile essere in possesso di tutta la documentazione che attesta non solo la cessione, ma anche e soprattutto la validità e l’esigibilità del credito originario. In assenza di una prova completa e robusta, il rischio di veder respinta la propria domanda, con conseguente condanna al pagamento di una parte delle spese legali e di consulenza tecnica, è molto elevato, come dimostra l’esito di questo caso.

Chi deve provare la titolarità di un credito in caso di cessione del credito?
La sentenza stabilisce chiaramente che l’onere della prova spetta al cessionario (chi ha acquistato il credito). Egli deve dimostrare non solo l’esistenza del contratto di cessione, ma anche la titolarità del credito originario in capo al cedente, fornendo documenti come fatture, ordini e prove di avvenuta esecuzione della prestazione (es. documenti di trasporto).

Gli interessi moratori previsti dal D.Lgs. 231/2002 si prescrivono in cinque anni?
No. Il Tribunale ha rigettato l’eccezione di prescrizione quinquennale, affermando che questa si applica solo ai crediti che maturano periodicamente. Gli interessi moratori, avendo fonte legale e natura risarcitoria per il ritardo, non hanno carattere periodico e quindi non sono soggetti alla prescrizione breve di cui all’art. 2948 c.c.

È sufficiente depositare il solo contratto di cessione per ottenere il pagamento dal debitore?
No, non è sufficiente. Come dimostra il caso, il cessionario deve fornire una prova completa. Oltre al contratto di cessione, è necessario produrre tutta la documentazione che attesta il credito stesso, come le fatture, gli ordini e la prova che il debitore ha ricevuto la merce o il servizio. In assenza di tale prova, la domanda di pagamento viene respinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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