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Cessione del credito: prova e oneri del creditore

Un debitore si opponeva a un decreto ingiuntivo, contestando la legittimità del creditore subentrato tramite una cessione del credito. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, ritenendo che la società finanziaria avesse fornito prove adeguate della cessione, come il contratto e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La sentenza chiarisce anche che la prescrizione del finanziamento decorre dalla scadenza dell’ultima rata e che un TAEG errato non invalida il contratto.

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Pubblicato il 15 ottobre 2024 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessione del Credito: Come Provare la Titolarità del Diritto

Nel complesso mondo del recupero crediti, la cessione del credito è un’operazione comune, ma che richiede una documentazione rigorosa per essere fatta valere in tribunale. Una recente sentenza del Tribunale di Roma offre importanti chiarimenti su quali prove debba fornire il nuovo creditore (cessionario) per dimostrare la propria legittimazione ad agire contro il debitore. Analizziamo questo caso, che ruota attorno all’opposizione a un decreto ingiuntivo basata proprio sulla presunta carenza di prova della titolarità del credito.

I Fatti del Caso: L’Opposizione al Decreto Ingiuntivo

Una società finanziaria otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti di un privato per il mancato pagamento di un prestito personale. Il debitore, tuttavia, proponeva opposizione al decreto, sollevando tre principali eccezioni:
1. Carenza di legittimazione attiva: Sosteneva che la società finanziaria non avesse dimostrato di essere l’effettiva titolare del credito, in quanto non era stata fornita prova adeguata della cessione del credito dalla banca originaria.
2. Prescrizione del credito: Affermava che il diritto a richiedere il pagamento fosse ormai estinto per decorrenza dei termini.
3. Indeterminatezza delle condizioni contrattuali: Lamentava una genericità delle clausole del contratto di finanziamento.

Dal canto suo, la società creditrice si costituiva in giudizio sostenendo di aver prodotto tutta la documentazione necessaria a provare la propria pretesa, inclusi il contratto di cessione, la notifica al debitore e l’estratto conto certificato.

La Decisione del Tribunale sulla Cessione del Credito

Il Tribunale ha respinto integralmente l’opposizione del debitore, confermando la validità del decreto ingiuntivo. La decisione si fonda su un’analisi puntuale delle prove prodotte e dei principi giuridici che regolano la materia.

Il giudice ha ritenuto che la società finanziaria avesse ampiamente soddisfatto l’onere della prova riguardo alla sua legittimazione. La prova della cessione del credito è stata considerata raggiunta attraverso una serie di documenti convergenti: il contratto di cessione stipulato con la banca originaria, la pubblicazione dell’avvenuta cessione sulla Gazzetta Ufficiale (strumento previsto per le cessioni “in blocco”) e la comunicazione inviata al debitore con raccomandata a/r.

Le Motivazioni della Sentenza

Il Tribunale ha smontato una per una le eccezioni sollevate dal debitore.

In primo luogo, riguardo alla legittimazione attiva, il giudice ha specificato che la produzione del contratto di cessione, unita all’elenco delle posizioni cedute e alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, costituisce prova sufficiente della titolarità del credito. Questo insieme di documenti dimostra in modo inequivocabile il trasferimento del diritto dalla banca originaria alla nuova società creditrice.

In secondo luogo, è stata rigettata l’eccezione di prescrizione. La sentenza ha ribadito un principio consolidato della Cassazione: nei contratti di finanziamento con rimborso rateale, il termine di prescrizione non decorre dalla data di stipula del contratto, bensì dalla data di scadenza dell’ultima rata. Inoltre, atti come la notifica della cessione con intimazione ad adempiere interrompono validamente il decorso della prescrizione.

Infine, il Tribunale ha affrontato la questione dell’indeterminatezza delle condizioni contrattuali, in particolare l’errata indicazione del TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale). Il giudice ha chiarito che il TAEG è un indicatore informativo del costo complessivo del credito, ma non rientra nella nozione di “prezzo” ai sensi dell’art. 117 del Testo Unico Bancario. Di conseguenza, una sua eventuale indicazione non corretta non comporta la nullità del contratto, a meno che non si fornisca una specifica prova del superamento delle soglie di usura, cosa che il debitore non ha fatto.

La sentenza richiama il fondamentale principio sull’onere della prova (Cass. Sez. Un. n. 13533/01): il creditore deve provare solo l’esistenza del suo diritto (il contratto), mentre spetta al debitore dimostrare di aver adempiuto o che il diritto si sia estinto per altre cause.

Conclusioni: Cosa Imparare da Questa Sentenza

Questa pronuncia offre due lezioni fondamentali. Per gli operatori del credito, evidenzia l’importanza cruciale di mantenere una documentazione impeccabile e completa a supporto delle operazioni di cessione del credito. La produzione congiunta di contratto, pubblicazione in Gazzetta e comunicazione al debitore si rivela una strategia vincente per superare le contestazioni in giudizio.

Per i debitori, la sentenza è un monito: le opposizioni generiche e non supportate da prove specifiche sono destinate al fallimento. Per contestare efficacemente una pretesa creditoria, è necessario formulare eccezioni circostanziate, come ad esempio un calcolo preciso che dimostri il superamento del tasso soglia di usura, e non limitarsi a contestazioni di principio prive di riscontro processuale.

Come può un creditore, che ha acquistato il credito da un altro, dimostrare in tribunale di essere il legittimo titolare del diritto?
Secondo la sentenza, il creditore può dimostrare la sua legittimità fornendo la prova della cessione del credito. Questa prova può consistere nel contratto di cessione, nella pubblicazione dell’avvenuta cessione sulla Gazzetta Ufficiale (in caso di cessioni in blocco) e nella comunicazione inviata al debitore.

Da quando inizia a decorrere la prescrizione per un finanziamento da rimborsare a rate?
Il tribunale ha confermato che il termine di prescrizione per il diritto al rimborso di un finanziamento decorre dal momento di scadenza dell’ultima rata prevista dal piano di ammortamento, e non dalla data di stipula del contratto.

Un’errata indicazione del TAEG nel contratto di finanziamento rende il contratto nullo?
No. La sentenza chiarisce che il TAEG è un indicatore informativo del costo complessivo e non un elemento del “prezzo” del contratto. Di conseguenza, la sua mancata o difforme indicazione non comporta la nullità prevista dall’art. 117 del Testo Unico Bancario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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