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Cessione del credito e azione revocatoria: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7395/2024, ha stabilito che in caso di cessione del credito, il nuovo creditore può subentrare e proseguire l’azione revocatoria iniziata dal creditore originario. La Corte ha rigettato i ricorsi dei debitori che contestavano tale successione nel processo e la sussistenza dei presupposti per la revoca di atti di disposizione patrimoniale, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Cessione del Credito e Azione Revocatoria: Il Cessionario Può Proseguire il Giudizio

Con una recente e significativa ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della cessione del credito avvenuta nel corso di un’azione revocatoria. La questione centrale era stabilire se il nuovo creditore (cessionario) potesse legittimamente proseguire il giudizio iniziato dal creditore originario (cedente). La risposta affermativa della Corte consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica per la gestione dei crediti e la tutela dei diritti.

I Fatti di Causa: Dalla Revocatoria alla Cessione del Credito

La vicenda trae origine da un’azione revocatoria promossa da un istituto di credito nei confronti di alcuni debitori. L’obiettivo della banca era ottenere la dichiarazione di inefficacia di una serie di atti dispositivi – tra cui la costituzione di un fondo patrimoniale e la cessione di quote immobiliari – ritenuti lesivi della garanzia patrimoniale. Durante il corso del giudizio, la banca cedeva il proprio credito a una società specializzata nel recupero crediti (NPL), la quale interveniva nel processo per proseguire l’azione.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano la domanda, confermando la revoca degli atti. I debitori, tuttavia, proponevano ricorso per cassazione, contestando, tra i vari motivi, proprio la legittimità della successione del nuovo creditore nel processo revocatorio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente sia il ricorso principale dei debitori che quello incidentale di un’altra parte coinvolta, condannandoli al pagamento delle spese legali. La decisione ha confermato la piena legittimità dell’intervento del cessionario del credito nel giudizio di revocatoria pendente, applicando il principio della successione a titolo particolare nel diritto controverso, previsto dall’art. 111 del codice di procedura civile.

Le Motivazioni della Corte sulla Cessione del Credito

Il cuore della pronuncia risiede nell’interpretazione dell’art. 111 c.p.c. in relazione all’azione revocatoria. I ricorrenti sostenevano che la cessione del credito non potesse determinare una successione nel processo, poiché l’azione revocatoria non ha per oggetto il credito in sé, ma l’inopponibilità di un atto dispositivo.

La Cassazione ha respinto questa tesi, aderendo al suo più recente e consolidato orientamento. Ha affermato che l’azione revocatoria (art. 2901 c.c.) è una facoltà che costituisce parte integrante del diritto di credito stesso. Di conseguenza, quando il credito viene ceduto, anche questa facoltà di tutela viene trasferita al nuovo titolare. Permettere al cessionario di proseguire l’azione già iniziata risponde a principi di economia processuale e tutela l’investimento delle parti, evitando di costringere il nuovo creditore a iniziare un nuovo e identico processo.

Analisi degli Altri Motivi di Ricorso

La Corte ha giudicato inammissibili gli altri motivi di ricorso sollevati dai debitori, in quanto tendevano a un riesame del merito dei fatti, precluso in sede di legittimità. In particolare, è stato ribadito che:

* Per l’eventus damni (il pregiudizio al creditore), non è necessaria una totale compromissione del patrimonio del debitore, ma è sufficiente che l’atto dispositivo renda più difficile o incerto il soddisfacimento del credito.
* La valutazione dell’elemento soggettivo (la consapevolezza del debitore del pregiudizio e, nel caso di atti onerosi, la partecipazione fraudolenta del terzo) era stata congruamente motivata dai giudici di merito, anche attraverso presunzioni, specialmente considerando i legami familiari tra le parti coinvolte.

Sono state respinte anche le censure relative alla presunta nullità del mutuo fondiario, sia perché riproponevano questioni già decise, sia perché introducevano temi nuovi e fattuali inammissibili in Cassazione. A tal proposito, la Corte ha richiamato il principio delle Sezioni Unite secondo cui il superamento del limite di finanziabilità non comporta la nullità del contratto di mutuo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza fornisce un’importante conferma per gli operatori del settore, in particolare per le società che acquistano crediti deteriorati. Il principio affermato garantisce continuità alle azioni legali intraprese per la tutela dei crediti, anche in caso di loro trasferimento. La cessione del credito non interrompe né vanifica gli sforzi processuali già compiuti, permettendo al cessionario di subentrare efficacemente nel giudizio, con evidenti benefici in termini di efficienza e certezza del diritto.

Se un creditore cede il suo credito mentre è in corso un’azione revocatoria, il nuovo creditore può continuare la causa?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’art. 111 del codice di procedura civile si applica anche in questo caso. L’azione revocatoria è una facoltà connessa al diritto di credito e, pertanto, si trasferisce con la cessione, permettendo al nuovo creditore (cessionario) di proseguire il giudizio già iniziato.

Perché l’azione revocatoria sia accolta, è necessario che il debitore si sia spogliato di tutti i suoi beni?
No. Secondo la Corte, per integrare il presupposto dell'”eventus damni” (pregiudizio al creditore), non è richiesta la totale compromissione della garanzia patrimoniale. È sufficiente il compimento di atti che rendano più difficile o incerto il soddisfacimento del credito.

Il superamento del limite di finanziabilità previsto per un mutuo fondiario causa la nullità del contratto?
No. La Corte, richiamando una precedente decisione delle Sezioni Unite (n. 33719/2022), ha ribadito che il superamento del limite di finanziabilità stabilito dall’art. 38 del Testo Unico Bancario non è una norma imperativa la cui violazione comporta la nullità del contratto di mutuo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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