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Cessione del credito da rivalsa: è valida? La Cassazione

Una società utilizzatrice ha chiesto il rimborso di accise sull’energia elettrica versate indebitamente al proprio fornitore. Quest’ultimo aveva però ceduto i propri crediti a una società di factoring. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’azione di rimborso deve essere rivolta contro la società di factoring, in quanto la cessione del credito di rivalsa è pienamente valida. Tale credito, infatti, ha natura commerciale e privatistica, non tributaria, e può essere liberamente trasferito.

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Cessione del Credito da Rivalsa: Quando è Valida? La Risposta della Cassazione

La cessione del credito è uno strumento fondamentale nel mondo commerciale, ma la sua applicazione può generare dubbi, specialmente quando il credito ha origini legate a oneri fiscali come le accise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un caso emblematico: a chi deve rivolgersi un utente per riavere indietro somme non dovute se il fornitore ha ceduto il proprio credito a una società di factoring? La risposta della Suprema Corte chiarisce la natura dei crediti da rivalsa e la piena validità della loro cessione.

Il Fatto: la Richiesta di Rimborso e il Ruolo del Factoring

Una società manifatturiera si è trovata a pagare al proprio fornitore di energia delle addizionali provinciali sull’accisa, importi che successivamente sono stati dichiarati illegittimi perché in contrasto con il diritto dell’Unione Europea. Di conseguenza, l’azienda ha avviato un’azione legale contro il fornitore per ottenere la restituzione delle somme versate indebitamente, come previsto dall’articolo 2033 del codice civile.

La situazione, però, era complicata da un fattore determinante: il fornitore di energia aveva stipulato un contratto di factoring, cedendo i propri crediti commerciali, inclusi quelli verso la società attrice, a una società specializzata. Questo ha sollevato una questione cruciale: chi era il soggetto legittimato a restituire le somme? Il fornitore originario o la società di factoring che aveva materialmente incassato i pagamenti?

L’iter Giudiziario: Decisioni Contrastanti

In primo grado, il Tribunale ha dato ragione alla società utilizzatrice, condannando il fornitore alla restituzione. Il giudice ha interpretato il contratto di factoring come un semplice mandato all’incasso, ritenendo che il fornitore fosse rimasto il vero titolare del credito e, quindi, il destinatario finale del pagamento.

Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione. I giudici di secondo grado hanno qualificato l’operazione come una vera e propria cessione del credito, sostenendo che l’effettivo percettore delle somme (accipiens) fosse la società di factoring. Di conseguenza, l’azione di ripetizione dell’indebito avrebbe dovuto essere diretta contro quest’ultima, escludendo la legittimazione passiva del fornitore di energia.

L’Analisi della Cassazione sulla cessione del credito da rivalsa

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso della società utilizzatrice. Le motivazioni della Suprema Corte sono fondamentali per comprendere la distinzione tra rapporto tributario e rapporto privatistico.

La Natura Privatistica del Credito da Rivalsa

Il punto centrale della decisione è la netta separazione tra due rapporti giuridici distinti:

1. Il rapporto tributario: di natura pubblicistica, intercorre esclusivamente tra il fornitore di energia (soggetto passivo d’imposta) e l’Amministrazione Finanziaria (Erario). È il fornitore, e solo lui, ad essere obbligato a versare l’imposta allo Stato.
2. Il rapporto di rivalsa: di natura privatistica, nasce dal contratto di fornitura tra il venditore di energia e il cliente finale. Questo rapporto ha per oggetto non l’imposta in sé, ma il semplice trasferimento dell’onere economico dal fornitore al consumatore.

La Corte ha stabilito che il credito vantato dal fornitore a titolo di rivalsa non ha natura tributaria, ma è un ordinario credito commerciale, regolato interamente dalle norme di diritto privato.

Le Motivazioni

Sulla base di questa distinzione fondamentale, la Corte di Cassazione ha tratto le sue conclusioni. Poiché il credito da rivalsa è un credito di natura commerciale, esso è pienamente cedibile a terzi ai sensi dell’articolo 1260 del codice civile, anche nell’ambito di un’operazione di factoring. La sua presunta natura pubblicistica, sostenuta dalla ricorrente, è stata ritenuta infondata.

La cessione del credito trasferisce la titolarità del diritto dal cedente (il fornitore) al cessionario (la società di factoring). Di conseguenza, il soggetto che ha diritto a incassare la somma e che, specularmente, è tenuto a restituirla in caso di pagamento indebito, è il nuovo creditore, ovvero la società di factoring.

La Corte ha inoltre precisato che il complesso meccanismo di rimborso “a cascata” (il cliente chiede al fornitore, e solo dopo aver restituito la somma il fornitore può chiederla all’Erario) conferma l’autonomia e la natura privatistica del rapporto tra utente e fornitore.

Il fatto che il fornitore rimanga l’unico soggetto obbligato a versare il tributo all’Erario non influisce in alcun modo sulla trasferibilità del suo credito commerciale verso il cliente. I due rapporti rimangono su piani distinti e autonomi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di grande importanza pratica. Chi agisce per la restituzione di un pagamento non dovuto deve sempre individuare correttamente l'”accipiens”, cioè il soggetto nel cui patrimonio il pagamento è effettivamente confluito. Nel caso di una valida cessione del credito, tale soggetto è il cessionario (la società di factoring) e non più il creditore originario.

La decisione riafferma la piena validità e l’efficacia della cessione dei crediti commerciali, anche quando questi derivano dalla rivalsa di oneri fiscali. Per le imprese, ciò significa che, prima di avviare un’azione di recupero, è essenziale verificare se il proprio debito è stato oggetto di cessione, al fine di citare in giudizio il soggetto corretto ed evitare che la propria domanda venga respinta per difetto di legittimazione passiva.

A chi devo chiedere il rimborso di somme non dovute se il mio creditore ha ceduto il credito a un altro soggetto?
La richiesta di rimborso deve essere presentata contro il cessionario, ovvero il soggetto che ha acquistato il credito (ad esempio, una società di factoring), in quanto è lui l’effettivo percettore della somma e il nuovo titolare del diritto.

Il credito di un fornitore verso un cliente per la rivalsa delle accise sull’energia è un credito di natura fiscale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il credito per rivalsa ha natura puramente privatistica e commerciale. Origina dal contratto di fornitura e rappresenta il trasferimento dell’onere economico dell’imposta, ma è distinto dal rapporto tributario che intercorre solo tra il fornitore e lo Stato.

È valida la cessione del credito relativo alla rivalsa per le accise a una società di factoring?
Sì, è pienamente valida. Essendo un credito di natura commerciale e non tributaria, può essere liberamente ceduto a terzi secondo le norme del codice civile, inclusa un’operazione di factoring.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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