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Cessione d’azienda e debiti: chi risponde?

Una recente sentenza della Corte d’Appello chiarisce la responsabilità dell’imprenditore a seguito di una cessione d’azienda. Il caso riguardava un contratto di associazione in partecipazione per un progetto immobiliare. L’imprenditore individuale ha poi conferito la sua azienda in una nuova società. La Corte ha stabilito che, in caso di cessione d’azienda, per i contratti non ancora esauriti si applica l’art. 2558 c.c., che prevede la successione automatica del cessionario nel contratto, liberando così il cedente da responsabilità personali per le obbligazioni future. La responsabilità del cedente per debiti pregressi (art. 2560 c.c.) si applica solo a debiti già consolidati al momento della cessione.

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Cessione d’azienda: l’imprenditore individuale è liberato dai contratti in corso?

La cessione d’azienda è un’operazione complessa che solleva importanti questioni sulla sorte dei debiti e dei contratti. Una recente sentenza della Corte d’Appello ha offerto un’analisi cruciale sulla distinzione tra la responsabilità per debiti pregressi e la successione nei contratti in corso, delineando quando l’imprenditore cedente può considerarsi liberato dalle proprie obbligazioni. Questo articolo analizza la decisione e le sue importanti implicazioni pratiche per chiunque intenda trasferire la propria attività.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contratto di associazione in partecipazione stipulato nel 2011 tra una società, in qualità di associata, e un’impresa edile individuale, in qualità di associante. L’accordo prevedeva la realizzazione di un complesso immobiliare: l’associata avrebbe contribuito al 50% delle spese, ricevendo in cambio il 50% degli utili. L’associante, dal canto suo, era tenuto a gestire il progetto e a fornire rendiconti periodici sull’andamento dei lavori.

A distanza di circa un anno, l’imprenditore individuale conferiva la propria ditta, comprensiva del contratto di associazione in partecipazione, in una nuova società da lui costituita.

Successivamente, sorgeva una controversia. La società associata lamentava gravi inadempimenti da parte dell’associante, tra cui la mancata rendicontazione e trasparenza nella gestione, e avviava un’azione legale per ottenere la quota di utili e il rimborso delle somme anticipate. Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda, condannando in solido sia l’imprenditore individuale (come persona fisica) sia la nuova società conferitaria. La tesi del Tribunale era che il conferimento d’azienda non liberasse automaticamente l’imprenditore originario dalle sue responsabilità.

I Motivi dell’Appello e la cessione d’azienda

L’imprenditore individuale e la società hanno proposto appello contro la decisione. Il motivo principale, sollevato dall’imprenditore, riguardava il suo presunto difetto di legittimazione passiva. Egli sosteneva che, con la cessione d’azienda alla nuova società, quest’ultima era subentrata in tutti i rapporti contrattuali, compreso quello di associazione in partecipazione, ai sensi dell’articolo 2558 del Codice Civile. Di conseguenza, solo la società avrebbe dovuto rispondere di eventuali inadempimenti.

La difesa dell’imprenditore si basava sulla distinzione fondamentale tra:
1. Successione nei contratti in corso (art. 2558 c.c.): Per i contratti non ancora esauriti, l’acquirente dell’azienda subentra automaticamente, salvo che abbiano carattere personale.
2. Responsabilità per debiti pregressi (art. 2560 c.c.): L’alienante non è liberato dai debiti anteriori al trasferimento se non risulta che i creditori vi abbiano acconsentito.

Secondo l’appellante, al momento del conferimento, il contratto di associazione era pienamente in corso e non esisteva alcun debito certo e liquido. Pertanto, doveva applicarsi la regola della successione nel contratto e non quella sulla responsabilità per debiti pregressi.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha accolto il motivo di appello dell’imprenditore individuale, riformando la sentenza di primo grado. I giudici hanno chiarito che il regime delineato dall’art. 2560 c.c. si applica ai debiti considerati in sé, ovvero a obbligazioni già sorte e consolidate prima della cessione. Al contrario, quando i debiti si ricollegano a posizioni contrattuali non ancora esaurite, prevale la disciplina della successione nei contratti prevista dall’art. 2558 c.c.

Nel caso di specie, al momento del conferimento d’azienda, il rapporto di associazione in partecipazione era ancora in fase di esecuzione. I presunti inadempimenti e le relative pretese risarcitorie sono emersi solo in un momento successivo. Pertanto, la Corte ha concluso che il contratto si è trasferito interamente alla nuova società, la quale è diventata l’unica titolare dei relativi obblighi.

La sentenza sottolinea che il conferimento di un’azienda individuale in una società è un fenomeno traslativo che segue le regole generali della cessione d’azienda. Di conseguenza, l’imprenditore persona fisica è stato liberato da ogni responsabilità, e la domanda nei suoi confronti è stata rigettata.

Per quanto riguarda la posizione della società appellante, nel corso del giudizio è intervenuto il suo fallimento. Poiché il curatore fallimentare, pur ritualmente notificato, non si è costituito per proseguire l’impugnazione, l’appello della società è stato dichiarato improcedibile. Ciò ha comportato il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado nei confronti della sola società fallita.

Le Conclusioni

Questa pronuncia offre un’importante lezione pratica: la cessione d’azienda, incluso il conferimento in società, determina il trasferimento automatico dei contratti in corso all’acquirente, liberando il cedente dalle obbligazioni che sorgeranno dopo il trasferimento. La responsabilità solidale del cedente per i debiti pregressi, prevista dall’art. 2560 c.c., è limitata alle sole passività già certe e definite al momento dell’operazione. Per gli imprenditori, ciò significa che una corretta strutturazione della cessione può effettivamente separare il loro patrimonio personale dalle future sorti dell’attività trasferita.

Quando un imprenditore individuale conferisce la sua azienda in una società, rimane responsabile per i contratti in corso?
No. Secondo la sentenza, se il contratto è ancora in esecuzione al momento del conferimento, si applica l’art. 2558 c.c. La società conferitaria subentra nel contratto e l’imprenditore individuale cedente è liberato dalle obbligazioni future, a meno che non si tratti di un contratto a carattere personale o che le parti abbiano pattuito diversamente.

Qual è la differenza tra la successione nei contratti (art. 2558 c.c.) e la responsabilità per debiti pregressi (art. 2560 c.c.) nella cessione d’azienda?
L’art. 2558 c.c. riguarda la sorte dei contratti in corso di esecuzione, che si trasferiscono automaticamente all’acquirente. L’art. 2560 c.c., invece, riguarda i debiti già sorti, certi e liquidi prima della cessione, per i quali il cedente non è liberato senza il consenso dei creditori. La sentenza chiarisce che la prima norma prevale sulla seconda quando le obbligazioni derivano da un rapporto contrattuale non ancora concluso.

Cosa succede all’appello se una delle parti fallisce e il curatore non si costituisce in giudizio per proseguirlo?
Se la parte che ha promosso l’appello fallisce durante il processo e il curatore fallimentare, pur essendo stato informato, non si costituisce per continuare l’azione, l’appello viene dichiarato improcedibile. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva nei confronti della massa fallimentare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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