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Cessione crediti: la banca acquirente risponde

Un’ordinanza della Cassazione chiarisce che nella cessione crediti in blocco secondo l’art. 58 TUB, la banca cessionaria è tenuta a rispondere delle richieste di restituzione del debitore per somme indebitamente pagate alla banca originaria. Dopo tre mesi dalla pubblicazione della cessione, la responsabilità diventa esclusiva della cessionaria, a differenza di quanto avviene nelle operazioni di cartolarizzazione.

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Cessione crediti: la banca acquirente eredita anche le passività

La cessione crediti è un’operazione finanziaria comune, ma quali sono le tutele per il debitore? Se la banca originaria ha applicato interessi illegittimi, a chi ci si deve rivolgere dopo la cessione? A queste domande risponde una recente ordinanza della Corte di Cassazione, stabilendo un principio fondamentale: la banca che acquista i crediti in blocco non può sottrarsi alle richieste di restituzione del debitore.

Il caso in esame: dal debito alla richiesta di restituzione

La vicenda nasce dall’opposizione allo stato passivo di una società fallita. Un istituto bancario, divenuto cessionario di crediti deteriorati da un’altra banca, si era insinuato nel fallimento per recuperare un credito derivante da uno scoperto di conto corrente. La curatela fallimentare non solo si è opposta, ma ha presentato una domanda riconvenzionale, chiedendo la restituzione di una cospicua somma che la società, prima di fallire, aveva versato indebitamente a causa dell’applicazione di interessi anatocistici e tassi usurari.

Il Tribunale di primo grado ha dato ragione alla curatela, condannando la banca cessionaria al pagamento. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione, sostenendo che la cessione riguardava solo i crediti e non l’intero rapporto contrattuale. Secondo i giudici di secondo grado, la banca acquirente non aveva la ‘legittimazione passiva’, e la richiesta di restituzione andava rivolta alla banca originaria.

La Cessione Crediti e la responsabilità secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello, accogliendo il ricorso del fallimento e chiarendo la portata dell’art. 58 del Testo Unico Bancario (TUB), norma che disciplina la cessione di rapporti giuridici in blocco. I giudici hanno sottolineato che questa disciplina speciale è pensata per tutelare i debitori ceduti e non può risolversi in un peggioramento della loro posizione.

Il punto cruciale è il comma 5 dell’art. 58 TUB. Questa norma stabilisce che, trascorsi tre mesi dalla pubblicazione della cessione sulla Gazzetta Ufficiale, i creditori ceduti (incluso il correntista che vanta un credito restitutorio) possono rivolgersi esclusivamente alla banca cessionaria per l’adempimento delle obbligazioni. La responsabilità del cessionario diventa, quindi, esclusiva e non si aggiunge a quella del cedente.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la cessione crediti ai sensi dell’art. 58 TUB determina il trasferimento non solo del lato attivo (il credito), ma anche del lato passivo del rapporto. La banca che acquista il ‘pacchetto’ di crediti eredita anche le relative passività, incluse le obbligazioni restitutorie derivanti da pratiche illegittime come l’anatocismo. Il debitore ceduto mantiene il diritto di opporre al nuovo creditore tutte le eccezioni che avrebbe potuto far valere nei confronti del creditore originario.

È stata inoltre evidenziata una distinzione fondamentale rispetto alle operazioni di ‘cartolarizzazione’ (disciplinate dalla L. 130/1999). In quel caso, i crediti ceduti costituiscono un patrimonio separato e la società veicolo acquirente non risponde delle passività pregresse della cedente. Questa eccezione, tuttavia, non si applica alle cessioni in blocco ‘ordinarie’ regolate dall’art. 58 TUB, come quella oggetto della controversia.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza significativamente la posizione del debitore nelle operazioni di cessione dei crediti bancari. Il principio affermato è chiaro: la banca che acquista crediti in blocco ex art. 58 TUB non può limitarsi a incassare, ma deve anche farsi carico delle eventuali irregolarità commesse dalla banca cedente. Decorso il termine di tre mesi dalla pubblicazione, diventa l’unico interlocutore del debitore per qualsiasi pretesa, incluse le azioni per la restituzione di somme indebitamente pagate. Questa pronuncia rappresenta un importante baluardo a tutela dei correntisti e delle imprese nei confronti del sistema bancario.

In una cessione di crediti in blocco secondo l’art. 58 TUB, il debitore può chiedere la restituzione di somme indebitamente pagate alla banca cessionaria?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il debitore può esercitare, in via riconvenzionale, l’azione restitutoria per le somme versate illegittimamente (ad esempio per anatocismo) direttamente nei confronti della banca cessionaria.

Dopo quanto tempo la banca cessionaria diventa l’unica responsabile per le obbligazioni legate ai crediti ceduti?
La banca cessionaria diventa responsabile in via esclusiva una volta trascorsi tre mesi dalla pubblicazione della notizia della cessione sulla Gazzetta Ufficiale, come previsto dall’art. 58, comma 5, del Testo Unico Bancario.

Questa regola sulla responsabilità della cessionaria si applica anche alle operazioni di cartolarizzazione?
No. La Corte ha chiarito che questo principio non si estende alle operazioni di cartolarizzazione (ex L. 130/1999), dove i crediti costituiscono un patrimonio separato e la società cessionaria (società veicolo) non risponde delle passività del cedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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