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Cessione crediti in blocco: onere della prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27915/2025, ha ribadito che nella cessione crediti in blocco, l’onere di provare la titolarità del singolo credito spetta al cessionario. La mera pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale è insufficiente se i criteri indicati sono generici e non permettono di individuare con certezza il credito oggetto di causa. La valutazione dell’idoneità della prova è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito. Di conseguenza, il ricorso della società cessionaria è stato dichiarato inammissibile.

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Cessione crediti in blocco: l’onere della prova e i limiti della Gazzetta Ufficiale

La cessione crediti in blocco è una pratica comune nel settore finanziario, ma quali sono gli obblighi probatori per la società che acquista i crediti? Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la semplice pubblicazione dell’avviso di cessione sulla Gazzetta Ufficiale non è sempre sufficiente a dimostrare la titolarità di un credito specifico. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Una società specializzata nell’acquisto di crediti deteriorati (NPL) avviava una procedura di liquidazione giudiziale nei confronti di un’altra società e della sua socia illimitatamente responsabile. La richiesta si basava su un credito originariamente detenuto da un istituto bancario e successivamente trasferito tramite un’operazione di cessione crediti in blocco.

La Corte d’Appello, tuttavia, accoglieva il reclamo della società debitrice, revocando la dichiarazione di liquidazione. La motivazione principale era la carenza di legittimazione attiva della società creditrice. Secondo i giudici di secondo grado, quest’ultima non aveva fornito una prova adeguata che dimostrasse l’inclusione dello specifico credito nel portafoglio ceduto. In particolare, l’avviso di cessione pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale era stato ritenuto troppo generico, in quanto si limitava a descrivere “un insieme di crediti” con caratteristiche orientative (sorti prima di una certa data, passati a sofferenza, etc.), senza consentire un’identificazione certa e inequivocabile del singolo rapporto.

Contro questa decisione, la società cessionaria ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione delle norme sull’onere della prova e sulla valutazione degli elementi probatori.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla cessione crediti in blocco

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la linea interpretativa della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: in una cessione crediti in blocco, spetta alla parte che si afferma nuova creditrice (il cessionario) l’onere di dimostrare l’inclusione del credito specifico nell’operazione di trasferimento.

La Corte ha precisato che la pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale, prevista dalla legge per rendere la cessione efficace erga omnes, può essere sufficiente solo se contiene indicazioni chiare e precise. I criteri descritti devono essere tali da permettere di individuare, senza incertezze, i singoli rapporti oggetto della cessione. Se i criteri sono generici o meramente “orientativi”, come nel caso di specie, la pubblicazione assume al massimo un valore indiziario e non costituisce prova piena della titolarità del credito.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la propria decisione su alcuni punti cardine del diritto processuale e sostanziale:

1. Onere della Prova (Art. 2697 c.c.): Chi agisce in giudizio per far valere un diritto deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Nel caso di una cessione crediti in blocco, il cessionario deve fornire la prova documentale della propria legittimazione sostanziale. Non è sufficiente produrre solo l’avviso di cessione se questo non è esaustivo.
2. Valutazione delle Prove: La valutazione circa l’idoneità dell’avviso di cessione a provare l’inclusione del credito è un accertamento di fatto (quaestio facti). Tale valutazione è devoluta al prudente apprezzamento del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere censurata in sede di legittimità, se non per vizi logici o procedurali che qui non sono stati ravvisati. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito sulla base di una diversa ricostruzione dei fatti.
3. Insufficienza di Elementi Generici: La Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato che l’avviso non specificava né la data di insorgenza del credito, né il momento del passaggio a sofferenza, elementi cruciali per stabilire se rientrasse nei criteri di cessione. La mancanza di questi dettagli creava un’incertezza insuperabile sulla titolarità del credito in capo alla società ricorrente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di prova della titolarità dei crediti ceduti in blocco. Per le società cessionarie, la lezione è chiara: non basta affidarsi alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per considerarsi al riparo da contestazioni. È indispensabile essere in possesso e, se necessario, produrre in giudizio la documentazione contrattuale completa che attesti in modo inequivocabile il trasferimento dello specifico credito per cui si agisce. In assenza di una prova certa, il rischio è quello di vedersi negare la legittimazione ad agire, con conseguente rigetto della domanda e condanna alle spese, come accaduto nel caso esaminato.

In una cessione crediti in blocco, chi deve provare che un debito specifico è stato ceduto?
L’onere di dimostrare l’inclusione del singolo credito nell’operazione di cessione spetta alla società cessionaria, ovvero a chi si afferma nuovo titolare del credito, fornendo la prova documentale della propria legittimazione.

La pubblicazione dell’avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale è sempre una prova sufficiente?
No. La pubblicazione è sufficiente solo se l’avviso contiene l’indicazione di categorie di rapporti ceduti in modo tale da permettere di individuare senza incertezze i singoli crediti inclusi. Se i criteri sono generici, la pubblicazione non costituisce prova piena.

Può la Corte di Cassazione riesaminare la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No, la valutazione dell’idoneità delle prove fornite (come l’avviso di cessione) è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito (Tribunale o Corte d’Appello). La Corte di Cassazione può intervenire solo per vizi di legittimità (violazione di legge) o procedurali, ma non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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