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Cessione crediti bancari: il contenzioso passa?

Una società fa causa a una banca per addebiti illegittimi. La banca viene posta in liquidazione e cede parte delle sue attività a un altro istituto di credito. La Corte d’Appello esclude che il contenzioso sia stato trasferito alla banca cessionaria. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, riconosce la complessità della questione legata alla cessione dei crediti bancari delle ex banche venete e rinvia la causa a nuovo ruolo per una trattazione congiunta con altri casi analoghi.

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Cessione crediti bancari: il contenzioso si trasferisce alla nuova banca?

L’operazione di cessione dei crediti bancari e di interi rami d’azienda tra istituti di credito, specialmente in contesti di crisi, solleva complesse questioni giuridiche. Una delle più dibattute riguarda la sorte dei contenziosi pendenti: la banca acquirente eredita anche le cause legali della banca cedente? Con l’ordinanza interlocutoria n. 16215/2024, la Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo nodo, decidendo di rinviare la decisione per una valutazione più approfondita e coordinata.

I Fatti di Causa

Una società commerciale aveva instaurato una causa contro il proprio istituto di credito, contestando l’applicazione di interessi ultralegali, capitalizzazione trimestrale, commissioni di massimo scoperto e altre condizioni ritenute illegittime su un rapporto di conto corrente. Il Tribunale di primo grado aveva dato parzialmente ragione alla società, condannando la banca a restituire una cospicua somma.

Successivamente, la banca originaria è stata posta in liquidazione coatta amministrativa. Nel contesto di questa procedura, una parte significativa delle sue attività e passività è stata ceduta a un altro grande gruppo bancario. Il giudizio è stato quindi riassunto nei confronti sia della procedura di liquidazione sia della banca cessionaria. Quest’ultima, tuttavia, si è difesa sostenendo di non essere il soggetto corretto a cui rivolgere le pretese (carenza di legittimazione passiva), poiché il rapporto controverso non rientrava nell’ambito della cessione.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza di primo grado, ha accolto la tesi della banca cessionaria. I giudici di secondo grado hanno stabilito che, sulla base del contratto di cessione e della normativa speciale (d.l. 99/2017), erano stati esclusi dal trasferimento i rapporti classificabili come “sofferenze”, “inadempienze probabili” o “esposizioni scadute”. Poiché il rapporto oggetto di causa rientrava in queste categorie, il relativo contenzioso non era stato trasferito alla nuova banca. Di conseguenza, la banca cessionaria è stata considerata priva di legittimazione passiva, e il credito riconosciuto alla società è stato ridotto.

Le motivazioni e la cessione dei crediti bancari

La Corte d’Appello ha basato la sua decisione sull’interpretazione del contratto di cessione. Secondo i giudici, il contratto escludeva espressamente i rapporti problematici e i contenziosi a essi collegati. In questo scenario, la pretesa della società correntista doveva essere rivolta unicamente verso la procedura di liquidazione della banca originaria, non verso l’istituto che ne aveva acquisito le parti “sane”. Inoltre, la Corte ha affrontato la questione della prescrizione, ritenendo prescritti i versamenti (rimesse solutorie) effettuati dal cliente per coprire gli sconfinamenti oltre il fido concesso in determinati periodi.

Le Motivazioni della Cassazione e il Rinvio

La società correntista ha impugnato la decisione d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi principali:
1. Violazione delle norme in materia di prescrizione, imputazione dei pagamenti e anatocismo.
2. Errata interpretazione delle norme sulla cessione d’azienda (art. 2560 c.c.) e del decreto legge relativo alla liquidazione delle banche venete (d.l. 99/2017).

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, non è entrata nel merito della questione. Ha invece rilevato che il ricorso solleva questioni di particolare importanza, strettamente connesse alla normativa speciale creata per la crisi delle cosiddette “banche venete” e alla previsione contrattuale che ha governato la cessione delle passività alla banca acquirente. I giudici hanno sottolineato che queste problematiche sono oggetto di numerosi altri ricorsi simili, pendenti dinanzi alla Corte.

Per garantire un’analisi coordinata e uniforme, ed evitare decisioni contrastanti, la Cassazione ha ritenuto opportuno trattare la questione in un contesto unico. Pertanto, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, in attesa di una trattazione congiunta con gli altri ricorsi che presentano le medesime problematiche interpretative.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria della Cassazione mette in luce una questione cruciale nel diritto bancario e commerciale: la definizione dei confini della cessione dei crediti bancari e dei rapporti giuridici in contesti di crisi. La decisione di rinviare il caso evidenzia la necessità di un’interpretazione univoca e ponderata da parte della Suprema Corte su chi debba rispondere dei contenziosi legati ai rapporti ceduti. La futura sentenza chiarirà se, e a quali condizioni, la banca cessionaria debba farsi carico delle cause pendenti della banca ceduta, con impatti significativi per migliaia di correntisti e per l’intero sistema bancario coinvolto in operazioni di salvataggio.

Qual era l’oggetto originario della controversia?
La controversia riguardava la richiesta di una società di ricalcolare il saldo di un conto corrente, contestando alla banca l’applicazione di interessi anatocistici, tassi ultralegali non pattuiti, commissioni di massimo scoperto e altre condizioni illegittime.

Perché la Corte d’Appello ha escluso la responsabilità della banca acquirente?
La Corte d’Appello ha ritenuto che la banca acquirente (cessionaria) non avesse legittimazione passiva perché il contratto di cessione, stipulato ai sensi della normativa speciale per le banche venete, escludeva esplicitamente dal trasferimento i rapporti classificati come “sofferenze”, “inadempienze probabili” o “esposizioni scadute”, categoria in cui rientrava il rapporto oggetto di causa.

Quale decisione ha preso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso nel merito, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato la causa a nuovo ruolo. Ha riconosciuto che la questione è complessa e comune a molti altri ricorsi, e ha ritenuto opportuno trattarli congiuntamente per garantire una decisione uniforme e coerente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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