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Cessione contenzioso bancario: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15675/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di cessione del contenzioso bancario. Nel contesto dell’acquisizione di una banca in liquidazione, la banca acquirente non subentra automaticamente nelle controversie legali relative a rapporti bancari già estinti prima della data di cessione. La Corte ha chiarito che il criterio decisivo non è la mera pendenza della lite, ma la natura del rapporto sottostante. Se il rapporto non è più ‘inerente e funzionale’ all’attività dell’acquirente, come nel caso di un conto corrente già chiuso, la passività e il relativo contenzioso restano in capo alla procedura di liquidazione della banca cedente, rientrando nel cosiddetto ‘Contenzioso escluso’ definito dal contratto di cessione.

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Cessione Contenzioso Bancario: la Cassazione fissa i paletti per i rapporti estinti

L’operazione di salvataggio di alcuni importanti istituti di credito italiani ha generato una complessa serie di questioni legali, in particolare riguardo alla cessione del contenzioso bancario. Una domanda cruciale è emersa in molte aule di tribunale: quando una grande banca ne acquisisce un’altra in liquidazione, eredita anche tutte le cause legali pendenti? Con l’ordinanza n. 15675/2025, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara, stabilendo che le liti relative a rapporti contrattuali già conclusi prima della cessione non passano automaticamente all’acquirente.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia tra una società immobiliare e una banca regionale, relativa a un rapporto di conto corrente ormai estinto. Durante il giudizio, la banca è stata posta in liquidazione coatta amministrativa e, successivamente, il suo compendio aziendale “sano” è stato ceduto a un primario gruppo bancario. A questo punto, è sorto il problema della successione processuale: la società immobiliare doveva continuare la causa contro la banca in liquidazione o contro il nuovo istituto acquirente?

La Corte d’Appello aveva ritenuto che l’istituto acquirente fosse il successore legittimo, basando la propria decisione su un unico criterio: la pendenza della lite al momento della stipula del contratto di cessione. Secondo i giudici di secondo grado, questo dato temporale era sufficiente per trasferire la passività e, di conseguenza, il contenzioso.

La Decisione della Cassazione sulla Cessione del Contenzioso Bancario

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, ritenendo l’approccio della Corte d’Appello troppo semplicistico. Gli Ermellini hanno spostato il focus dall’analisi della mera pendenza della lite all’interpretazione del contratto di cessione, stipulato in attuazione del D.L. n. 99/2017.

Il Ruolo Centrale del Contratto di Cessione

La Suprema Corte ha sottolineato che la legge (il decreto sul salvataggio bancario) non ha definito in modo rigido e completo il perimetro della cessione, ma ha delegato questo compito alle parti contraenti: i commissari liquidatori e la banca acquirente. È quindi il contratto a stabilire quali attività, passività e rapporti giuridici sono stati trasferiti e quali sono stati esclusi.

Il Criterio della “Funzionalità” all’Esercizio dell’Impresa

Il punto nevralgico della decisione risiede nell’interpretazione di una clausola specifica del contratto, che definisce le “Passività Incluse” come quelle derivanti da “rapporti inerenti e funzionali all’esercizio dell’impresa bancaria”.

La Cassazione ha chiarito che questa “funzionalità” deve essere letta in una prospettiva futura, cioè in relazione all’attività che la banca acquirente avrebbe continuato a svolgere. Un rapporto già estinto, come un conto corrente chiuso da tempo, non può essere considerato “funzionale” all’attività futura dell’impresa. Sebbene da esso possa derivare una passività (ad esempio, un obbligo di restituzione di somme), il rapporto in sé non ha più alcuna utilità per la continuità aziendale. Di conseguenza, le liti che ne derivano non possono essere trasferite.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione logica e teleologica del contratto di cessione. L’obiettivo dell’operazione di salvataggio era quello di garantire la continuità dei rapporti bancari attivi e preservare la stabilità del sistema, non di accollare all’acquirente un fardello di passività derivanti da vicende commerciali ormai concluse. L’interpretazione del contratto deve essere coerente con questo scopo. La Corte ha evidenziato come il contratto stesso distingua tra “Contenzioso Pregresso” (incluso nella cessione) e “Contenzioso Escluso”. I rapporti estinti, non essendo più funzionali, rientrano in questa seconda categoria. Pertanto, la semplice pendenza del giudizio al momento della cessione non è un criterio sufficiente. È necessario un vaglio qualitativo del rapporto sottostante: solo se questo era ancora in essere e funzionale alla nuova realtà aziendale, il relativo contenzioso poteva considerarsi trasferito.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica per tutta la gestione della cessione del contenzioso bancario derivante dalle recenti crisi. Viene chiarito che l’acquirente di un’azienda bancaria non è un successore universale per tutte le pendenze legali. Le liti concernenti rapporti già esauriti alla data della cessione restano di competenza della procedura di liquidazione della banca originaria. Questa decisione fornisce certezza giuridica e delimita con precisione le responsabilità dell’acquirente, impedendo che quest’ultimo debba rispondere di passività legate a capitoli della storia della banca cedente che erano già stati chiusi.

In caso di cessione di un’azienda bancaria, l’acquirente subentra in tutte le cause legali pendenti della banca ceduta?
No, la successione non è automatica. Secondo la Corte di Cassazione, è necessario verificare il contratto di cessione. Le controversie relative a rapporti contrattuali già estinti prima della data di cessione sono generalmente escluse dal trasferimento e rimangono in capo alla procedura di liquidazione della banca originaria.

Qual è il criterio decisivo per stabilire se un contenzioso viene trasferito all’acquirente?
Il criterio fondamentale non è la semplice pendenza della lite al momento della cessione, ma se il rapporto giuridico sottostante era “inerente e funzionale all’esercizio dell’impresa bancaria” dell’acquirente, in una prospettiva di continuità aziendale. I rapporti già estinti non soddisfano questo requisito.

Cosa succede, quindi, a una causa relativa a un conto corrente chiuso anni prima della cessione della banca?
Secondo i principi affermati dalla Cassazione, tale causa non viene trasferita all’istituto di credito acquirente. Essa rientra nel cosiddetto “Contenzioso escluso” e deve proseguire nei confronti della banca originaria, ormai in liquidazione coatta amministrativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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