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Cessione banche venete: quando la lite non passa

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel contesto della cessione banche venete, le passività derivanti da contenziosi su rapporti bancari già estinti prima della data di cessione non si trasferiscono alla banca acquirente. La Corte ha ritenuto che un rapporto chiuso non possa considerarsi ‘inerente e funzionale all’esercizio dell’impresa bancaria’ della cessionaria, criterio fondamentale per l’inclusione nel perimetro della cessione. Pertanto, la semplice pendenza di una lite al momento della cessione non è sufficiente a trasferire l’obbligazione, e la banca acquirente è stata dichiarata priva di legittimazione passiva.

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Cessione Banche Venete: Le Liti sui Rapporti Estinti Non Si Trasferiscono

L’operazione di salvataggio e la conseguente cessione banche venete ha generato numerose questioni legali, in particolare riguardo alla sorte dei contenziosi pendenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale: le passività relative a rapporti bancari già conclusi prima del trasferimento non passano alla banca acquirente. Questo principio si basa su un criterio di funzionalità, escludendo dal perimetro della cessione tutto ciò che non è più attivo e utile all’esercizio dell’impresa bancaria.

I Fatti di Causa: Un Conto Corrente Chiuso e una Cessione d’Azienda

Una società, titolare di un conto corrente presso un istituto di credito veneto, aveva avviato una causa per la restituzione di somme indebitamente percepite dalla banca. Anni dopo l’avvio della causa, il rapporto di conto corrente veniva estinto (nel 2013). Successivamente, nel 2017, la banca originaria veniva posta in liquidazione coatta amministrativa e una parte significativa della sua azienda, incluse attività e passività, veniva ceduta a un grande gruppo bancario nazionale.

Il tribunale di primo grado aveva condannato la banca acquirente a pagare le somme richieste dalla società. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, dichiarando il difetto di legittimazione passiva della banca cessionaria. Secondo i giudici di secondo grado, il rapporto litigioso, essendo stato estinto ben prima della cessione, non poteva rientrare tra le passività trasferite.

La Questione sulla Cessione Banche Venete di Fronte alla Cassazione

La società soccombente ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse interpretato in modo errato le norme e le clausole del contratto di cessione. A suo avviso, la pendenza del contenzioso alla data della cessione era un elemento sufficiente per includere la relativa passività nel perimetro del trasferimento. Inoltre, lamentava l’omesso esame di alcuni documenti che, a suo dire, dimostravano come la banca acquirente avesse di fatto preso in carico la gestione del rapporto.

Le Motivazioni: Il Criterio della Funzionalità e l’Interpretazione del Contratto di Cessione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d’appello e chiarendo i principi interpretativi da applicare alla cessione banche venete. Il cuore della motivazione risiede nel criterio della ‘inerenza e funzionalità all’esercizio dell’impresa bancaria’.

I giudici hanno spiegato che il decreto-legge n. 99/2017, che ha disciplinato l’operazione, e il conseguente contratto di cessione, miravano a trasferire un complesso aziendale operativo. Perché una passività (come un debito derivante da un contenzioso) possa considerarsi trasferita, non basta il solo dato temporale della pendenza della lite al momento della cessione. È necessario che il rapporto sottostante sia ‘inerente e funzionale’ all’attività della banca acquirente.

Un conto corrente estinto da anni, come nel caso di specie, ha esaurito ogni sua funzionalità per l’impresa bancaria. Non è più un rapporto attivo che contribuisce all’operatività della banca. Di conseguenza, le liti ad esso collegate non possono essere trasferite, poiché mancano di quel legame funzionale richiesto dalla normativa e dal contratto di cessione. La passività, anche se oggetto di un contenzioso pendente, rimane in capo alla procedura di liquidazione coatta amministrativa della banca originaria.

La Corte ha inoltre respinto il secondo motivo di ricorso, relativo all’omesso esame di prove, specificando che il vizio di cassazione riguarda l’omissione di un ‘fatto storico decisivo’, non la mancata valutazione di singoli elementi istruttori quando il fatto principale (la natura e l’estinzione del rapporto) è stato comunque esaminato e deciso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Risparmiatori e le Imprese

La decisione della Cassazione stabilisce un principio chiaro con importanti implicazioni pratiche. Chi ha un contenzioso con una delle banche venete per rapporti estinti prima della cessione del giugno 2017 non deve citare in giudizio la banca acquirente, ma deve invece rivolgersi agli organi della liquidazione coatta amministrativa della banca originaria. La banca cessionaria, infatti, non è il soggetto giuridicamente corretto (non ha legittimazione passiva) per rispondere di tali debiti.

Questa pronuncia rafforza una lettura finalistica degli accordi di cessione, volta a garantire la continuità operativa della parte ‘sana’ dell’azienda trasferita, lasciando le problematiche relative a rapporti ormai esauriti alla gestione della procedura liquidatoria. Per i creditori, ciò significa dover indirizzare correttamente le proprie pretese per evitare di incorrere in una declaratoria di difetto di legittimazione passiva, con conseguente perdita di tempo e aggravio di spese legali.

Nella cessione banche venete, una lite su un conto corrente chiuso prima della cessione viene trasferita alla banca acquirente?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il rapporto bancario sottostante alla lite era già estinto prima della data della cessione, la relativa passività non si trasferisce alla banca acquirente, ma rimane in capo alla banca originaria in liquidazione.

È sufficiente che una causa sia pendente al momento della cessione perché la passività venga trasferita?
No, la sola pendenza della lite non è un criterio sufficiente. Per il trasferimento della passività è necessario che il rapporto da cui essa deriva sia ‘inerente e funzionale all’esercizio dell’impresa bancaria’ della banca cessionaria, requisito che manca in un rapporto già estinto.

Quale criterio ha usato la Corte per decidere se una passività rientra nella cessione banche venete?
La Corte ha utilizzato un criterio di funzionalità. Ha affermato che la cessione comprende solo i rapporti che hanno una funzionalità effettiva e concreta per lo svolgimento dell’attività bancaria da parte della banca acquirente. I rapporti estinti, per definizione, mancano di tale funzionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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