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Cessione Banche Venete: esclusi i rapporti estinti

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale riguardo la cessione Banche Venete. Le controversie legali relative a rapporti bancari già conclusi (estinti) al momento della cessione d’azienda non sono state trasferite all’istituto di credito acquirente. La Corte ha chiarito che il contratto di cessione, interpretato alla luce della sua finalità, escludeva tali passività in quanto non funzionali alla futura attività della banca cessionaria. Di conseguenza, l’istituto acquirente non può essere citato in giudizio per tali questioni, che restano in capo alla procedura di liquidazione della banca originaria.

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Cessione Banche Venete: La Cassazione Fa Chiarezza sui Rapporti Estinti

La complessa vicenda legata alla crisi di alcuni importanti istituti di credito del Veneto ha generato numerose questioni legali. Una delle più dibattute riguarda la sorte dei contenziosi in corso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione decisiva sulla cessione Banche Venete, specificando quali passività legali siano state trasferite al grande gruppo bancario acquirente e quali no. La sentenza chiarisce che le liti relative a rapporti bancari già estinti al momento del trasferimento sono escluse, delineando un perimetro preciso delle responsabilità.

I Fatti del Caso

Una società in liquidazione aveva avviato una causa contro il proprio istituto di credito per contestare l’applicazione di interessi anatocistici, commissioni non pattuite e altre irregolarità su un conto corrente. Durante il procedimento, l’istituto di credito originario è stato posto in liquidazione coatta amministrativa e una parte significativa della sua azienda è stata ceduta a un primario gruppo bancario nazionale.

La società ha quindi proseguito la causa nei confronti del gruppo acquirente, ritenendolo il successore legale nei rapporti della banca cedente. Il gruppo bancario acquirente, tuttavia, ha sempre sostenuto di non essere il soggetto corretto contro cui rivolgere la pretesa (carenza di legittimazione passiva), affermando che il contenzioso in questione, relativo a un rapporto ormai chiuso da tempo, non rientrava nell’oggetto del contratto di cessione.
Dopo decisioni contrastanti nei primi due gradi di giudizio, la questione è approdata in Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la cessione Banche Venete

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del gruppo bancario acquirente, cassando la sentenza d’appello e stabilendo un principio di diritto di notevole importanza. I giudici hanno affermato che, nel caso della cessione Banche Venete, non si è verificato un subentro automatico dell’acquirente in tutte le liti pendenti, specialmente quelle aventi ad oggetto rapporti bancari già estinti alla data della cessione.
Il contenzioso, pertanto, deve proseguire nei confronti della procedura di liquidazione della banca originaria e non verso la banca cessionaria.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un’attenta analisi combinata della normativa speciale (il D.L. n. 99/2017) e, soprattutto, delle clausole del contratto di cessione stipulato tra i commissari liquidatori e il gruppo acquirente.

1. Distinzione tra Legge e Contratto

Il decreto legge del 2017 ha definito il quadro generale dell’operazione, stabilendo quali categorie di passività dovessero obbligatoriamente rimanere escluse dalla cessione. Tuttavia, per tutto il resto, la legge ha demandato la definizione specifica dell’oggetto del trasferimento (l'”Insieme Aggregato”) alla volontà delle parti espressa nel contratto di cessione. Questo contratto, quindi, diventa la fonte principale per interpretare il perimetro delle attività e passività trasferite.

2. L’Interpretazione del Criterio di ‘Inerenza e Funzionalità’

Il contratto prevedeva il trasferimento delle passività derivanti da “rapporti inerenti e funzionali all’esercizio dell’impresa bancaria”. La Cassazione ha chiarito che questa espressione non va intesa in senso astratto (cioè tutto ciò che è genericamente attività di banca), ma in senso concreto e finalistico. I rapporti trasferiti dovevano essere funzionali alla futura attività della banca acquirente.
Un rapporto di conto corrente già estinto alla data della cessione non può essere considerato funzionale all’attività futura, poiché ha esaurito ogni sua utilità operativa. Di conseguenza, le passività legali che ne derivano non possono ritenersi incluse nel perimetro della cessione.

3. La Conferma del Secondo Accordo Ricognitivo

L’interpretazione della Corte è ulteriormente rafforzata da un “Secondo Accordo Ricognitivo” stipulato successivamente tra le parti nel gennaio 2018. Questo accordo ha sancito esplicitamente l’esclusione dalla cessione di tutti i contenziosi relativi a rapporti già estinti. Sebbene successivo, tale accordo è stato ritenuto un elemento interpretativo fondamentale del comportamento e della volontà originaria delle parti.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che chiunque avesse in corso una controversia legale con uno degli istituti di credito coinvolti nella crisi, relativa a un contratto (come un conto corrente o un finanziamento) già chiuso prima della data della cessione, non deve citare in giudizio il gruppo bancario acquirente. La corretta controparte processuale resta la procedura di liquidazione coatta amministrativa della banca originaria.
Questo principio non solo chiarisce la posizione del grande gruppo bancario acquirente, ma fornisce anche una guida fondamentale per cittadini e imprese, orientandoli correttamente nell’esercizio dei loro diritti ed evitando contenziosi destinati all’insuccesso per difetto di legittimazione passiva.

Nella cessione Banche Venete, l’istituto acquirente risponde di tutte le controversie pendenti?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’istituto acquirente non risponde delle controversie relative a rapporti bancari che erano già estinti (chiusi) alla data della stipula del contratto di cessione. Tali liti restano a carico della procedura di liquidazione della banca originaria.

Cosa si intende per ‘rapporti inerenti e funzionali’ all’attività bancaria ai fini della cessione?
Secondo la Corte, questa espressione deve essere interpretata in modo concreto e non astratto. Un rapporto è considerato ‘funzionale’ se è utile per la futura attività bancaria della cessionaria. Un rapporto già estinto, avendo esaurito la sua funzione operativa, non rientra in questa categoria.

Qual è stato l’elemento decisivo per escludere il trasferimento del contenzioso?
L’elemento decisivo è stata l’interpretazione del contratto di cessione, secondo cui la pendenza della lite non era un criterio sufficiente. Era necessario che il rapporto sottostante fosse ancora ‘vivo’ e funzionale alla nuova realtà aziendale. La successiva stipula di un Secondo Accordo Ricognitivo, che escludeva esplicitamente i contenziosi su rapporti estinti, ha confermato questa interpretazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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