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Cessione bancaria: debiti esclusi dalla cessione

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in una cessione bancaria regolata dal D.L. 99/2017, le passività verso azionisti e obbligazionisti subordinati della banca ceduta non vengono trasferite all’istituto acquirente. Gli eredi di un investitore avevano citato in giudizio la banca cessionaria per la presunta nullità di contratti di investimento, ma la Corte ha confermato la carenza di legittimazione passiva dell’acquirente, poiché tali passività sono esplicitamente escluse per legge dall’accordo di cessione. Il ricorso è stato quindi rigettato.

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Cessione Bancaria: Chi Paga i Debiti Verso gli Azionisti?

La crisi di un istituto di credito solleva questioni complesse, specialmente quando si ricorre a una cessione bancaria per salvarne le parti sane. In questi scenari, una domanda cruciale emerge: chi risponde dei debiti e delle responsabilità verso gli azionisti e gli obbligazionisti della banca in difficoltà? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, delineando chiaramente i confini delle responsabilità tra la banca cedente e quella cessionaria, sulla base della normativa speciale introdotta per gestire tali crisi.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’azione legale intrapresa da un investitore (e successivamente proseguita dai suoi eredi) contro un importante istituto di credito. L’investitore contestava la validità di alcuni acquisti di azioni e obbligazioni emesse dalla banca stessa, chiedendo la restituzione delle somme investite, pari a circa 28.000 euro. Le sue richieste si basavano, in via principale, sulla presunta apocrifia delle firme sui contratti e, in subordine, sul grave inadempimento della banca e sulla sua responsabilità precontrattuale.

Durante il giudizio, la banca convenuta è stata posta in liquidazione coatta amministrativa. Contestualmente, in applicazione di una normativa d’urgenza, le sue attività e passività “sane” sono state cedute a un altro grande gruppo bancario. Gli eredi dell’investitore hanno quindi riassunto la causa nei confronti della banca acquirente, sostenendo che quest’ultima fosse subentrata in tutti i rapporti, inclusa la responsabilità oggetto della causa.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le domande degli eredi, affermando che la banca acquirente non era titolare della posizione passiva, poiché le passività derivanti dalla commercializzazione di azioni e obbligazioni subordinate erano state escluse per legge dall’oggetto della cessione.

La Decisione della Cassazione sulla Cessione Bancaria

La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso degli eredi. Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione del Decreto Legge n. 99/2017, normativa creata ad hoc per gestire la crisi di alcuni istituti di credito.

L’Esclusione delle Passività Specifiche

La Suprema Corte ha ribadito che la legge e il conseguente contratto di cessione hanno volutamente creato una netta separazione tra le attività e passività trasferite e quelle escluse. Tra le passività esplicitamente escluse dalla cessione bancaria rientrano “i debiti delle banche nei confronti dei propri azionisti e obbligazionisti subordinati derivanti dalle operazioni di commercializzazione di azioni o obbligazioni subordinate”.

Gli eredi ricorrenti avevano tentato di aggirare questa esclusione sostenendo che, una volta accertata la nullità dei contratti di investimento, il loro dante causa non doveva essere considerato un azionista, ma un semplice correntista. Di conseguenza, il suo credito sarebbe rientrato tra i rapporti trasferiti alla banca cessionaria.

L’irrilevanza della Domanda di Nullità ai Fini della Legittimazione Passiva

La Cassazione ha smontato questa tesi, qualificandola come infondata. I giudici hanno chiarito che, ai fini di determinare l’ambito della cessione, ciò che rileva è l’oggetto della controversia originaria. La causa era stata intentata proprio in relazione a operazioni di acquisto di azioni e obbligazioni. Pertanto, la potenziale passività della banca derivava proprio dalla sua relazione con l’investitore in qualità di azionista/obbligazionista, a prescindere dall’esito della domanda di nullità. La controversia rientrava quindi, a pieno titolo, nel perimetro delle passività escluse.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione letterale e sistematica della normativa speciale. Il D.L. 99/2017 è stato concepito per garantire la stabilità del sistema finanziario, consentendo a un soggetto solido di acquisire solo le parti “buone” di una banca in crisi, lasciando le passività “tossiche” o ad alto rischio nella procedura di liquidazione. Questa separazione è la chiave di volta dell’intera operazione di salvataggio.

La Corte sottolinea come la normativa elenchi in modo specifico le passività escluse, tra cui quelle verso gli azionisti, per evitare che l’istituto acquirente venga gravato da contenziosi pregressi che potrebbero minarne la stabilità. La ratio decidendi è quindi quella di proteggere l’acquirente e, di riflesso, l’intero sistema bancario. Accogliere la tesi dei ricorrenti avrebbe significato vanificare lo scopo della legge, creando un’incertezza intollerabile sull’effettivo perimetro delle passività trasferite.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida un principio fondamentale in materia di crisi bancarie e operazioni di cessione bancaria. Gli investitori che hanno subito perdite a causa dell’acquisto di azioni o obbligazioni subordinate da una banca poi finita in liquidazione non possono rivalersi sull’istituto che ne ha acquisito le attività sane. Le loro pretese, anche se basate sulla presunta nullità dei contratti di acquisto, devono essere fatte valere esclusivamente nell’ambito della procedura di liquidazione coatta amministrativa della banca originaria.

Questa decisione offre certezza giuridica agli operatori del mercato ma, al contempo, ribadisce che il rischio di tali investimenti ricade interamente sull’investitore, che non può contare sul “salvataggio” operato da un’altra entità per recuperare le proprie perdite.

Nella cessione di un ramo d’azienda di una banca in crisi, la banca acquirente risponde anche dei debiti verso gli azionisti della banca cedente?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che, in base alla normativa speciale (D.L. 99/2017), i debiti e le responsabilità derivanti dalla commercializzazione di azioni e obbligazioni subordinate sono espressamente esclusi dalla cessione.

Se un investitore contesta la validità del suo acquisto di azioni, può agire contro la banca che ha acquisito gli attivi della banca originaria?
No. Anche se la domanda mira a dichiarare la nullità dell’acquisto, la controversia ha origine dalla qualità di azionista/obbligazionista dell’attore. Pertanto, la relativa passività potenziale rientra tra quelle escluse dalla cessione e la banca acquirente non ha legittimazione passiva a essere citata in giudizio.

Qual è l’effetto del D.L. 99/2017 sulle liti pendenti contro una banca posta in liquidazione e poi ceduta?
Il D.L. 99/2017 determina una netta separazione delle passività. Le liti relative alle passività escluse (come quelle verso azionisti e obbligazionisti subordinati) non vengono trasferite alla banca acquirente e devono proseguire, secondo le regole della legge fallimentare, esclusivamente nei confronti della procedura di liquidazione coatta amministrativa della banca originaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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