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Cessione azienda bancaria: chi paga i debiti?

Una società ha citato in giudizio il proprio istituto di credito per la restituzione di somme indebitamente percepite su un conto corrente, poi estinto. Successivamente, la banca è stata posta in liquidazione e un’altra banca ha acquisito un suo ramo d’azienda. La Corte d’Appello ha negato la responsabilità della banca acquirente, sostenendo che il rapporto, essendo già estinto al momento della cessione azienda bancaria, non rientrava nel perimetro delle passività trasferite. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha rinviato la decisione per trattare la questione insieme ad altri casi analoghi, data la sua rilevanza.

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Cessione azienda bancaria: la sorte dei debiti pregressi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riaccende i riflettori su una questione cruciale nel diritto bancario: in caso di cessione azienda bancaria, la banca acquirente risponde dei debiti derivanti da rapporti contrattuali che la banca cedente aveva già estinto prima della cessione? La risposta non è scontata e ha implicazioni significative per migliaia di clienti coinvolti in operazioni di salvataggio bancario.

I fatti di causa

Una società tessile avviava una causa nel 2016 contro il proprio istituto di credito, contestando la nullità di alcune condizioni applicate al suo conto corrente (interessi ultralegali, capitalizzazione trimestrale, etc.) e chiedendo la restituzione di oltre 95.000 euro. Il rapporto bancario era già stato chiuso alla fine del 2013.

Durante il processo, l’istituto di credito originario veniva posto in liquidazione coatta amministrativa. Un primario gruppo bancario subentrava, acquistando un ramo d’azienda della banca in crisi. A questo punto, la società attrice proseguiva la causa contro la banca acquirente (cessionaria).

La decisione sulla cessione azienda bancaria in Appello

La Corte d’appello, riformando la sentenza di primo grado, dava ragione alla banca acquirente. I giudici hanno stabilito che quest’ultima non era tenuta a rispondere del debito. La motivazione si basa su un’interpretazione restrittiva del contratto di cessione e della normativa speciale (D.L. 99/2017).

Secondo la Corte territoriale, il perimetro della cessione azienda bancaria era limitato all'”Insieme aggregato” di attività e passività funzionali all’esercizio dell’impresa al momento della cessione. Poiché il conto corrente della società era stato estinto anni prima, nel 2013, il relativo contenzioso non poteva considerarsi inerente a un rapporto funzionale all’impresa ceduta e, pertanto, era escluso dalle passività trasferite alla banca acquirente.

I motivi del ricorso e l’interpretazione della cessione

La società tessile ha impugnato la decisione in Cassazione, sostenendo che la Corte d’appello avesse interpretato erroneamente le norme. Secondo la ricorrente, il concetto di “rapporti funzionali all’impresa” dovrebbe includere anche l’attività svolta in passato dalla banca cedente.

Di conseguenza, anche i contenziosi pendenti relativi a rapporti ormai estinti, ma derivanti da quell’attività passata, dovrebbero essere trasferiti alla cessionaria. Escluderli significherebbe pregiudicare i diritti dei terzi creditori, i quali si troverebbero senza un interlocutore solvibile, se non la procedura di liquidazione della vecchia banca.

Le motivazioni dell’ordinanza della Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, non entra nel merito della controversia per fornire una risposta definitiva. Riconosce, tuttavia, la complessità e la rilevanza della questione. Il caso solleva interrogativi fondamentali sul bilanciamento tra la stabilità del sistema bancario, garantita dalle operazioni di salvataggio, e la tutela dei diritti dei creditori della banca cedente.

Considerando che esistono numerosi altri ricorsi che pongono questioni analoghe, la Corte ha ritenuto opportuno rinviare la causa a nuovo ruolo. Questa decisione procedurale permette di trattare tutti i casi simili in un unico contesto, al fine di arrivare a una soluzione coerente e ben ponderata che possa costituire un precedente chiaro per il futuro.

Conclusioni

L’ordinanza lascia in sospeso una questione di grande impatto. La decisione finale della Cassazione definirà i confini della responsabilità patrimoniale nelle operazioni di cessione azienda bancaria, stabilendo se i debiti “storici”, legati a rapporti già chiusi, seguano o meno le sorti del ramo d’azienda ceduto. Per ora, i creditori delle banche in crisi rimangono in attesa di una risposta definitiva, che influenzerà profondamente la loro capacità di recuperare quanto dovuto.

In una cessione azienda bancaria, la banca acquirente è sempre responsabile per i debiti della banca venditrice?
No, secondo la Corte d’Appello la responsabilità della banca acquirente è limitata alle passività incluse nell'”Insieme aggregato” definito nel contratto di cessione, escludendo i debiti relativi a rapporti non più funzionali all’esercizio dell’impresa al momento della vendita, come quelli già estinti.

Perché la Corte d’appello ha escluso la responsabilità della banca cessionaria in questo caso specifico?
Perché il rapporto di conto corrente da cui nasceva il debito era stato estinto il 31 dicembre 2013, ben prima della cessione d’azienda avvenuta nel 2017. Pertanto, il contenzioso non è stato ritenuto riferibile ad attività e passività incluse nel perimetro della cessione.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha preso una decisione definitiva sul merito della questione. Ha deciso di rinviare il ricorso a nuovo ruolo per trattarlo insieme ad altri casi simili, data la rilevanza e la complessità delle questioni giuridiche sollevate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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