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Cessazione materia del contendere: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito di un accordo transattivo tra le parti. La vicenda, nata da una complessa serie di vendite immobiliari e una successiva operazione di sale and lease-back, si conclude con la cessazione della materia del contendere. La Suprema Corte ha ordinato la cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale, stabilendo che in questi casi non si applica il raddoppio del contributo unificato.

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Cessazione materia del contendere: quando l’accordo chiude il processo

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sugli effetti processuali di un accordo transattivo tra le parti. Quando un contenzioso si risolve con una transazione, si verifica la cosiddetta cessazione materia del contendere, un evento che porta a conseguenze precise, come l’inammissibilità del ricorso pendente. Questo caso, partito da una complessa operazione immobiliare, si conclude con una decisione puramente processuale che ne definisce l’esito finale.

I Fatti: Una Complessa Catena di Vendite Immobiliari

La vicenda trae origine da una serie di contratti di vendita immobiliare avvenuti in un breve arco temporale. Una società, in seguito fallita, vendeva un immobile a una prima società acquirente. Questa, a sua volta, lo rivendeva a un privato, il quale lo cedeva a una terza società. Infine, quest’ultima società concludeva un’operazione di sale and lease-back con una banca.

Il curatore del fallimento della prima venditrice otteneva dal Tribunale la dichiarazione di nullità dei primi tre contratti di vendita. Di conseguenza, anche il quarto contratto (il sale and lease-back) veniva travolto, e la banca veniva condannata al pagamento di una somma e al risarcimento dei danni, non essendo stata ritenuta acquirente in buona fede. La Corte d’Appello confermava la decisione, sottolineando la presenza di diversi indici di ‘sospetto’ che un operatore professionale come la banca avrebbe dovuto cogliere, tra cui la rapidità delle vendite, i prezzi anomali e l’incongruità dell’operazione economica.

La Decisione della Corte: Inammissibilità per Cessazione Materia del Contendere

Contro la sentenza d’appello, la banca proponeva ricorso in Cassazione. Tuttavia, prima della decisione della Suprema Corte, la banca ricorrente e la curatela fallimentare controricorrente depositavano un’istanza congiunta, comunicando di aver raggiunto un accordo transattivo che soddisfaceva i loro interessi. Chiedevano, pertanto, la declaratoria di cessazione materia del contendere e l’ordine di cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale iniziale.

La Corte di Cassazione, accogliendo l’istanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta perdita di interesse. La transazione tra le parti, infatti, ha eliminato l’oggetto stesso della controversia, rendendo superfluo un pronunciamento nel merito.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati. In primo luogo, ha ribadito che la cessazione della materia del contendere nel giudizio di cassazione, derivante da una transazione, comporta una pronuncia di inammissibilità del ricorso. Questo avviene perché viene meno l’interesse delle parti a una decisione giurisdizionale, avendo esse stesse risolto la lite.

In secondo luogo, la Corte ha ordinato la cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale e delle annotazioni delle sentenze di primo e secondo grado. La pronuncia di inammissibilità per cessazione del contendere è assimilabile all’estinzione del processo, e in tali casi l’articolo 2668 del codice civile prevede che debba essere ordinata la cancellazione della trascrizione.

Infine, un punto di particolare interesse pratico riguarda il contributo unificato. La Corte ha chiarito che la dichiarazione di inammissibilità per sopravvenuta cessazione della materia del contendere non comporta l’obbligo di versare il doppio del contributo unificato. Questa sanzione si applica solo nei casi di rigetto o di ‘ordinaria’ inammissibilità dell’impugnazione, non quando la chiusura del processo dipende da un accordo che determina la caducazione di tutte le pronunce precedenti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia l’importanza degli accordi transattivi come strumento per definire le liti anche in fase avanzata, persino davanti alla Corte di Cassazione. La decisione conferma che la volontà delle parti di porre fine a una controversia prevale sulla necessità di una pronuncia giudiziale. Per le parti coinvolte, questo significa non solo la chiusura definitiva del contenzioso ma anche importanti conseguenze pratiche: la ‘pulizia’ dei registri immobiliari attraverso la cancellazione della trascrizione e il mancato pagamento di ulteriori oneri processuali come il raddoppio del contributo unificato. Un chiaro incentivo a perseguire soluzioni consensuali, anche quando il percorso giudiziario è giunto al suo ultimo grado.

Cosa succede a un ricorso in Cassazione se le parti raggiungono un accordo?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile per sopravvenuta perdita di interesse dovuta alla cessazione della materia del contendere. L’accordo tra le parti risolve la lite, rendendo inutile una decisione della Corte.

Se una causa finisce per accordo tra le parti, la trascrizione della domanda giudiziale viene cancellata?
Sì, la Corte di Cassazione, nel dichiarare la cessazione della materia del contendere, ordina giudizialmente la cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale e delle annotazioni delle sentenze precedenti, proprio come avviene in caso di estinzione del processo.

In caso di inammissibilità del ricorso per cessazione della materia del contendere, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha specificato che il meccanismo sanzionatorio del raddoppio del contributo unificato non si applica in questa ipotesi, poiché la pronuncia determina la caducazione di tutte le decisioni precedenti e non equivale a una conferma della statuizione impugnata o a un’ordinaria dichiarazione di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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