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Cessazione materia del contendere: accordo in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in un caso di responsabilità di ex amministratori verso un fallimento. A seguito di una condanna in appello per oltre 8 milioni di euro per mala gestio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo durante il giudizio di legittimità. La Corte, accogliendo la richiesta congiunta, ha terminato il processo, rendendo inefficace la sentenza impugnata e compensando le spese legali.

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Cessazione della materia del contendere: cosa succede se le parti si accordano in Cassazione?

L’ordinanza in esame offre un chiarimento fondamentale su un istituto processuale di grande importanza: la cessazione della materia del contendere. Quando le parti, nel corso di un giudizio arrivato fino in Corte di Cassazione, decidono di porre fine alla loro controversia con un accordo privato, quali sono le conseguenze sulla sentenza già emessa e sul processo stesso? La Suprema Corte ribadisce un principio consolidato: l’accordo transattivo non solo chiude il giudizio, ma priva di efficacia la sentenza impugnata.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da un’azione di responsabilità promossa da un fallimento societario nei confronti dei suoi ex amministratori. Il Tribunale di primo grado aveva condannato in solido gli ex amministratori a versare al fallimento una somma ingente, superiore ai 12 milioni di euro, a titolo di risarcimento per i danni derivanti da mala gestio.

In seguito all’appello proposto da due degli amministratori, la Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la decisione, riducendo l’importo della condanna a circa 8,3 milioni di euro. Non soddisfatti, gli amministratori hanno presentato ricorso per Cassazione, portando la questione al vaglio del massimo organo della giurisdizione ordinaria.

L’Accordo Transattivo e la richiesta di cessazione della materia del contendere

È proprio durante la pendenza del giudizio di legittimità che si verifica la svolta decisiva. Le parti in causa, ovvero gli ex amministratori (ricorrenti) e il fallimento (controricorrente), raggiungono un accordo transattivo, formalizzato in una scrittura privata. Questo accordo definisce in via bonaria la loro controversia.

Di conseguenza, entrambe le parti hanno depositato un’istanza congiunta presso la Corte di Cassazione, chiedendo di dichiarare la cessazione della materia del contendere e di compensare integralmente le spese legali sostenute.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la richiesta delle parti. Le motivazioni della decisione si fondano su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, inaugurato da una celebre sentenza delle Sezioni Unite (n. 8980 del 2018). Secondo tale principio, quando nel corso del giudizio di legittimità le parti definiscono la controversia con un accordo, il giudice deve dichiarare cessata la materia del contendere.

Questo esito processuale comporta una conseguenza fondamentale: il venir meno dell’efficacia della sentenza impugnata. La Corte chiarisce che questa situazione non può essere assimilata a una delle tipiche decisioni previste dal codice di procedura civile (artt. 382, 383, 384 c.p.c.), né a un semplice disinteresse sopravvenuto delle parti, che porterebbe a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso. L’accordo transattivo risolve la lite alla radice, eliminando l’oggetto stesso del contendere e, con esso, la necessità di una pronuncia giurisdizionale.

Inoltre, la Corte ha confermato la richiesta concorde di compensazione delle spese processuali e ha specificato che, data la chiusura del processo in questo modo, non è dovuto il pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’, una sanzione prevista in caso di rigetto o inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce l’importanza e gli effetti della transazione come strumento di risoluzione delle liti, anche quando queste sono giunte all’ultimo grado di giudizio. La cessazione della materia del contendere per accordo tra le parti rappresenta una via d’uscita efficiente dal processo, che non solo pone fine alla disputa ma neutralizza gli effetti della decisione giudiziaria precedente. Per le parti, significa poter contare su una soluzione concordata e definitiva, evitando le incertezze e i costi di un’ulteriore pronuncia della Corte. Per il sistema giudiziario, rappresenta un meccanismo deflattivo che permette di chiudere procedimenti che hanno perso la loro ragione d’essere.

Cosa accade se le parti di un processo raggiungono un accordo mentre la causa è pendente in Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione, su istanza congiunta delle parti, dichiara la cessazione della materia del contendere, ponendo fine al giudizio.

L’accordo tra le parti rende inefficace la sentenza d’appello impugnata?
Sì, la dichiarazione di cessazione della materia del contendere come conseguenza di un accordo convenzionale comporta il venir meno dell’efficacia della sentenza impugnata.

In caso di cessazione della materia del contendere per accordo, come vengono regolate le spese legali?
Le parti possono chiedere concordemente la compensazione delle spese processuali. Se la Corte accoglie tale richiesta, come nel caso di specie, ogni parte sostiene i propri costi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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