LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Certificato di agibilità: legittimo rifiuto al rogito

La Cassazione chiarisce che la mancanza del certificato di agibilità costituisce un inadempimento grave del venditore, legittimando il rifiuto del compratore di stipulare il contratto definitivo. Inoltre, la domanda giudiziale di trasferimento coattivo dell’immobile (ex art. 2932 c.c.) implica l’offerta di pagamento del saldo prezzo, non essendo necessaria un’offerta formale separata quando il versamento è previsto al rogito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Certificato di agibilità: quando è legittimo il rifiuto di firmare il rogito?

L’acquisto di una casa è un passo fondamentale, ma cosa succede se, al momento del rogito, manca un documento essenziale come il certificato di agibilità? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, rafforzando la tutela del promissario acquirente e definendo i contorni del suo diritto a rifiutare la stipula del contratto definitivo.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda una società costruttrice e un privato, legati da due contratti preliminari per la compravendita di altrettanti immobili. Al momento di procedere con il contratto definitivo, l’acquirente si rifiutava di presentarsi dal notaio, eccependo la mancanza del certificato di agibilità degli appartamenti. Secondo quanto accertato, gli immobili non erano di fatto abitabili a causa della mancata installazione della caldaia e del conseguente mancato rilascio del certificato di conformità degli impianti.

La società venditrice, ritenendo il rifiuto ingiustificato, chiedeva al tribunale la risoluzione dei contratti per inadempimento dell’acquirente. Quest’ultimo, di contro, proponeva una domanda riconvenzionale per ottenere una sentenza di trasferimento coattivo degli immobili ai sensi dell’art. 2932 c.c.

La Corte d’Appello aveva dato ragione all’acquirente sul primo punto, giudicando legittimo il suo rifiuto di stipulare in assenza di agibilità. Tuttavia, aveva respinto la sua richiesta di trasferimento coattivo, sostenendo che egli non avesse mai offerto, neppure in via informale, il pagamento del saldo prezzo.

La Decisione della Cassazione e il ruolo del certificato di agibilità

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha ribaltato parzialmente la decisione di secondo grado, accogliendo il ricorso incidentale del promissario acquirente. I giudici hanno stabilito due principi fondamentali.

La legittimità del rifiuto per mancanza di agibilità

La Suprema Corte ha confermato che la mancata consegna del certificato di agibilità (o l’insussistenza delle condizioni per ottenerlo) non rende il contratto nullo, ma costituisce un grave inadempimento del venditore. Questo inadempimento, qualificabile come vendita di aliud pro alio (vendita di una cosa per un’altra), legittima il compratore a sollevare l’eccezione di inadempimento ai sensi dell’art. 1460 c.c. e a rifiutarsi di stipulare il contratto definitivo.

Nel caso specifico, era stato provato che, al momento del rifiuto, gli immobili non solo erano privi del certificato, ma non erano neppure di fatto abitabili. Di conseguenza, il comportamento dell’acquirente è stato ritenuto pienamente giustificato e conforme a buona fede.

L’offerta implicita nella domanda giudiziale

Il punto più innovativo della decisione riguarda la domanda di esecuzione specifica dell’obbligo di contrarre (art. 2932 c.c.). La Corte d’Appello l’aveva rigettata per mancata offerta del saldo prezzo. La Cassazione ha corretto questa interpretazione, affermando un principio consolidato: quando le parti hanno pattuito che il saldo del prezzo debba essere versato al momento della stipula del rogito definitivo, la domanda giudiziale volta a ottenere il trasferimento coattivo dell’immobile soddisfa di per sé il requisito dell’offerta.

In altre parole, agire in giudizio per ottenere la casa è una manifestazione inequivocabile della volontà di adempiere la propria obbligazione di pagamento. Il giudice, pertanto, deve accogliere la domanda ed emettere una sentenza che trasferisca la proprietà, condizionando l’effetto traslativo al concreto versamento del prezzo ancora dovuto.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione logica e sistematica delle norme sulla compravendita e sull’esecuzione del contratto. L’obbligo principale del venditore è consegnare un bene idoneo all’uso pattuito. Un immobile senza certificato di agibilità è un bene che non può legalmente essere abitato e, pertanto, è funzionalmente diverso da quello promesso in vendita. Questo inadempimento è considerato di non scarsa importanza e giustifica la reazione del compratore.

Per quanto riguarda l’art. 2932 c.c., i giudici hanno sottolineato che la norma mira a tutelare la parte che subisce l’inadempimento, non a creare ostacoli procedurali. Imporre un’offerta formale di pagamento prima del giudizio, quando il pagamento stesso è contrattualmente previsto solo al momento del rogito, sarebbe un controsenso logico e giuridico. La domanda giudiziale contiene implicitamente l’offerta di eseguire la controprestazione, che verrà poi cristallizzata nella sentenza del giudice come condizione per il trasferimento della proprietà.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti tutele ai promissari acquirenti. In primo luogo, riafferma con forza che il certificato di agibilità non è un mero pezzo di carta, ma un requisito essenziale che garantisce la fruibilità del bene. La sua assenza è un inadempimento grave che permette di sospendere il pagamento e rifiutare il rogito.

In secondo luogo, semplifica la via per ottenere il trasferimento forzato dell’immobile. Chi acquista non è tenuto a complesse e costose procedure di offerta reale del prezzo prima di poter agire in giudizio, se il contratto prevede il saldo al rogito. La stessa azione legale è sufficiente a dimostrare la propria serietà e volontà di adempiere, lasciando poi al giudice il compito di bilanciare gli interessi delle parti nella sentenza finale.

Un acquirente può rifiutarsi di firmare il rogito se manca il certificato di agibilità?
Sì. Secondo la Cassazione, la mancata consegna del certificato di agibilità costituisce un inadempimento significativo del venditore. Tale inadempimento legittima il promissario acquirente a sollevare l’eccezione di inadempimento (art. 1460 c.c.) e, di conseguenza, a rifiutare la stipula del contratto definitivo senza essere considerato inadempiente.

Per chiedere al giudice il trasferimento forzato di un immobile (ex art. 2932 c.c.), è necessario offrire formalmente il pagamento del saldo prezzo?
No, non sempre. Se il contratto preliminare prevede che il saldo del prezzo debba essere pagato al momento della stipula del contratto definitivo (rogito), la proposizione stessa della domanda giudiziale per l’esecuzione specifica è considerata un’offerta di pagamento sufficiente. Il giudice emetterà una sentenza che trasferisce la proprietà, ma condizionerà l’effettivo passaggio di proprietà al pagamento del saldo dovuto.

Cosa succede se il venditore, dopo aver ottenuto l’agibilità, invita l’acquirente a stipulare ma commette un errore, ad esempio indicando uno studio notarile sbagliato?
Se il disguido è causato dal venditore (la parte che convoca l’acquirente), le conseguenze negative non possono ricadere sull’acquirente. Come nel caso di specie, dove l’acquirente si è recato presso lo studio notarile indicato a Pineto mentre il venditore lo attendeva in un altro studio a Pescara, il mancato incontro non può essere imputato come inadempimento all’acquirente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati