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Centro interessi principali: decide la sede operativa

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra il Tribunale di Milano e quello di Roma. L’ordinanza stabilisce che, ai fini delle procedure di insolvenza, il foro competente si determina in base al ‘centro interessi principali’ (COMI), ovvero il luogo dove l’impresa svolge concretamente la sua attività direttiva e operativa, anche se diverso dalla sede legale. La decisione si fonda sulla riconoscibilità della sede effettiva da parte dei terzi, come clienti e banche, valorizzando prove come i contratti di locazione degli uffici direzionali e la localizzazione del ‘business core’.

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Centro Interessi Principali: la Cassazione sceglie la Sede Operativa

Determinare il tribunale competente per le procedure di crisi d’impresa è una questione cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: a contare non è solo l’indirizzo formale della sede legale, ma il centro interessi principali (COMI), ovvero il luogo dove l’azienda vive e opera quotidianamente. Questa decisione chiarisce come la sostanza prevalga sulla forma, allineando il diritto interno alla normativa europea.

I Fatti del Caso

Una società tecnologica, con sede legale a Milano, presentava una domanda di accesso a una procedura prevista dal Codice della Crisi d’Impresa. La società sosteneva che, nonostante la sede legale fosse stata trasferita da Roma a Milano anni prima, il suo vero centro operativo, amministrativo e direzionale era rimasto nella Capitale. Lì si trovavano gli uffici dirigenziali, si svolgevano le attività principali e si concentravano i rapporti con i clienti più importanti e le banche.

Il Tribunale di Roma, inizialmente adito, si dichiarava incompetente, ritenendo non sufficientemente provato il superamento della presunzione di coincidenza tra sede legale e sede effettiva. Il caso veniva quindi riassunto davanti al Tribunale di Milano, il quale, a sua volta, sollevava un conflitto di competenza, sostenendo che le prove indicassero chiaramente Roma come il vero centro interessi principali della società.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha risolto il conflitto dichiarando la competenza del Tribunale di Roma. I giudici supremi hanno accolto la tesi del Tribunale di Milano e del Pubblico Ministero, affermando che la determinazione del COMI deve basarsi su criteri oggettivi e riconoscibili dai terzi.

Le Motivazioni: Oltre la Sede Legale

La Corte ha basato la sua decisione su un’analisi approfondita dei fatti e del quadro normativo, in particolare del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) e del Regolamento Europeo 2015/848. I punti chiave del ragionamento sono i seguenti:

1. Evoluzione Normativa: Il CCII ha adottato la nozione di “centro degli interessi principali del debitore”, un criterio più ampio rispetto alla vecchia dicitura di “sede principale dell’impresa”. Questo concetto, di derivazione europea, mira a individuare il luogo dove l’impresa gestisce la sua attività in modo abituale e, soprattutto, riconoscibile dall’esterno (creditori, clienti, fornitori).

2. Superamento della Presunzione: Esiste una presunzione iuris tantum che il COMI coincida con la sede legale. Tuttavia, questa presunzione può essere superata fornendo prove univoche del contrario. Nel caso di specie, la società ha dimostrato che le decisioni strategiche e la gestione quotidiana avvenivano a Roma.

3. Rilevanza delle Prove Concrete: Il Tribunale di Milano, la cui analisi è stata condivisa dalla Cassazione, ha valorizzato elementi concreti come i verbali di approvazione dei bilanci, che indicavano Roma come luogo di svolgimento delle assemblee (seppur in videoconferenza), i contratti di locazione per gli uffici direzionali a Roma e la localizzazione dei principali clienti e delle banche con cui la società operava. Questi elementi, nel loro complesso, delineavano un quadro in cui il business core era inequivocabilmente a Roma.

4. Riconoscibilità per i Terzi: Il criterio della riconoscibilità è stato decisivo. La Corte ha sottolineato che i terzi, interagendo con la società, percepivano Roma come il suo centro nevralgico. Questa apparenza esterna è fondamentale per tutelare l’affidamento dei creditori e del mercato.

Le Conclusioni: Prevale la Sostanza

Questa ordinanza consolida un orientamento giuridico che privilegia la realtà operativa rispetto al dato puramente formale della sede legale. Per le imprese, il messaggio è chiaro: la scelta del foro competente in caso di crisi non dipende da una mera indicazione statutaria, ma da un’analisi fattuale di dove si concentra l’attività direttiva e gestionale. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché orienta le aziende e i loro consulenti a documentare con cura la localizzazione del proprio centro interessi principali per evitare incertezze sulla giurisdizione in caso di future difficoltà finanziarie.

Qual è il criterio per determinare il tribunale competente nelle procedure di insolvenza?
Il criterio determinante è il “Centro degli Interessi Principali” (COMI), cioè il luogo in cui il debitore gestisce abitualmente i propri interessi in modo riconoscibile dai terzi, che non necessariamente coincide con la sede legale.

La sede legale di un’azienda ha ancora importanza?
Sì, la sede legale fa scattare una presunzione legale (iuris tantum) che essa sia anche il centro degli interessi principali. Tuttavia, questa presunzione può essere superata se si forniscono prove concrete e univoche che dimostrino che la gestione e l’attività principale si svolgono altrove.

Quali prove sono state considerate decisive in questo caso per identificare il COMI a Roma invece che a Milano?
Sono state decisive le prove che dimostravano che a Roma si trovavano gli uffici direzionali (provato da contratti di locazione), che le assemblee per l’approvazione dei bilanci si tenevano a Roma, e che i principali clienti e le relazioni bancarie più importanti erano concentrate in quella città. Questi elementi hanno dimostrato che il ‘business core’ era a Roma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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