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Caparra confirmatoria: recesso e rinuncia al ricorso

Un caso di preliminare di vendita d’azienda finito in Cassazione. La controversia riguardava il recesso del venditore e il suo diritto a trattenere la caparra confirmatoria per mancato pagamento di una rata. Tuttavia, la Corte Suprema ha dichiarato l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte di entrambe le parti, senza decidere nel merito.

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Caparra confirmatoria e preliminare di vendita: quando la lite si estingue

L’istituto della caparra confirmatoria è uno strumento fondamentale nei contratti preliminari, agendo come garanzia contro l’inadempimento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, pur non entrando nel merito della questione, offre importanti spunti di riflessione sull’esito processuale di una controversia quando le parti decidono di porre fine alla lite. Il caso analizzato riguarda un preliminare di cessione d’azienda e il diritto del venditore a trattenere la caparra a fronte del mancato pagamento di una rata da parte dell’acquirente. Tuttavia, l’aspetto cruciale della decisione è l’estinzione del giudizio per rinuncia.

I fatti del caso: il mancato pagamento e il recesso

La vicenda ha origine da un contratto preliminare, stipulato nel 2009, per la cessione di un’azienda turistica al prezzo di 400.000 euro. Il promissario acquirente, dopo aver versato la caparra iniziale, non saldava la seconda rata di 40.000 euro entro il termine pattuito. Di conseguenza, il promittente venditore esercitava il diritto di recesso dal contratto, dichiarando di voler trattenere la caparra confirmatoria ricevuta.

Il promissario acquirente si opponeva, sostenendo a sua volta un inadempimento della controparte e chiedendo in via riconvenzionale l’esecuzione del contratto o, in subordine, la restituzione di somme e il risarcimento dei danni. Iniziava così un lungo percorso giudiziario.

L’esito nei gradi di merito e il ruolo della caparra confirmatoria

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione al promittente venditore. I giudici di merito hanno accertato l’inadempimento del promissario acquirente nel pagamento della seconda rata, ritenendolo un motivo sufficiente a giustificare il recesso del venditore. Di conseguenza, è stato confermato il diritto di quest’ultimo a trattenere la caparra confirmatoria come legittima conseguenza dell’inadempimento della controparte, rigettando tutte le domande dell’acquirente.

La rinuncia in Cassazione e l’estinzione del giudizio

La controversia giungeva infine in Corte di Cassazione. Il promissario acquirente proponeva ricorso principale, lamentando un’errata valutazione dell’importanza del suo inadempimento. L’erede del venditore, nel frattempo deceduto, resisteva con un controricorso e proponeva a sua volta un ricorso incidentale.

Tuttavia, prima della decisione, si verificava un colpo di scena processuale: il ricorrente principale rinunciava formalmente al proprio ricorso. La controricorrente accettava tale rinuncia e, a sua volta, rinunciava al proprio ricorso incidentale. Questo atto consensuale ha cambiato radicalmente l’esito del procedimento.

Le motivazioni della Corte

Di fronte alla rinuncia incrociata, la Corte di Cassazione non ha potuto esaminare il merito della questione, ossia se il recesso e la ritenzione della caparra confirmatoria fossero o meno legittimi. Applicando gli articoli 390 e 391 del codice di procedura civile, i giudici supremi hanno preso atto della volontà delle parti di porre fine alla contesa.

La Corte ha quindi dichiarato l’estinzione del giudizio di legittimità. Una conseguenza diretta di questa procedura è che non si procede alla regolamentazione delle spese legali del giudizio di Cassazione. Inoltre, non trova applicazione l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto in caso di rigetto del ricorso.

Conclusioni

Questa ordinanza, pur essendo di natura puramente processuale, offre una lezione importante. L’estinzione del giudizio per rinuncia non cancella le sentenze precedenti, ma le rende definitive. In questo caso, la decisione della Corte d’Appello, favorevole al promittente venditore, è diventata irrevocabile. La rinuncia rappresenta uno strumento a disposizione delle parti per chiudere una controversia in modo tombale, evitando i costi e le incertezze di una decisione finale. Sebbene il merito sulla legittimità della ritenzione della caparra confirmatoria non sia stato discusso in questa sede, l’esito del caso consolida le decisioni dei giudici di merito che ne avevano riconosciuto il diritto.

Cosa succede se la parte che ha fatto ricorso in Cassazione decide di rinunciare?
Se la parte rinuncia e la controparte accetta la rinuncia, la Corte di Cassazione dichiara l’estinzione del giudizio. Il processo si chiude senza una decisione nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.

Se entrambe le parti rinunciano al ricorso, chi paga le spese legali del giudizio di Cassazione?
Secondo l’ordinanza, in caso di rinuncia al ricorso principale e adesione con rinuncia al ricorso incidentale, le spese del giudizio di legittimità non vengono regolate dalla Corte, rimanendo a carico di ciascuna parte che le ha sostenute.

L’estinzione del giudizio in Cassazione annulla le sentenze dei gradi precedenti?
No, l’estinzione del giudizio di Cassazione non annulla le sentenze precedenti. Al contrario, la sentenza impugnata (in questo caso, quella della Corte d’Appello) diventa definitiva e non più contestabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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