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Canone pubblicitario: la Cassazione chiarisce su IVA

Una società di pubblicità ha contestato degli avvisi di pagamento per un canone pubblicitario emessi da un Comune. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo principi chiave: il canone per la locazione di impianti comunali è un’attività commerciale soggetta a IVA; il suo importo si calcola sulla superficie espositiva e non sul suolo occupato. La Corte ha inoltre respinto le eccezioni procedurali della società relative alla prescrizione e all’omesso esame di prove.

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Canone Pubblicitario: la Cassazione Chiarisce Criteri di Calcolo e Applicabilità dell’IVA

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sulla gestione del canone pubblicitario dovuto ai Comuni, affrontando temi cruciali come l’assoggettabilità a IVA e i criteri per la sua determinazione. La decisione analizza la differenza tra la locazione di impianti pubblicitari di proprietà comunale e la concessione di suolo pubblico per l’installazione di impianti privati, con significative implicazioni per le aziende del settore.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore della pubblicità esterna impugnava alcuni avvisi di pagamento emessi da un importante Comune italiano. Tali avvisi richiedevano il pagamento di un credito residuo relativo ai canoni di locazione per impianti pubblicitari di proprietà comunale per l’anno 2001.

In primo grado, il Tribunale accoglieva parzialmente le ragioni della società, concedendo una riduzione del 30% sull’importo dovuto, ma rigettava l’eccezione di prescrizione e confermava l’applicazione dell’IVA. Successivamente, la Corte d’Appello, riformando la decisione, accoglieva l’appello incidentale del Comune, eliminava la riduzione del 30% e dichiarava interamente dovute le somme richieste. La società, insoddisfatta, proponeva quindi ricorso per Cassazione, articolando la propria difesa su cinque distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi della Cassazione

La società ricorrente ha basato il proprio ricorso su diverse censure, che la Suprema Corte ha esaminato e respinto punto per punto.

Interpretazione della norma sul canone pubblicitario

Il primo motivo riguardava l’errata interpretazione, a dire della società, della normativa sul canone pubblicitario. La società sosteneva che il canone dovesse essere commisurato all’effettiva occupazione del suolo pubblico e non all’intera superficie espositiva dell’impianto. La Cassazione ha rigettato questa tesi, chiarendo una distinzione fondamentale:
Concessione di suolo pubblico: riguarda impianti privati installati su aree pubbliche. In questo caso, il canone (come il COSAP) è legato all’effettiva occupazione di suolo.
Locazione di impianti comunali: come nel caso di specie, riguarda impianti già di proprietà dell’ente locale che vengono dati in locazione a privati. Qui, il canone è un corrispettivo per l’utilizzo dell’intera struttura e viene correttamente calcolato in base alla superficie espositiva, che rappresenta l’utilità economica del bene.

Eccezione di Prescrizione e Vizi di Motivazione

La società lamentava una motivazione ‘perplessa e incomprensibile’ da parte della Corte d’Appello riguardo al rigetto dell’eccezione di prescrizione. La Suprema Corte ha dichiarato il motivo inammissibile, spiegando che, dopo la riforma del 2012, il vizio di motivazione è sindacabile solo in casi estremi di totale assenza o apparenza della stessa. Nel caso specifico, la motivazione della Corte territoriale, sebbene sintetica, era chiara e comprensibile (la ratio decidendi era evidente), e il disaccordo della ricorrente riguardava il merito della valutazione, non sindacabile in sede di legittimità.

Omesso Esame di un Fatto Decisivo e Applicabilità dell’IVA

Un altro motivo verteva sull’omesso esame di documenti che, secondo la società, provavano il suo diritto alla riduzione del 30% del canone, avendo completato una ‘procedura di riordino’. Anche questa censura è stata respinta per difetto di ‘autosufficienza’, poiché la ricorrente non aveva adeguatamente riportato nel ricorso il contenuto dei documenti ritenuti decisivi. Infine, la Corte ha confermato la piena legittimità dell’applicazione dell’IVA sul canone pubblicitario.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati. In primo luogo, è stata ribadita la distinzione tra l’attività del Comune come ‘pubblica autorità’ e quella svolta ‘iure privatorum’, ovvero come un qualsiasi operatore economico. La locazione di un bene patrimoniale disponibile (come un impianto pubblicitario) a fronte di un canone è un’attività commerciale finalizzata al lucro, non l’esercizio di una funzione pubblica. Pertanto, tale attività rientra a pieno titolo nel campo di applicazione dell’IVA, in linea con la normativa nazionale ed europea.

In secondo luogo, la Corte ha specificato che il criterio per calcolare il canone per la locazione di un impianto pubblicitario comunale è la superficie espositiva, in quanto essa rappresenta l’oggetto del contratto e il valore economico che l’impresa acquisisce. Diversamente, il canone per la concessione di suolo pubblico per installare un impianto privato è commisurato all’area effettivamente sottratta all’uso pubblico.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida l’orientamento giurisprudenziale in materia di canone pubblicitario. Le imprese del settore devono tenere presente che la locazione di impianti di proprietà comunale è un’operazione commercialmente rilevante e, come tale, soggetta a IVA. Inoltre, il corrispettivo è legittimamente calcolato sulla base dell’intera superficie pubblicitaria disponibile, e non della mera occupazione di suolo. La decisione sottolinea anche il rigore dei requisiti formali per l’ammissibilità del ricorso per Cassazione, in particolare per quanto riguarda i vizi di motivazione e il principio di autosufficienza.

Il canone per l’affitto di impianti pubblicitari di proprietà di un Comune è soggetto a IVA?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che quando un ente pubblico dà in locazione un proprio bene patrimoniale, come un impianto pubblicitario, agisce come un operatore economico privato con scopo di lucro. Questa attività è considerata commerciale e, di conseguenza, il canone percepito è soggetto a IVA.

Come viene calcolato il canone dovuto per la locazione di un impianto pubblicitario comunale?
Il canone si calcola sulla base della superficie espositiva dell’impianto pubblicitario. La Corte ha specificato che questo criterio è corretto perché l’oggetto del contratto di locazione è l’utilizzo dell’intera struttura per la pubblicità, e non la mera occupazione di una porzione di suolo pubblico.

È possibile contestare in Cassazione la decisione di un giudice d’appello perché non ha considerato alcuni documenti?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. È possibile denunciare l’omesso esame di un fatto decisivo se il giudice ha completamente ignorato un fatto storico principale o secondario che, se esaminato, avrebbe portato a una decisione diversa. Tuttavia, il ricorso deve essere ‘autosufficiente’, cioè deve riportare in dettaglio il contenuto dei documenti non esaminati e spiegare la loro decisività, senza che la Corte debba ricercarli in altri atti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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