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Canone demaniale marittimo: no alla restituzione

Una concessionaria pagava un canone demaniale marittimo maggiorato per anni a seguito del rinnovo di una concessione. Dopo aver ottenuto una riduzione del canone, ha richiesto la restituzione delle somme versate in eccesso. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che con il rinnovo (e non la semplice proroga) le strutture non amovibili edificate dalla concessionaria vengono acquisite per legge dallo Stato. Di conseguenza, il canone più elevato per il periodo contestato era legittimo, in quanto calcolato sul maggior valore del bene demaniale, e nessuna restituzione era dovuta.

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Canone Demaniale Marittimo: la Cassazione chiarisce quando non spetta la restituzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema di grande interesse per tutti i titolari di concessioni su beni pubblici: la legittimità e la potenziale restituzione del canone demaniale marittimo. La vicenda riguarda una concessionaria che, dopo aver pagato per anni un canone notevolmente aumentato, si è vista negare il rimborso delle somme versate in eccesso. La decisione della Suprema Corte si fonda su una distinzione cruciale: quella tra “rinnovo” e “proroga” della concessione, con conseguenze decisive sulla proprietà delle opere costruite sul suolo demaniale.

I Fatti del Caso: un canone demaniale marittimo contestato

La titolare di una concessione demaniale marittima, su cui aveva realizzato un’attività di ristorazione, si è trovata a fronteggiare un drastico aumento del canone annuale, passato da circa 21.000 euro a oltre 66.000 euro. Tale incremento era dovuto a una nuova classificazione degli immobili presenti sull’area, avvenuta a seguito del rinnovo della concessione.

Nonostante le contestazioni e un ricorso al TAR che aveva portato il Comune a ricalcolare e ridurre il canone per il futuro (a partire dal 2017), l’amministrazione si era rifiutata di restituire le maggiori somme versate nel periodo 2009-2016. La concessionaria ha quindi avviato una causa civile per ottenere il rimborso, sostenendo l’illegittimità del canone pagato in quegli anni.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta di restituzione. Secondo i giudici, la decisione del Comune di ridurre il canone dal 2017 in poi non aveva efficacia retroattiva (ex tunc), ma valeva solo per il futuro (ex nunc). Mancava, in altre parole, un atto amministrativo che annullasse o rettificasse retroattivamente i canoni per il periodo 2009-2016. Di conseguenza, i pagamenti effettuati in quegli anni erano da considerarsi dovuti.

Le motivazioni della Cassazione sul canone demaniale marittimo

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo però una spiegazione chiara e definitiva sulla legittimità del canone maggiorato. Il ragionamento dei giudici supremi si basa su due pilastri giuridici interconnessi.

Rinnovo vs. Proroga: la chiave di volta

La Corte ha sottolineato la differenza fondamentale tra la “proroga” e il “rinnovo” di una concessione.

* La proroga comporta la continuazione del rapporto concessorio originario, senza interruzioni.
* Il rinnovo, invece, determina la cessazione del vecchio rapporto e la nascita di uno nuovo.

Nel caso specifico, la concessione originaria era scaduta alla fine del 2008. Quella successiva, rilasciata nel 2011 con effetto retroattivo dal 2009, costituiva un vero e proprio rinnovo.

Il Principio di Accessione e l’Acquisto dei Beni da parte dello Stato

Qui entra in gioco l’articolo 49 del Codice della Navigazione. Questa norma stabilisce che, alla cessazione della concessione, le opere non amovibili costruite dal concessionario sul suolo demaniale vengono acquisite gratuitamente dallo Stato. Questo fenomeno, noto come “accessione”, opera automaticamente (ipso iure).

Poiché la concessione originaria era cessata il 31 dicembre 2008, a quella data lo Stato era diventato proprietario degli immobili (il ristorante) costruiti dalla concessionaria.

La Legittimità del Canone Maggiorato

La conseguenza logica è che il rinnovo della concessione, a partire dal 2009, riguardava un’area demaniale il cui valore era aumentato, poiché ora includeva anche gli immobili precedentemente privati. Pertanto, il calcolo del canone maggiorato per il periodo 2009-2016 era pienamente legittimo, in quanto basato sul valore effettivo del bene demaniale concesso in uso. Non si è mai trattato di un pagamento indebito e, di conseguenza, non sussisteva alcun diritto alla restituzione.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un importante monito ai titolari di concessioni demaniali. La distinzione tra rinnovo e proroga non è una mera formalità, ma ha implicazioni patrimoniali significative. Alla scadenza di una concessione, il concessionario rischia di perdere la proprietà delle opere non amovibili realizzate, che vengono acquisite dallo Stato per accessione. Il successivo rinnovo della concessione avverrà su un bene di maggior valore, giustificando un canone più elevato. La successiva riduzione del canone non crea automaticamente un diritto al rimborso per il passato se i canoni precedenti erano, al momento del pagamento, legalmente dovuti in base alla situazione giuridica esistente.

Quando un edificio costruito su suolo demaniale diventa di proprietà dello Stato?
Secondo l’art. 49 del Codice della Navigazione, le opere non amovibili costruite su area demaniale vengono acquisite gratuitamente dallo Stato al momento della cessazione della concessione, per il principio di accessione.

Se il Comune riduce il canone demaniale marittimo, ho diritto al rimborso di quanto pagato in più in passato?
Non necessariamente. Come chiarito dalla Cassazione, se i canoni passati erano stati calcolati legittimamente sulla base della situazione giuridica esistente in quel periodo (ad esempio, dopo un rinnovo che ha comportato l’acquisizione delle opere da parte dello Stato), una successiva riduzione non genera automaticamente un diritto alla restituzione.

Che differenza c’è tra “rinnovo” e “proroga” di una concessione demaniale?
La proroga estende la durata del rapporto concessorio esistente senza interruzioni. Il rinnovo, invece, comporta la cessazione del vecchio rapporto e la costituzione di un rapporto completamente nuovo, che può avere condizioni diverse.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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