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Canone concessorio: dovuto anche per il trasporto del gas

Una società energetica si opponeva al pagamento di un canone concessorio a un Comune, sostenendo di effettuare solo il trasporto e non la distribuzione di gas, attività prevista dal regolamento comunale. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione d’appello, ha stabilito che il canone è sempre dovuto. La motivazione si fonda sulla “ratio legis” della norma istitutiva (art. 27 del Codice della Strada), che identifica il presupposto del pagamento nella mera occupazione del suolo pubblico, a prescindere dalla specifica definizione tecnica dell’attività (trasporto o distribuzione). Pertanto, il canone concessorio non ricognitorio è applicabile anche all’attività di trasporto.

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Canone Concessorio Non Ricognitorio: si paga anche per il trasporto di gas?

Il tema del canone concessorio non ricognitorio rappresenta una questione di grande attualità nel rapporto tra enti locali e società di servizi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: questo canone, dovuto per l’occupazione di suolo pubblico, si applica anche quando un’azienda energetica si limita a “trasportare” il gas attraverso il territorio comunale, senza effettuare la “distribuzione” diretta ai cittadini. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Trasporto vs. Distribuzione

La vicenda nasce dalla richiesta di pagamento di un canone concessorio non ricognitorio da parte di un Comune nei confronti di una grande società di gestione della rete del gas. Il canone era previsto da un regolamento comunale per le “occupazioni realizzate per l’erogazione di servizi pubblici in regime di concessione amministrativa”, specificando le “condutture sotterranee per la distribuzione di […] gas”.

La società si opponeva al pagamento, sostenendo che la propria attività nel territorio comunale fosse esclusivamente di “trasporto” del gas attraverso gasdotti ad alta pressione e non di “distribuzione” locale ai clienti finali. Secondo l’azienda, le due attività sono tecnicamente e giuridicamente distinte, come definito dalla normativa di settore (d.lgs. 164/2000), e il regolamento comunale menzionava esplicitamente solo la distribuzione. La Corte d’Appello aveva dato ragione alla società, escludendo l’obbligo di pagamento.

La Decisione sul Canone Concessorio della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza d’appello e affermando un principio di diritto di notevole importanza. I giudici supremi hanno stabilito che, ai fini del pagamento del canone, la distinzione tra trasporto e distribuzione è irrilevante. Ciò che conta è il presupposto oggettivo che genera l’obbligo: l’attraversamento e l’occupazione del sottosuolo di pertinenza comunale con le proprie condutture.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore del ragionamento della Cassazione risiede nell’analisi della ratio legis dell’articolo 27 del Codice della Strada (d.lgs. 285/1992), la norma che istituisce il canone concessorio non ricognitorio. Questa norma prevede il pagamento di una somma come corrispettivo per l’uso o l’occupazione delle strade e delle loro pertinenze.

Secondo la Corte, il canone è una sorta di contropartita per il passaggio di infrastrutture (cavidotti, condutture) nel sottosuolo pubblico. Il legislatore ha inteso legare il pagamento al dato oggettivo dell’occupazione e al vantaggio economico che l’impresa ne ricava, indipendentemente dalla denominazione tecnica dell’attività svolta. Le definizioni di “trasporto” e “distribuzione” contenute nel decreto legislativo sulla liberalizzazione del mercato del gas (d.lgs. 164/2000) hanno finalità diverse (regolatorie, di separazione contabile) e non possono derogare al principio generale del Codice della Strada.

In altre parole, anche se il regolamento comunale menzionava solo la “distribuzione”, esso deve essere interpretato alla luce della normativa nazionale di riferimento. Poiché sia il trasporto che la distribuzione implicano l’occupazione del sottosuolo, entrambe le attività sono soggette al pagamento del canone, in quanto generano il medesimo presupposto impositivo.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha enunciato il seguente principio di diritto: “Il canone concessorio non ricognitorio di cui all’art. 27 del d.lgs. n. 285 del 1992, anche ove il regolamento comunale ne preveda il pagamento per la sola attività di distribuzione del gas, è applicabile anche all’attività di trasporto dello stesso”.

Questa decisione ha implicazioni significative:
1. Per i Comuni: Rafforza la loro potestà impositiva, consentendo di richiedere il canone a tutte le società che utilizzano il sottosuolo pubblico per le proprie reti, senza doversi fermare a distinzioni tecniche settoriali.
2. Per le società di servizi: Chiarisce che il presupposto per il pagamento è l’occupazione fisica del bene pubblico. La natura dell’attività (trasporto primario, distribuzione secondaria) non è un elemento sufficiente per escludere il debito.

In definitiva, la sentenza privilegia la sostanza (l’occupazione del suolo) sulla forma (la terminologia del regolamento locale), garantendo che chiunque tragga un vantaggio economico dall’utilizzo di un bene della collettività debba versare un giusto corrispettivo.

Una società che si limita a trasportare gas attraverso il territorio di un Comune, senza distribuirlo ai cittadini, deve pagare il canone concessorio non ricognitorio?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il canone è dovuto in quanto il suo presupposto è l’occupazione fisica del suolo o sottosuolo pubblico con le proprie infrastrutture, a prescindere dal fatto che l’attività sia qualificata come trasporto o distribuzione.

Perché la distinzione tra ‘trasporto’ e ‘distribuzione’ del gas è stata ritenuta irrilevante ai fini del pagamento del canone?
Perché la ratio della norma istitutiva del canone (art. 27 del Codice della Strada) è quella di prevedere un corrispettivo per l’utilizzo di un bene pubblico. Le definizioni tecniche di trasporto e distribuzione, presenti in altre leggi di settore, perseguono finalità diverse (come la regolamentazione del mercato energetico) e non possono prevalere sul principio generale che lega il pagamento all’effettiva occupazione del suolo.

Qual è il fondamento giuridico del canone concessorio non ricognitorio?
Il fondamento è l’art. 27 del d.lgs. n. 285 del 1992 (Codice della Strada). La norma stabilisce che per l’uso o l’occupazione delle strade e delle loro pertinenze è dovuta una somma all’ente proprietario, commisurata al vantaggio economico che il concessionario ne ricava e alle soggezioni imposte al bene pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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