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Canone concessione gas: obbligo di pagamento in proroga

Una società di distribuzione del gas ha contestato l’obbligo di continuare a pagare un canone di concessione durante la proroga legale del contratto, in attesa di una nuova gara. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2352/2024, ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’obbligo di pagamento del canone concessione gas permane. La Corte ha chiarito che l’ordinamento giuridico offre al concessionario altri strumenti di tutela, come la rinegoziazione del contratto o l’azione di risarcimento danni contro l’ente pubblico inadempiente, per riequilibrare eventuali svantaggi economici derivanti dalla proroga.

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Canone Concessione Gas: Pagamento Obbligatorio Anche in Proroga

La gestione dei servizi pubblici, come la distribuzione del gas, avviene tramite concessioni a lungo termine. Ma cosa succede quando una concessione scade e, per ritardi della pubblica amministrazione, non viene bandita una nuova gara? La legge prevede una proroga automatica del rapporto, ma sorge una domanda cruciale: il concessionario deve continuare a pagare il canone concessione gas pattuito anni prima? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2352 del 24 gennaio 2024, ha fornito una risposta chiara, sottolineando l’esistenza di specifici rimedi legali per tutelare l’equilibrio contrattuale.

I Fatti di Causa

Una società di distribuzione del gas, titolare di una concessione comunale, si era vista prorogare ex lege il proprio contratto a causa del ritardo del Comune nel bandire una nuova gara d’appalto. La società riteneva ingiusto continuare a versare il canone originario, pattuito in condizioni di mercato diverse e risultato di un’offerta economica molto generosa. Sosteneva che la proroga forzata, non prevista in tali termini al momento della stipula, alterava l’equilibrio economico-finanziario del contratto, rendendo il pagamento del canone non più dovuto o, quantomeno, da rinegoziare. Dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, la società ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando anche dubbi sulla costituzionalità della norma che impone il mantenimento delle condizioni originarie.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Canone Concessione Gas

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della sentenza è che l’obbligo di pagamento del canone concessione gas persiste anche durante il periodo di proroga legale. La Cassazione ha basato la sua decisione su un precedente fondamentale della Corte Costituzionale (sentenza n. 239/2021), che aveva già analizzato la questione.

Le Motivazioni: Esistono Rimedi Alternativi alla Sospensione del Pagamento

La Corte ha spiegato che la legislazione non lascia il concessionario privo di tutele di fronte a una proroga che potrebbe diventare economicamente svantaggiosa. Anziché sospendere unilateralmente il pagamento del canone, la società ha a disposizione altri strumenti giuridici per proteggere i propri interessi. I giudici hanno chiarito che la norma interpretativa (art. 1, comma 453, L. 232/2016) che impone la continuità del rapporto alle condizioni originarie non è incostituzionale proprio perché l’ordinamento prevede dei correttivi.

Questi strumenti includono:
1. La rinegoziazione del contratto: Ai sensi dell’art. 165 del Codice dei Contratti Pubblici, se si verificano fatti non riconducibili al concessionario che incidono sull’equilibrio del piano economico-finanziario, è possibile chiederne la revisione.
2. L’azione di risarcimento del danno: Il concessionario può agire in giudizio contro l’ente pubblico per ottenere un risarcimento per i danni subiti a causa dell’inerzia e del ritardo nell’indizione della nuova gara.
3. I rimedi contro il silenzio della P.A.: L’ordinamento amministrativo prevede specifici strumenti per costringere l’amministrazione a provvedere e per sanzionare la sua inattività.

In sostanza, la Corte ha affermato che il problema non è la norma che impone il pagamento, ma l’eventuale inerzia dell’ente locale. Di conseguenza, la tutela del concessionario non si realizza rifiutando di pagare il canone, ma attivando i meccanismi legali previsti per correggere lo squilibrio contrattuale e sanzionare il comportamento dell’amministrazione.

Le Conclusioni

La sentenza n. 2352/2024 della Cassazione stabilisce un principio importante per tutti gli operatori nel settore delle concessioni pubbliche. L’obbligo di versare il canone concessione gas non viene meno durante la proroga legale del contratto. Tuttavia, se tale proroga causa un significativo squilibrio economico a danno del concessionario, quest’ultimo non è senza difese. Deve, però, utilizzare le vie legali corrette: non può semplicemente smettere di pagare, ma deve avviare un’azione per la rinegoziazione delle condizioni contrattuali o per il risarcimento dei danni derivanti dal ritardo della pubblica amministrazione. Questa pronuncia ribadisce la necessità di un approccio proattivo da parte delle imprese, che devono attivare gli strumenti legali a loro disposizione per salvaguardare la sostenibilità economica dei loro contratti a lungo termine.

Un concessionario di un servizio pubblico, come la distribuzione del gas, deve continuare a pagare il canone di concessione se il contratto viene prorogato per legge a causa di ritardi dell’ente pubblico nel bandire una nuova gara?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di pagamento del canone contrattualmente previsto persiste anche durante il periodo di proroga legale del rapporto.

Quali strumenti ha a disposizione un concessionario se la proroga legale rende il canone originario economicamente insostenibile?
Il concessionario può avvalersi di diversi rimedi legali: può richiedere una rinegoziazione del contratto per ripristinare l’equilibrio economico-finanziario ai sensi del Codice dei Contratti Pubblici, oppure può intentare un’azione legale per ottenere il risarcimento dei danni causati dall’inerzia e dal ritardo dell’amministrazione pubblica.

Perché la legge che impone il pagamento del canone anche in regime di proroga non è stata considerata incostituzionale?
La Corte, richiamando una precedente sentenza della Corte Costituzionale, ha ritenuto la norma non incostituzionale perché l’ordinamento giuridico già prevede strumenti specifici ed efficaci (come la rinegoziazione e l’azione risarcitoria) che consentono al concessionario di tutelarsi da eventuali squilibri economici, evitando così che la proroga si traduca in un danno ingiusto e senza rimedio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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