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Calcolo interessi crediti di lavoro: si fa sul lordo

Una società si opponeva al pagamento di interessi e rivalutazione calcolati sull’importo lordo delle retribuzioni dovute a un ex dipendente, sostenendo che il calcolo dovesse basarsi sul netto già corrisposto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il calcolo interessi crediti di lavoro deve avvenire sull’importo lordo, poiché anche le ritenute fiscali sono di pertinenza del lavoratore.

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Calcolo Interessi Crediti di Lavoro: La Cassazione Conferma la Base Lorda

Una delle questioni più dibattute nelle controversie di lavoro riguarda la corretta base di calcolo degli accessori, come interessi e rivalutazione, sui crediti retributivi. La domanda è semplice ma cruciale: si calcolano sull’importo lordo o su quello netto? Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il calcolo interessi crediti di lavoro deve sempre avvenire sull’importo lordo, prima delle ritenute fiscali. Vediamo perché.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da un lavoratore nei confronti della sua ex azienda per differenze retributive. Dopo aver ottenuto una sentenza favorevole, il lavoratore notificava un precetto per un importo comprensivo di sorte capitale, interessi e rivalutazione.

L’azienda si opponeva, sostenendo che l’importo richiesto fosse eccessivo. Secondo la società, una volta corrisposta la somma netta dovuta al lavoratore, ogni ulteriore accessorio (interessi e rivalutazione) doveva essere calcolato su tale importo netto e non sulla retribuzione lorda. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano questa tesi, portando l’azienda a ricorrere in Cassazione.

Il Motivo del Ricorso e il Corretto Calcolo Interessi Crediti di Lavoro

Il fulcro del ricorso dell’azienda si basava sulla presunta violazione dell’art. 429 del codice di procedura civile. La tesi difensiva era che il danno subito dal lavoratore per il ritardato pagamento dovesse essere commisurato solo alla somma che egli avrebbe effettivamente incassato, ovvero il netto in busta paga. Di conseguenza, il calcolo interessi crediti di lavoro non avrebbe dovuto includere la parte destinata alle ritenute fiscali, che il datore di lavoro versa allo Stato come sostituto d’imposta.

Questa interpretazione, sebbene apparentemente logica, si scontra con la natura stessa del credito di lavoro e del danno da ritardo nel pagamento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il motivo infondato, rigettando il ricorso e confermando la decisione dei giudici di merito. Le motivazioni si basano su un consolidato orientamento giurisprudenziale.

Il punto centrale è che il credito del lavoratore matura sull’importo lordo della retribuzione. Anche la quota che il datore di lavoro è tenuto a versare all’amministrazione finanziaria a titolo di ritenuta fiscale è una somma di pertinenza del lavoratore. Sebbene non entri materialmente nelle sue tasche, essa è giuridicamente parte del suo patrimonio. Il datore di lavoro agisce semplicemente come un sostituto d’imposta, adempiendo a un obbligo fiscale per conto del dipendente.

Di conseguenza, il ritardo nel pagamento da parte del datore di lavoro causa un danno al lavoratore che si estende all’intera somma lorda. L’inadempimento del datore, infatti, impedisce al lavoratore di disporre dell’intera somma dovutagli al momento pattuito, comprese le quote che sarebbero state destinate al fisco. Pertanto, per ristorare pienamente tale danno, gli interessi e la rivalutazione monetaria devono essere calcolati sull’intero importo lordo del credito.

Conclusioni

La pronuncia della Cassazione consolida un principio di fondamentale importanza pratica. Per i datori di lavoro, significa che qualsiasi accordo transattivo o calcolo per il pagamento di differenze retributive deve considerare come base di calcolo per gli accessori l’importo lordo, al fine di evitare future contestazioni e contenziosi. Per i lavoratori, rappresenta la garanzia che il ristoro per il ritardato pagamento sia pieno ed effettivo, coprendo il valore totale del loro diritto, comprensivo della componente fiscale che, a tutti gli effetti, fa parte del loro reddito.

Come devono essere calcolati interessi e rivalutazione sui crediti di lavoro non pagati?
Secondo la Corte di Cassazione, devono essere calcolati sull’importo lordo della retribuzione dovuta, prima dell’applicazione di qualsiasi ritenuta fiscale.

Perché il calcolo si effettua sull’importo lordo e non sul netto che il lavoratore riceve?
Perché anche la quota delle ritenute fiscali è considerata giuridicamente di pertinenza del lavoratore. Il datore di lavoro agisce solo come sostituto d’imposta, ma il credito matura nella sua interezza a favore del dipendente. Il danno da ritardo nel pagamento colpisce quindi l’intera somma lorda.

Cosa succede se un datore di lavoro calcola gli interessi solo sull’importo netto?
Rischia che il lavoratore agisca in giudizio per ottenere la differenza. Come nel caso di specie, i tribunali condanneranno il datore a pagare gli accessori calcolati sulla base lorda, oltre a tutte le spese legali del contenzioso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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