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Caduta stradale: la colpa è del pedone imprudente

Una donna cita in giudizio un Comune per i danni subiti a seguito di una caduta stradale causata da un dislivello sul manto. La Corte d’Appello, confermando la decisione di primo grado, rigetta la domanda. La motivazione risiede nel comportamento imprudente della danneggiata, che, pur consapevole del difetto e delle condizioni della strada, ha scelto di camminare al centro della carreggiata. Tale condotta è stata qualificata come caso fortuito, idoneo a interrompere il nesso causale e a escludere la responsabilità dell’ente custode ai sensi dell’art. 2051 c.c.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Caduta Stradale: Quando il Comportamento del Pedone Esclude la Responsabilità del Comune

La questione della responsabilità per caduta stradale a causa di buche o dissesti del manto è un tema ricorrente nelle aule di giustizia. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Bari offre spunti cruciali per comprendere quando il diritto al risarcimento viene meno a causa della condotta della stessa persona danneggiata. Analizziamo questo caso per capire il principio del ‘caso fortuito’ e il dovere di cautela che grava su ogni utente della strada.

I Fatti di Causa

Una cittadina conveniva in giudizio il proprio Comune di residenza, chiedendo un risarcimento di quasi 60.000 euro per le gravi lesioni subite. La donna sosteneva di essere caduta rovinosamente a causa di un dislivello non segnalato e poco visibile presente sul manto stradale, mentre camminava a piedi di sera in una via del centro urbano. A seguito della caduta, riportava la frattura del femore, che richiedeva un intervento chirurgico e lunghi periodi di terapia, con postumi invalidanti permanenti.

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda, ritenendo la danneggiata unica responsabile dell’accaduto. La causa giungeva quindi dinanzi alla Corte d’Appello a seguito dell’impugnazione della donna.

La Decisione della Corte d’Appello e la Responsabilità per Caduta Stradale

La Corte d’Appello ha confermato integralmente la sentenza di primo grado, rigettando l’appello e condannando l’appellante al pagamento delle spese legali. La decisione si fonda su un’attenta analisi della condotta della vittima, considerata la vera causa dell’incidente, tale da integrare il cosiddetto ‘caso fortuito’ che interrompe il nesso causale previsto dall’art. 2051 c.c. (responsabilità da cose in custodia).

L’onere della Prova e il Ruolo del Caso Fortuito

In tema di responsabilità per danni da cose in custodia, come una strada pubblica, il danneggiato deve provare il nesso causale tra la cosa (la strada con il dislivello) e il danno subito. Una volta fornita questa prova, spetta al custode (il Comune) dimostrare l’esistenza di un ‘caso fortuito’, ovvero un evento imprevedibile e inevitabile che ha causato il danno. La giurisprudenza consolidata include nel caso fortuito anche il comportamento colposo dello stesso danneggiato, quando questo sia stato talmente imprudente da costituire l’unica e sufficiente causa dell’evento.

Il Comportamento Imprudente come Causa Esclusiva della Caduta Stradale

Dall’istruttoria è emerso che:
1. Consapevolezza del pericolo: La stessa danneggiata, durante l’interrogatorio, aveva ammesso di aver notato la ‘discontinuità del manto bituminoso’ prima della caduta.
2. Entità del dislivello: Una relazione di servizio della Polizia Locale, considerata atto pubblico, descriveva il difetto non come una buca, ma come una traccia di asfalto sopraelevata di circa un centimetro nel suo punto massimo. Un’anomalia, quindi, visibile e non particolarmente insidiosa.
3. Scelta del percorso: La donna, insieme a tre amiche, aveva deliberatamente scelto di camminare al centro della carreggiata, nonostante i marciapiedi fossero disponibili (seppur uno descritto come ‘stretto’ dalla stessa vittima) e la strada fosse aperta al traffico veicolare. Questa scelta viola l’art. 190 del Codice della Strada, che impone ai pedoni di circolare sui marciapiedi o, in loro assenza o ingombro, sul margine della carreggiata.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che la condotta della donna sia stata la causa determinante ed esclusiva della caduta stradale. Pur in presenza di un’illuminazione definita ‘debole’, la donna era consapevole delle condizioni della strada. La sua decisione di camminare al centro della carreggiata, esponendosi peraltro al rischio di essere investita, è stata giudicata gravemente imprudente e negligente. Questo comportamento ha interrotto ogni legame causale tra la minima anomalia della strada e il danno subito. Il dislivello, secondo i giudici, è stato ridotto al rango di ‘mera occasione’ dell’evento, la cui vera causa è da ricercarsi unicamente nella condotta avventata della pedone.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità del custode di un bene non è assoluta. Il dovere di manutenzione da parte dell’ente pubblico deve essere bilanciato con un altrettanto fondamentale dovere di auto-responsabilità e cautela da parte dell’utente della strada. Quando un pericolo è visibile, prevedibile e superabile con l’ordinaria diligenza, il comportamento del danneggiato che lo ignora o lo affronta in modo sconsiderato può diventare l’unica causa giuridicamente rilevante del danno, escludendo qualsiasi diritto al risarcimento.

Quando un Comune è responsabile per una caduta stradale causata da un difetto del manto stradale?
Il Comune è responsabile ai sensi dell’art. 2051 c.c. se il danneggiato prova che la caduta è stata causata direttamente dal difetto della strada (nesso causale). Tuttavia, il Comune può essere esonerato se dimostra che l’incidente è avvenuto per un ‘caso fortuito’, come il comportamento gravemente imprudente del pedone.

Il comportamento del pedone può escludere il risarcimento del danno?
Sì. Secondo la sentenza, se il comportamento del pedone è talmente imprudente, negligente e imprevedibile da essere considerato la causa unica ed esclusiva dell’incidente, questo interrompe il nesso causale con la condizione della strada. In tal caso, il diritto al risarcimento viene escluso.

Cosa ha reso il comportamento della donna ‘imprudente’ in questo caso specifico?
La Corte ha considerato imprudente la sua condotta per più motivi: aveva scelto di camminare al centro di una strada aperta al traffico invece che sul marciapiede, era consapevole della presenza del dislivello e il difetto stesso era di minima entità (circa 1 cm) e quindi superabile con la normale attenzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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