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Bonifico domiciliato: quando la banca non è responsabile

Una società ordinava un bonifico domiciliato per pagare un creditore. L’istituto di pagamento erogava la somma a un truffatore che presentava un documento falso ma possedeva il codice fiscale e la password corretti. La Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità dell’istituto, ritenendo che avesse agito con la dovuta diligenza professionale verificando gli elementi a sua disposizione, e ha chiarito che il bonifico domiciliato non è assimilabile a un assegno.

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Bonifico Domiciliato: Quando la Banca Non Risponde per Pagamento Errato

Il bonifico domiciliato rappresenta uno strumento utile per effettuare pagamenti a beneficiari sprovvisti di conto corrente. Ma cosa succede se l’istituto di pagamento eroga la somma a un impostore? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2113/2024) ha fatto chiarezza sui confini della responsabilità dell’intermediario, sottolineando l’importanza della diligenza professionale e delle prove fornite in giudizio.

I Fatti di Causa: Un Pagamento Finito nelle Mani Sbagliate

Una società aveva disposto un bonifico di 1.200 euro in favore di una sua creditrice tramite il servizio di bonifico domiciliato offerto da un noto istituto di pagamento. Per l’incasso, erano necessari il nominativo, il codice fiscale e una specifica password comunicata dall’ordinante al beneficiario.

Tuttavia, a riscuotere la somma si presentava una persona diversa dalla reale creditrice, munita di un documento di identità presumibilmente falso ma con tutti i dati corretti, inclusa la password. Di conseguenza, la società si vedeva costretta a effettuare un secondo pagamento per saldare il proprio debito e citava in giudizio l’istituto di pagamento per ottenere il risarcimento del danno, sostenendo una sua negligenza nell’identificazione del percipiente.

Mentre il Giudice di Pace accoglieva la domanda, il Tribunale in appello ribaltava la decisione, escludendo la responsabilità dell’istituto. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la decisione del Tribunale d’appello e stabilendo che l’istituto di pagamento non era responsabile per l’erroneo pagamento. La Corte ha ritenuto che l’istituto avesse assolto al proprio obbligo di diligenza professionale, avendo verificato gli elementi richiesti per l’operazione (documento d’identità, codice fiscale e password).

Le Motivazioni: Analisi della Responsabilità nel Bonifico Domiciliato

La sentenza offre spunti fondamentali per comprendere la natura giuridica di questo strumento di pagamento e i criteri di valutazione della responsabilità.

Differenza tra Bonifico Domiciliato e Assegno

Uno dei punti chiave della difesa dell’ordinante era l’assimilazione del bonifico domiciliato all’assegno non trasferibile, per il quale vige una specifica norma sulla responsabilità (art. 43 Legge Assegni). La Cassazione ha nettamente respinto questa analogia. Il bonifico domiciliato è inquadrato nello schema della ‘delegazione di pagamento’, un rapporto di mandato in cui la banca agisce su incarico del cliente. La sua responsabilità, quindi, non deriva da leggi speciali sui titoli di credito, ma dalle regole generali sul contratto e sull’adempimento delle obbligazioni (artt. 1176 e 1218 c.c.).

Il Criterio della Diligenza Professionale

Il cuore della decisione risiede nella valutazione della diligenza. La Corte ha chiarito che, nell’eseguire il pagamento, l’istituto è tenuto a un livello di diligenza qualificata, ovvero quella dell’operatore professionale del settore. Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che la verifica della corrispondenza dei dati anagrafici sul documento, del codice fiscale e della password fornita dal percipiente costituisse un comportamento diligente.

La Corte ha inoltre specificato che non esiste una norma o una ‘best practice’ che imponga all’operatore di richiedere due documenti di identità o di conservarne una copia, a meno che non sia specificamente previsto dal contratto. La semplice annotazione degli estremi del documento sulla quietanza di pagamento è stata considerata prova sufficiente dell’avvenuta verifica.

L’Onere della Prova e la Valutazione del Giudice

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: spetta all’istituto di pagamento (il debitore dell’obbligazione di pagamento) dimostrare di aver adempiuto correttamente o che l’inadempimento non è a lui imputabile. Tuttavia, questa prova può essere fornita anche attraverso presunzioni. Il giudice di merito, valutando il fatto che gli estremi di un documento d’identità erano stati annotati, ha legittimamente presunto che un controllo fosse stato effettuato e che la falsità del documento non fosse riconoscibile a prima vista (prima facie). Questa valutazione dei fatti e delle prove è insindacabile in sede di Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Ordinanti e Istituti di Pagamento

La decisione della Corte di Cassazione n. 2113/2024 delinea chiaramente il perimetro delle responsabilità nel servizio di bonifico domiciliato. Per gli istituti di pagamento, emerge la conferma che un’attenta esecuzione delle procedure di identificazione previste dal contratto (verifica di documento, codici e password) è sufficiente per essere considerati diligenti, anche in caso di truffe ben congegnate. Per gli utenti del servizio, la sentenza sottolinea l’importanza di custodire con la massima cura i dati necessari per l’incasso, come la password, in quanto la loro conoscenza da parte di terzi, unita a un documento falso, può vanificare il pagamento.

Che cos’è un bonifico domiciliato e come si differenzia da un assegno?
È un sistema di pagamento che rientra nello schema della delegazione di pagamento, basato su un mandato contrattuale. A differenza dell’assegno, che è un titolo di credito, non è soggetto alla disciplina speciale della Legge Assegni, ma alle regole generali sull’adempimento contrattuale e sulla diligenza professionale (artt. 1176 e 1218 c.c.).

Quando l’istituto di pagamento è considerato diligente in caso di pagamento a persona sbagliata?
L’istituto è considerato diligente se ha proceduto all’identificazione del beneficiario nel rispetto delle condizioni contrattuali, verificando la concordanza dei dati anagrafici riportati sul documento di identità presentato con quelli forniti dall’ordinante, e controllando la correttezza del codice fiscale e della password necessaria per l’incasso.

L’istituto di pagamento è obbligato a chiedere due documenti di identità o a conservarne una copia?
No. Secondo la sentenza, in assenza di una specifica previsione contrattuale o normativa, non esiste una regola generale o una ‘best practice’ che imponga all’istituto di richiedere due documenti o di conservarne una copia. L’annotazione degli estremi del documento sulla quietanza di pagamento è stata ritenuta sufficiente a provare l’avvenuta verifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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